Sarà un «alza la vela» di un’antica brazzera dalmata che aprirà oggi alle 16 in piazza Unità il 56.o raduno dei dalmati, evento che torna a Trieste dopo 16 anni. Il sindaco Roberto Dipiazza, che ieri in Municipio ha salutato la delegazione e specialmente il presidente del raduno, Renzo de’ Vidovich, darà il vento al drappo della tipica antica barca.
«C’è qui con noi – ha spiegato de’ Vidovich – anche il conte Sergio Viscovich, erede del comandante in capo della flotta veneta che quando Venezia si arrese ai francesi, nel ’700, affrontò la flotta nemica affondando il vascello ”Liberateur d’Italie”, portando poi il gonfalone di Venezia in tutte le città istriane e dalmate, e che è sepolto a Perasto sulle Bocche di Cattaro».
Questa la storia, ma la cronaca racconta tutte le avventure dell’organizzazione di un simile complesso evento: «Quante difficoltà – sospira de’ Vidovich -, oltre agli australiani che ci hanno rimproverato per non avere una base d’elicottero (una pretesa eccessiva) ci sono enormi difficoltà di collegamento, tanti dalla Dalmazia mi chiedevano se c’è un collegamento via nave con Trieste, e non c’è, se c’è un aereo, e non c’è, loro poi sono gente particolare, mai si metterebbero tutti assieme su un pullman… ».
Dunque arriveranno sparsi, in macchina. «E devo dire, io che non le ho proprio sempre e tanto in simpatia – ammette de’ Vidovich – che Slovenia e Croazia hanno fatto strade e autostrade magnifiche, non solo numerose ma anche buone, fino a Spalato e oltre. Purtroppo non possono arrivare anche a Ragusa, perché in mezzo c’è un pezzo di Bosnia-Erzegovina che non dà il permesso, è il resto di una terra-cuscinetto ottomana… ».
Difficile, dice il presidente del raduno, «anche avere sconti negli alberghi, dappertutto ci fanno anche il 50%, qui appena il 10%, per fortuna la sala del Molo IV per la cena mio cugino me l’ha concessa gratuitamente, mio cugino cioè Claudio Boniciolli, il presidente del Porto». De’ Vidovich ringrazia anche Dipiazza, «ci ha risolto in fretta molti problemi».
«Abbiamo fatto per gli esuli molte cose – ha ricordato il sindaco -, la città è stata e sarà all’altezza anche di questo avvenimento, che certo ricorda una disperazione, ma i fatti ormai per tutti sono già consegnati alla dimensione della storia». (g.z.)