Constatiamo che il Vicesindaco di Roma dr. Luigi Nieri (SEL) non perde mai occasione di mostrare la sua evidente coda di paglia. Perché delle due l’una: o lui è perfettamente tranquillo ed ha la coscienza a posto e dunque non vediamo per quale ragione ad ogni piè sospinto debba prendersela con chiunque critichi le sue posizioni, a nostro avviso evidentemente del tutto sbagliate ed infondate; oppure, si tratta di quel vizietto che larga parte della politica ha da sempre mostrato, cioè l’estensione della bugia come metodo programmatico di sparigliamento delle carte e depistaggio retorico.
Da parte nostra non abbiamo bisogno di corone di fiori del Vicesindaco di Roma, ma della verità come dimensione pubblica di una civiltà autenticamente libera, democratica e pluralista. Il che significa, per dirla ancora più chiaramente, che il Comune di Roma può tranquillamente risparmiare i soldi dei pubblici contribuenti – e quindi anche i nostri – per delle ipocrite corone di alloro in una cornice di pilatismo che ben poco ha a che vedere con la dignità che le Istituzioni dovrebbero avere nei confronti di eventi di questa natura e portata. Quindi cediamo volentieri i soldi delle corone per alimentare le esangui casse del Comune a favore di altre iniziative, come per esempio i 48 viaggi della Memoria – di cui noi da sempre riconosciamo l’opportunità e l’utilità – rimasti in calendario.
Precisiamo che il Vicesindaco è stato invitato alla deposizione delle corone, non in quanto ‘dr. Nieri’, ma nella sua veste di rappresentante delle Istituzioni, esattamente come facciamo per ogni ricorrenza del Giorno del Ricordo, da 10 anni a questa parte.
Richiamiamo sommessamente al Vicesindaco che fu un certo Luciano Violante, tra gli altri, a promuovere la promulgazione della legge sul Giorno del Ricordo. La tragedia delle foibe, peraltro, riguarda anche persone appartenenti alla sinistra, antifascisti compresi, tutti infoibati senza pietà dai comunisti jugoslavi e, a quanto pare, senza nessuna memoria da parte di certi esponenti della loro stessa fazione ideologica.
Non comprendiamo, nemmeno sul piano logico, come si possa sostenere che la questione delle Foibe, in quanto consumatasi a 1000 km da Roma, possa essere considerata estranea alla sensibilità e dunque alla memoria dei romani.
Si fa torto, in realtà, agli stessi romani – ai quali si accredita unilaterale sensibilità e tensione civili -, laddove, come lo stesso Vicesindaco richiama, nel corpo della città di Roma ha trovato, da settant’anni, spazio e vita un’importante comunità di esuli istriani, fiumani e dalmati tra le più di 100 sparse in Italia. Forse che Dachau – dove fu rinchiuso anche mio zio – è più vicino a Roma della foiba di Villa Surani?
Infine, sottolineiamo che, sul piano della sensibilità e della memoria, tutt’altro discorso debba essere fatto per la Regione Lazio, la quale si sta prodigando, anche creativamente, grazie al Presidente Zingaretti, affinché il Giorno del Ricordo diventi uno dei fattori di costruzione di una memoria pacificata, unitaria e condivisa della nostra Italia.
Antonio Ballarin
Presidente Nazionale Associazione Nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia
Lettera pubblicata su Avvenire il 25 gennaio 2014