Ricorre il 9 novembre l’anniversario della caduta del Muro di Berlino, simbolo della Guerra Fredda e della divisione non solo della Germania ma anche dell’Europa in due blocchi contrapposti. Sulle macerie del Muro è risorta la Germania unificata ed ha preso slancio il progetto comunitario che poteva finalmente rivolgersi agli Stati dell’Europa orientale. I tentativi riformisti di Gorbacëv non erano, infatti, bastati e l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche stava allentando il suo controllo sui Paesi satelliti, i cui regimi si avviavano all’esautoramento in maniera più o meno cruenta. Era il primo passo verso l’implosione dell’Urss stessa e la fine di quel sistema comunista che nelle sue varie forme e declinazioni aveva disseminato morte e terrore tanto quanto il nazismo, come una risoluzione del Parlamento Europeo ha inequivocabilmente stabilito.
Negli anni della contrapposizione tra blocchi, un muro separatorio tra due mondi divideva anche la città di Gorizia dalla sua periferia orientale, annessa alla Jugoslavia titoista in seguito al Trattato di Pace del 10 febbraio 1947. Il muro, meno imponente rispetto a quello berlinese ma dal forte valore simbolico, che attraversava il capoluogo isontino, è stato definitivamente abbattuto il primo maggio 2004, allorché la Slovenia è entrata a far parte dell’Unione Europea. L’imminente ingresso della Croazia nell’Area Schengen renderà anche il confine che attraversa l’Istria una mera formalità, restituendo così nella cornice europea unità e omogeneità alla Venezia Giulia in continuità con Fiume e la Dalmazia, come auspicato da autorevoli ed illustri rappresentanti dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia quali l’On. Paolo Barbi ed il Sen. Lucio Toth.
Confidando che la comune appartenenza comunitaria fornisca alla diplomazia italiana i margini di manovra necessari per risolvere le questioni ancora aperte di interesse del popolo della diaspora adriatica (con particolare riferimento all’identificazione dei luoghi di sepoltura di infoibati e deportati ed ai beni abbandonati nella Zona B del mai costituito Territorio Libero di Trieste), l’Anvgd ha seguito con interesse il primo evento dedicato a “GO!2025”. Al Teatro Verdi di Gorizia la cittadinanza è stata, infatti, coinvolta nelle prime fasi di avvicinamento al 2025, anno in cui Nova Gorica e Gorizia saranno assieme Capitale Europea della Cultura. Si tratterà di un’occasione per ribadire la fine delle contrapposizioni ideologiche e degli opposti nazionalismi che hanno martoriato quest’area di frontiera e di un’opportunità per far conoscere ad una platea europea quelle pagine di storia del confine orientale italiano che hanno avuto per epicentro Gorizia, dalle battaglie della Grande guerra all’accoglienza di migliaia di profughi giuliano-dalmati passando per le stragi titine delle foibe.
Lorenzo Salimbeni