Molto è stato detto e scritto, in questi ultimi anni, sull’esodo e le foibe; questi “buchi neri” in cui scomparvero migliaia d’italiani vittime della ferocia slavo-comunista, nelle terre dell’Adriatico orientale. Solo dopo la caduta del Muro il silenzio durato cinquant’anni è cessato. E quel mezzo secolo d’indifferenza rimane nella nostra anima e nelle ossa dei nostri morti. La Jugoslavia si è disfatta nelle lacrime e nel sangue. Ma troppo tardi per noi. Tito fu idolatrato – che si pensi a Pertini – dalle forze progressiste italiane. Nelle piazze per anni furono ammesse solo le bandiere rosse. La “presa di coscienza” degli italiani circa l’esodo e le foibe cozzerà sempre contro l’odio ideologico, quintessenza dell'”italianità” di gente adepta della fazione, della faida e degli odi civili. Tutti in Italia, governo in testa, continueranno a usare i nomi slavi per le nostre località di nascita, la cui toponomastica per secoli fu italiana. Su Cristicchi è stato già apposto il marchio “fascista” perché ha osato parlare – nobilmente – della nostra tragedia. Grazie al nuovo “palinsesto” l’Italia televisiva ha parlato di noi. Peccato che in Italia si parli “per parlare”. Perché l’Italia rimane la stessa.
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http://italians.corriere.it/2015/03/30/noi-italiani-dellest/