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Nuovo orizzonte sulla storia del promontorio di Loron (Voce del popolo 24lug13)

Importanti novità sono emerse lunedì sera durante la conferenza “Ricerche archeologiche sul litorale di Parenzo, Torre e Umago”, tenutasi nella sede della Comunità degli Italiani di Torre, per quanto riguarda le ricerche di archeologia subacquea condotte negli ultimi vent’anni lungo la costa istriana. Presenti i protagonisti di questa interessante ricerca incominciata nei primi anni ‘90 del secolo scorso: Vladimir Kovačić (Museo del territorio parentino), Corinne Rousse (Università di Aix-Marseille), Yolande Marion (Insitut Ausonius – Bordeaux), Paola Maggi (Università di Trieste), Tiziana Cividini (Università di Padova), Elis Fovet (Università di Besaçon) e Francis Tassaux (Università di Bordeux). Il gruppo di professionisti è stato introdotto dalla presidente della CI di Torre, Roberta Stojnić, che si è augurata altri eventi futuri di questo tipo in Comunità.

Gli scavi subacquei continuano a rivelare l’esistenza del vivaio che molto probabilmente è il più esteso dell’Adriatico. Si è scoperto così che la peschiera, inserita nel complesso di Villa Mozaik, era dotata di corridoi ed ascensori di legno che servivano non solo ad allevare il pesce, ma anche a trasferirlo quando raggiungeva la lunghezza di dieci centimetri. Gli archeologi ipotizzano che gli ascensori servissero a portare in superficie il pesce “cresciuto” nell’allevamento per trasportarlo nel vicino vivaio di punta Kupanja (Cupalia), nella baia di Santa Marina, il terzo più grande vivaio antico del Mediterraneo.

Le ricerche hanno individuato il sistema produttivo utilizzato dagli antichi romani per allevare il pesce in quel tratto di costa. Si è venuto a scoprire così che anche il grande centro di produzione di ceramica sul promontorio di Loron (nel I secolo d.C. di proprietà di Sisenna, figlio del generale Statilius Taurus e buon amico dell’imperatore Augusto) avrebbe avuto funzioni connesse con gli allevamenti ittici.

L’altra grande novità è la scoperta di una tomba medievale che apre nuovi scenari. “È emerso che vi era un’ importante frequentazione dell’area in epoca medievale, cosa che fino ad ora nemmeno sospettavamo, perché non ci sono chiese o edifici di culto a cui normalmente siano collegati i sepolcreti – racconta Paola Maggi –. La scoperta di questa tomba è sicuramente databile all’epoca medievale, perché abbiamo trovato una moneta del periodo e questo fatto ci apre un nuovo orizzonte sulla storia di Loron che, a dire la verità, non ci aspettavamo di potere aprire. Speriamo che anche in futuro vengano alla luce fatti nuovi che ci illustrino meglio questa fase storica”. La Maggi ha rilevato l’importanza della serata alla CI, in quanto “la comunicazione è importantissima: il ruolo dell’archeologo punta a ricostruire la storia e soprattutto a comunicarla, in questo caso poter esporre al pubblico il nostro lavoro che permette di arricchire le conoscenze degli abitanti di questa comunità”.

Un importante passo avanti è stato fatto anche nello studio delle anfore. La produzione più importante, durata quattro secoli, è quella delle Dr 6B per l’esportazione dell’olio istriano, uno dei migliori nell’epoca romana, se non il migliore. Tre elementi fondamentali hanno permesso di stilare una tipocronologia: i bolli con il nome del proprietario sugli orli, la presenza delle anfore bollate nella città sul Magdalensberg (che esisteva fino al 50 d.C.) e la forma estetica che cambia spesso con il nuovo proprietario.

È stata isolata anche una produzione molto meno importante (Garum) che è simile alle Dr 6B, stessa forma ma più piccole, che vengono chiamate ‘anforette’ (forse erano destinate alle salse di pesce). Loron ha inoltre prodotto anfore per il vino, le Dr 24 e anfore a fondo piatto, Dr 28. L’analisi chimica ha permesso di scoprire che l’argilla di Sisenna (primo proprietario di Loron, ndr.) non ha niente da vedere con quella di Domiziano. L’analisi petrografica/mineralogica ne ha dato ulteriore conferma: l’argilla usata da Sisenna proviene dell’alterazione del calcare, mentre quella di Domiziano proviene da un deposito sedimentario (alluvioni marine o lacustre o legato a un fiume, origine che rimane ancora da precisare). Dunque, dagli studi presentati si è appreso che esistevano almeno due cave di argilla. Rimane aperta la domanda del perché di questo cambiamento della sostanza argillosa.

Come già detto, le ricerche in terra istriana sono state avviate nei primi anni ‘90 del secolo scorso con le indagini nel sito dell’antico oppidum istro-romano di Nesazio. Il sito di Loron, situato nel comune di Torre – Abrega, consiste in una grande proprietà litoranea, estesa sulla totalità del promontorio tra la baia di Santa Marina e quella di Porto Cervera (Červar Porat), sulla quale si estendeva un vastissimo insediamento residenziale produttivo, attivo tra il I e il V sec. d.C. L’area viene studiata dal 1994 nell’ambito di un programma internazionale sotto la direzione di Vladimir Kovačić, con partenariato francese rappresentato da Francis Tassaux (Université de Bordeaux 3 – Ausonius) e Corinne Rousse (Scuola francese di Roma – Aix Marseille Université – centre C. Jullian).

Nel 2012 è stato avviato un nuovo progetto di ricerca sotto la direzione di Vladimir Kovačić e Corinne Rousse. È incentrato sull’organizzazione del demanio nobilitare, in particolare sull’identificazione degli spazi residenziali concernenti il complesso artigianale e sulle trasformazioni del paesaggio litoraneo dall’antichità fino al presente, quest’ultimo in collaborazione con il progetto subacqueo sul vivaio di Busuja.

Marin Rogić
“la Voce del Popolo” 24 luglio 2013

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