di PAOLA BOLIS
In tutte le chiese della diocesi di Trieste i fedeli pregheranno oggi per «la persona e il ministero» di Giampaolo Crepaldi, con il quale «la nostra Chiesa proseguirà il suo cammino, guidata da mano sicura e, con slancio rinnovato, saprà dare testimonianza chiara e coraggiosa della fede che apre alla vera speranza».
Così ha detto ieri il vescovo Eugenio Ravignani, annunciando la nomina del nuovo presule effettuata da Benedetto XVI a un anno e mezzo di distanza dalle dimissioni presentate per limiti di età, il 30 dicembre del 2007, da Ravignani stesso. Crepaldi farà il suo ingresso nella diocesi in una data che deve ancora essere decisa, ma con ogni probabilità l’insediamento non avverrà prima di settembre. Destinando Crepaldi alla guida della Chiesa triestina, Benedetto XVI gli ha conferito anche il titolo ad personam di arcivescovo: lo stesso che ad Antonio Santin fu dato nell’ultimo periodo del suo mandato. Fino all’arrivo di Crepaldi sarà Ravignani – sotto la responsabilità diretta del Vaticano – a guidare la diocesi: ieri stesso ha infatti assunto la carica di amministratore apostolico con gli stessi poteri detenuti sinora, confermando per questo periodo i quattro vicari che sin qui lo hanno affiancato.
Insomma – ha scherzato Ravignani in una sala della Curia affollata per l’occasione di laici e religiosi e pregna di parole, abbracci e strette di mano – «ho cambiato nome». Una battuta, la sua, per stemperare la densità di una giornata per lui «importante», come l’ha definita celando dietro il sorriso di sempre un’emozione certo forte. Il vescovo ha espresso a papa Ratzinger – destinatario in mattinata di un telegramma inviato assieme a un messaggio rivolto a Crepaldi – la «gioia» e la «vivissima gratitudine per avere voluto affidare la Chiesa triestina a un vescovo di elevata cultura e di vasta e profonda esperienza maturata nel delicato servizio prestato alla Chiesa italiana».
«All’arcivescovo Giampaolo» Ravignani ha detto il suo «fraterno affetto»: «Io ora mi ritirerò in silenzio, e in comunione con lui, nelle forme che egli riterrà opportune, servirò ancora questa Chiesa e questa città». Ravignani in realtà manterrà in futuro una serie di incarichi regionali e nazionali, a partire dalla responsabilità degli istituti teologici per la regione triveneta.
Sin qui l’ufficialità della comunicazione, cui si è affiancato ieri in Curia l’omaggio a due collaboratori di vecchia data di Ravignani: l’autista personale Bruno Favrin, insignito del Cavalierato dell’Ordine di San Silvestro, e la segretaria Maria Marchi, decorata con la Croce Pro Ecclesia et Pontifice.
Stamane intanto i fedeli nelle chiese troveranno un poster con la foto di Crepaldi sovrastata da un «Benvenuto». Un passo atteso a lungo anche perché da ultimo, sebbene il nome del successore di Ravignani fosse già stato individuato, restava da attendere – come ha confermato il presule – che il neo arcivescovo finisse di lavorare, in qualità di segretario del Pontificio consiglio della giustizia e della pace – all’enciclica papale in cui è stato impegnato fino a pochi giorni fa.
Oggi, dunque, il primo virtuale saluto dei fedeli all’arcivescovo. In Curia, intanto, la galleria che raccoglie i ritratti dei presuli che si sono succeduti nei secoli andrà ad arricchirsi di quello che raffigurerà Eugenio Ravignani.