La comunità italiana autoctona rimasta in Istria, Carnaro e Dalmazia dopo l’esodo che coinvolse il 90% dell’italianità adriatica non rimase solamente per convinzione ideologica: a tanti fu negato l’esercizio del diritto d’opzione, altri erano troppo anziani per affrontare le incertezze della profuganza e qualcuno rimase appunto a fianco di questi parenti senza poi riuscire ad andarsene.
Il senso di “spaesamento” che istriani, fiumani e dalmati di tutte le etnie provarono di fronte alla sovversione politica, sociale ed istituzionale conseguente all’annessione alla Jugoslavia comunista di Tito fu una spinta all’esodo, mentre chi restò in loco affrontò l’ulteriore senso di straniamento derivante dall’arrivo di jugoslavi provenienti da altre regioni della Repubblica federale ed ai quali il regime assegnava le case di chi se ne era andato.
Di questi drammi Nelida Milani è stata una delle più attente osservatrici e l’editore Ronzani sta pubblicando una ristampa della sua preziosa opera narrativa. [LS]
Il Piccolo – 11/10/2021