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Obersnel a Fiume: D’Annunzio portò morte e distruzione (Voce del Popolo 25 nov)

FIUME – “Il periodo peggiore nella storia millenaria della città, su entrambe le sponde dell’Eneo”. È con queste parole che l’accademico Petar Strčić ha introdotto il convegno “Gabriele D’Annunzio e il protofascismo della Reggenza Italiana del Carnaro a Fiume”, promosso dall’Accademia delle Scienze e delle Arti (HAZU), in collaborazione con la Società storica di Fiume e le associazioni dei combattenti e degli antifascisti della città e della regione litoraneo-montana. L’incontro ha ripercorso sinteticamente gli aspetti salienti di questo travagliato periodo tra il 1919 e il 1920, in occasione del 90.esimo anniversario dell’Impresa dannunziana. Il simposio ha raccolto ieri mattina nell’aula consiliare del Palazzo municipale di Fiume una nutrita schiera di storici, studiosi, ricercatori, ex combattenti antifascisti, operatori culturali e studenti, ma anche di semplici curiosi.

In apertura, il sindaco Vojko Obersnel ha rilevato l’importanza del tema “per il futuro della nostra città. Attraverso il passato burrascoso di Fiume – ha detto Obersnel – sono sfilati prestigiosi e meritevoli personaggi, alcuni solo storicamente significativi. A questi ultimi appartiene Gabriele D’Annunzio, che si vuole presentare oggi come un poeta e scrittore le cui idee rivoluzionarie erano di ampie vedute. Tuttavia – ha puntualizzato il sindaco – si tende a scordare che il suo ingresso in città si è svolto in uno scenario di grandi distruzioni, che hanno causato diverse vittime. In questo modo – ha sottolineato Obersnel –, Fiume è stata la prima città in Europa ad aver subito un occupazione protofascista. Non riesco a capacitarmi del fatto che si dimentichino queste verità storiche e si parli di D’Annunzio come di un simpatico poeta che si è creato il proprio stato” ha concluso il primo cittadino di Fiume. Tra gli storici, il primo a prendere la parola è stato Petar Strčić, direttore dell’Archivio HAZU, che ha proposto il tema “Il primo fascismo e l’antifascismo nel mondo sull’esempio di G. D’Annunzio e la resistenza nelle zona limitrofe di Fiume”. Strčić ha dichiarato che D’Annunzio arrivò a Fiume per scopi puramente materiali e non, come contrariamente si crede, spinto da ideali nobili o politici. “Sarà anche stato un eccellente poeta e scrittore, all’avanguardia, però dietro a questa maschera di artista si celava un uomo crudele, insensibile e immorale. Prima dell’Impresa fiumana si trovava in gravi difficoltà economiche poiché le numerose amanti della nobiltà italiana gli avevano voltato le spalle. Nella nostra città vide una ‘miniera d’oro’ che gli avrebbe assicurato la stabilità finanziaria”. Strčić ha chiuso il suo intervento auspicando una migliore convivenza tra tutti i popoli a Fiume.

Mario Dagostin, dell’Associazione fiumana dei combattenti antifascisti, ha parlato de “Gli aspetti storici della costituzione politica di G. D’Annunzio e la sua azione fascista”, ritraendo il Comandante poeta come l’antecedente di Benito Mussolini, che dalle imprese militari ricavò la fama di eroe. Il combattente mitico, la guerra come eros e thanatos, le prime ferite, la perdita dell’occhio destro, i raid aerei e altre vicende sono stati l’argomento di “D’Annunzio combattente”, affrontato dal docente dell’Università di Fiume e Pola, Darko Dukovski. Lo scrittore e accademico Nedjeljko Fabrio ha analizzato “Gli aspetti culturali dell’impresa dannunziana”, Vjekoslava Jurdana si è occupata de “La città come donna. Fiume nel romanzo ‘Danuncijada’ di Viktor Car Emin”, Marko Medved ha esposto “Lo scandalo della benedizione del pugnale di D’Annunzio”, Ljubinka Toševa-Karpowicz ha esaminato “Le misure del governo italiano per l’espulsione di D’Annunzio da Fiume, dopo il trattato di Rapallo”, Rastko Schwalba si è soffermato sul tentativo della storiografia contemporanea di riabilitare “il fascismo dannunziano”, mentre Milan Radošević ha illustrato “L’esperimento fiumano di D’Annunzio sulle pagine dei periodici istriani” e Nina Spicijarić ha riletto la figura di D’Annunzio nell’ambito della più recente letteratura croata (2000 – 2009). Particolare, sia per l’approccio sia per il contenuto, il contributo del poeta e scrittore connazionale Giacomo Scotti, “D’Annunzio e Nazor”. La dissertazione di Scotti ha visto il profondo legame di stima e odio che legava Vladimir Nazor a Gabriele D’Annunzio. Fra i traduttori di D’Annunzio poeta, il più fecondo e assiduo fu proprio Nazor, che del Vate tradusse moltissimo, infaticabilmente e ne fu sinceramente ammiratore e critico. Quello di Scotti è stato l’unico intervento in lingua italiana di un convegno che non ha ritenuto opportuno aprirsi storiograficamente ad altre interpretazioni, in primis di chi in Italia si è occupato dell’argomento. Alla faccia della comprensione tra i popoli.

Gianfranco Miksa

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