A integrazione di quanto pubblicato su “Il Piccolo” di domenica 9 maggio u.s. nell’articolo “Un monumento dedicato a Norma Cossetto a Borgo San Mauro, l’opposizione contesta”, ci auguriamo che tali polemiche vengano meno, così come è successo ad esempio a Reggio Emilia, ove è finalmente giunto il via libera per un’intitolazione toponomastica a Norma Cossetto da parte di una giunta di centro-sinistra.
L’iniziativa che l’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia intende promuovere nel Comune di Duino-Aurisina, invece, riguarda solamente un piccolo monumento da collocare in un plesso scolastico, in considerazione del fatto che la laureanda Norma Cossetto già insegnava nelle scuole istriane quando fu uccisa. Tale scuola si trova, inoltre, nella borgata edificata per accogliere gli esuli istriani, i quali, a prescindere dalle proprie opinioni politiche, hanno già da prima del Giorno del Ricordo riconosciuto nel martirio della ventitreenne studentessa un simbolo della tragedia delle foibe e quindi il monumento rappresenterebbe un gesto di sensibilità nei confronti di questa componente della comunità cittadina.
Come la stragrande maggioranza degli italiani durante la dittatura fascista, Norma Cossetto era stata inquadrata nelle organizzazioni del regime, ma non le può essere imputato alcun atteggiamento fanatico o violento. L’apposita commissione, che predispone l’istruttoria per assegnare le onorificenze ai discendenti delle vittime delle foibe e delle deportazioni compiute dai partigiani comunisti di Tito, ha lavorato scrupolosamente prima che il Presidente della Repubblica ed ex partigiano Carlo Azeglio Ciampi le assegnasse la Medaglia d’oro al valore civile. D’altro canto già nell’immediato dopoguerra l’ateneo di Padova con il consenso del Prof. Concetto Marchesi, padre costituente e parlamentare comunista, attribuì la laurea honoris causa alla studentessa Cossetto, uccisa in maniera così crudele.
Il Presidente Mattarella e il Presidente Pahor che si tengono per mano davanti alla Foiba di Basovizza rappresentano per l’ANVGD il modello da seguire e lo spirito con cui intendiamo portare avanti quest’opera: nell’impossibilità di addivenire ad una memoria unica, dobbiamo riconoscere le sofferenze che le diverse comunità hanno patito prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale per colpa del nazismo e del comunismo, che il Parlamento Europeo ha egualmente condannato.
Renzo Codarin
Presidente Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Pubblicata nella rubrica “Segnalazioni” de “Il Piccolo di Trieste” di martedì 11/05/2021