Lo scorso 10 febbraio sono stati ufficialmente ricordati avvenimenti che, volutamente, nei testi scolastici e dalla memoria degli italiani erano stati rimossi. Di quelle tragiche vicende la demodoxalogia ha avuto un testimone diretto: Marcello Cervo, capitano della Croce Rossa di Gorizia, che di notte andava con altri italiani a disseppellire dalle foibe i cadaveri per dar loro degna sepoltura. Marcello Cervo fu un tecnico di radiologia che seguì a Roma il corso di specializzazione in demodoxalogia e che partecipò a successive riunioni e a qualche convegno della Società italiana per il progresso delle scienze (Sips).
Le foibe sono la conseguenza della "politica rinunciataria di De Gasperi delle terre giuliane e di tutto l'Adriatico" (Atto d'accusa del deputato di fiume Andrea Ossoinack, Centro studi adriatici, Roma, 1960, pag. 72). Una politica che vide l'esodo di oltre trecentocinquantamila istriani dalla loro terra ceduta all'allora Jugoslavia del dittatore comunista Josip Broz Tito: il "maresciallo" fece sterminare e gettare nelle foibe più di cinquemila istriani che preferirono non lasciare i luoghi del loro vissuto dichiarandosi italiani.
Nel libro di Ossoinack ci sono oltre cento pagine di argomentazioni tese a dimostrare la millenaria italianità adriatica e il tradimento di coloro che "hanno venduto agli slavi Fiume, Pola, l'Istria, Zara e la Dalmazia, negando ai cittadini ivi nati il plebiscito (autodecisione dei popoli) offerto da Wilson nel 1918" (citazione in copertina). Ha inoltre ben 135 pagine di documentazione fotografica con annesse spiegazioni a sostegno di quanto esposto. L'atto d'accusa testimonia soprattutto l'azione svolta dal deputato istriano a sostegno della tesi dell'italianità. Mentre a proposito delle foibe riporto un passo tratto da pagina 114:
"Ora confrontate quello che è stato commesso contro i nostri concittadini per cui decine di migliaia di persone sono state gettate vive, le mani legate col filo di ferro spinato, nelle profonde foibe istriane, non era forse un massacro ancora più inumano? [NdR: si riferisce al massacro dei patrioti ungheresi precedentemente richiamato nel libro] E allora perché il governo italiano non ha, nelle molte conferenze di questi anni, solennemente protestato? Perché non ha informato il mondo, e nemmeno l'Italia stessa, di queste infamie del barbaro comunismo slavo, ma ha cercato addirittura di coprirle, con un silenzio estremamente delittuoso?"
Anche Vittorio Emanuele Orlando, che nel dopoguerra ricoprì cariche istituzionali, criticò apertamente Alcide De Gasperi nella seduta del Senato del 3 maggio 1950, come riportato sul Corriere della Sera (pagina 204 del libro citato).
Accuse pesanti ignorate o nascoste per decenni. La giornata del ricordo non ha fatto completa giustizia dei martiri istriani anche perché le istituzioni (governo e partiti) non hanno fatto ammenda dei loro errori, preferendo sorvolare su un tratto di storia erroneamente associato al fascismo. Tra le altre argomentazioni a sostegno dell'italianità delle terre istriane il libro riporta i dati statistici raccolti da Luigi Maria Torcoletti , il quale dopo lunghi anni di pazienti ricerche giunse alla conclusione che nel cimitero di Fiume:
"Su 2853 epigrafi dunque 2304 italiane e appena 206 croate! Poiché la matematica non è un'opinione, queste cifre dicono abbastanza! Ci dicono anzi chiaramente quanto sia falsa l'asserzione degli jugoslavi che l'italianità di Fiume data da ieri, e dimostrano invece il contrario, cioè che gli elementi slavi immigrati negli ultimi anni a Fiume dalla Croazia, dal litorale. dalle isole limitrofe e dalla Dalmazia andavano prendendo sempre maggiore piede nella nostra città".