A Udine si è tenuta un’originale conferenza il 4 giugno 2021, alle ore 19, di Bruno Bonetti sul tema “I Cattalinich di Spalato e il rogo della sinagoga” e di Giuseppe Capoluongo su “San Girolamo patrono dalmata”. L’evento, svoltosi presso l’Oratorio del Cristo, in via Montebello 3 nel rispetto delle norme anti-pandemia, rientra nei programmi dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine.
L’oriunda istriana Rosalba Meneghini, delegato pastorale della parrocchia del Cristo e componente del Comitato Esecutivo dell’ANVGD di Udine, ha aperto la serata organizzata dalla Confraternita del Santissimo Crocifisso, dal Comitato Provinciale di Udine dell’ANVGD con la collaborazione del Club UNESCO di Udine e della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Dopo i saluti di rito, ha avuto la parola don Maurizio Michelutti, parroco del Cristo, che ha parlato con piacere agli intervenuti dell’incontro con aspetti religiosi e di storia della Dalmazia.
È intervenuta in seguito Bruna Zuccolin, presidente dell’ANVGD di Udine. “Abbiamo voluto fare questo incontro – ha detto la Zuccolin – per ricordare il nostro mai dimenticato Presidente ingegnere Silvio Cattalini, nato a Zara, che è stato il primo a parlare di dialogo, di pace tra le due sponde del Mare Adriatico sin dagli anni ’70, inoltre abbiamo il piacere e l’onore di avere qui con noi questa sera per un cordiale saluto Daniela Cattalini, sua figlia, con una nipote di Silvio”. A quel punto anche Daniela Cattalini ha portato il saluto della famiglia all’originale serata. “Ringrazio l’ANVGD per questo evento – ha detto Daniela Cattalini – e ricordo il ruolo di mio padre per decenni qui a Udine riguardo alla memoria degli esuli giuliano dalmati”.
Il saluto ufficiale di Pietro Fontanini, sindaco di Udine e del Consiglio comunale, è stato portato dalla professoressa Elisabetta Marioni, presidente della Commissione Cultura ed Istruzione. “Silvio Cattalini era una persona straordinaria – ha detto la Marioni – perché ha fatto tanti interventi senza rancore per il Giorno del Ricordo nelle scuole superiori della provincia, come all’Istituto commerciale e alberghiero Stringher, dove insegnavo io e mi viene in mente che gli allievi ricordavano il filmato, le sue parole e quelle di altri testimoni che raccontavano con pacatezza dell’esodo giuliano dalmata”.
Hanno portato il loro saluto ufficiale poi la professoressa Renata Capria D’Aronco, presidente del Club UNESCO di Udine, complimentandosi con l’ANVGD per la lezione sulla Dalmazia “che rientra nelle finalità dell’UNESCO, trattando di cultura della pace e dello sviluppo della conoscenza”. Il professore Alberto Travain, presidente del Fogolâr Civic-Academie dal Friûl, “da friulano dell’antica stirpe di Aquileia, legata storicamente alla Dalmazia, ha voluto rendere omaggio all’ANVGD, perché si occupa di diffondere una parte di storia che è solo da condividere”. La professoressa Laura Zanelli, presidente dell’Associazione Giulietta & Romeo di Udine, ha ringraziato la Zuccolin, per le varie attività organizzate dicendo di “essere presente per capire e imparare una parte di storia poco nota”.
Allora ha avuto la parola Bruno Bonetti, oriundo della Dalmazia e vicepresidente dell’ANVGD di Udine, su “I Cattalinich di Spalato e il rogo della sinagoga”. Il relatore ha spiegato che a Zara i Cattalini avevano la casa e lo squero vicino alla casa dei suoi avi Bonetti negli anni ’30, perciò è spiegato il suo interesse e la ricerca genealogica. “Nel 1928 il cognome di Antonio Cattalinich, figlio di Simeone, olimpionico di canottaggio, viene italianizzato in Cattalini – ha detto Bonetti – ho trovato che erano originari di Traù, dove sono attestati dal 1651, ma ci sono alcuni cognomi uguali nelle Marche, che potrebbero derivare da un’ava Caterina”. Un altro ramo dei Cattalinich, di sentimenti croati, da Traù si spostò a Spalato, cambiando mestiere, dedicandosi prima al settore calzaturiero, poi a quello alimentare. “Dalla cantieristica passano al commercio di vini – ha aggiunto Bonetti – affermandosi nel mercato francese, dove le viti erano state colpite dalla fillossera, tanto che due rampolli del casato, Vincenzo e Pietro, nell’Ottocento si impegnano in politica, diventando sindaci di Spalato”. Insomma i Cattalinich a Spalato diventano una famiglia celebre, tanto che tra di loro ci sono anche i consoli del Belgio, di Svezia e di Grecia. La famiglia possiede una collina, due palazzi, una villa costruita dall’architetto Emilio Vecchietti e lo storico Palazzo Papalis nel centro cittadino, oggi sede del museo. “Addirittura i politici Cattalinich – ha spiegato il relatore – sono fautori della battaglia per l’affermazione della lingua croata sull’italiano, o veneziano, usato a Spalato da oltre 400 anni”. Scoppiano così delle tensioni tra etnie in città, che si acutizzano nel Novecento. Nel 1941, dopo l’invasione nazi-fascista della Jugoslavia, Spalato diviene una provincia italiana del Regno dei Savoia. Il relatore ha riferito che sua cugina Antonella Katalinić ricordava le violenze dei maestri venuti dall’Italia nei confronti di quegli scolari che pronunciavano una parola in croato, fatto che provocò l’odio contro tutti gli italiani.
E veniamo al rogo del luogo di culto ebraico. È dalla fine del Quattrocento che a Spalato si afferma una comunità sefardita, col beneplacito del doge, contribuendo all’espansione economica della città nei secoli seguenti. Nell’Ottocento, dopo una breve parentesi napoleonica, Spalato passa sotto il dominio degli Asburgo, che snazionalizzano la componente italiana a favore di quella croata, in forte contrasto tra di loro. Dal 1920 Spalato fa parte del Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, spingendo con le buone o con le cattive gran parte degli Italiani della città a riparare a Zara, Trieste o in Puglia. Con l’accrescersi delle persecuzioni naziste in Europa un certo numero di Ebrei la raggiunse sperando di poter trovare lì un sicuro rifugio o addirittura la possibilità di emigrare in Erez Israel o nelle Americhe. La città continuò a godere di una relativa tranquillità ma soprattutto prese ad esser il punto di arrivo degli Ebrei che sfuggivano alle persecuzioni naziste nell’Europa centrale e nella Croazia governata dagli ustascia. Ovviamente essi, per aiuto e solidarietà, si rivolgevano alla comunità israelitica cittadina, di un centinaio di membri.
Il 12 giugno 1942 è niente meno che il vice federale Giovanni Savo, nativo di Spalato, alla guida del saccheggio della sinagoga, addirittura camuffandosi, per spregio, con i paramenti del rabbino. Vengono bruciati i rotoli sacri. Sono attaccati gli ebrei e saccheggiate sessanta abitazioni ebraiche. È il primo fatto avvenuto in Italia o in un territorio soggetto all’Italia da almeno centocinquant’anni. La devastazione della terza sinagoga più antica d’Europa ha visto la partecipazione non solo dei militi fascisti, di origine toscana e pure spalatini, ma anche di carabinieri italiani, secondo Luciano Morpurgo, esponente della comunità ebraica che parlò con i testimoni oculari. Gli scalmanati devastano l’interno del Tempio, compreso il piccolo museo della Comunità. Gettano dalle finestre libri di valore inestimabile, le argenterie, i mantelli rituali e le pregiate stoffe, che vengono raccolte dalle prostitute amanti delle camicie nere e da balordi di piccolo cabotaggio partecipanti al pogrom.
Lo stesso Savo, sempre secondo Morpurgo, alla sera si reca nelle carceri di Via Salona per bastonare gli arrestati. Fin qui il racconto di Bonetti, secondo fonti bene informate. Si accenna, infine, al fatto che Luciano Morpurgo (Spalato 1886 – Roma 1971) è uno dei tanti ebrei italiani imbevuto di ideali risorgimentali. Egli è stato un fotografo italiano tra i più importanti del ‘900, editore di cartoline, libri oltre che scrittore di buona penna, superstite della Shoah.
Ricostruita nel dopoguerra, la piccola sinagoga di Spalato, oggi è situata in centro in una stretta via poco visibile. L’indirizzo è Židovski Prolaz, n. 1 (Passaggio ebraico, 1). Vi si accede arrampicandosi su per una ripida scaletta, tra due case medievali.
La seconda relazione è stata tenuta da Giuseppe Capoluongo, Priore della Confraternita del SS.mo Crocifisso e socio ANVGD, sul tema “San Girolamo patrono dalmata”. Oltre all’interessante biografia del Santo ci sono state altre notizie esclusive. San Girolamo era nato a Stridone, nell’odierna Croazia, nel 347 e morì a Betlemme il 30 settembre 419. È stato un notevole biblista, traduttore, teologo e monaco cristiano romano. Padre e Dottore della Chiesa, tradusse in latino parte dell’Antico Testamento greco. Ci sono giunti, integri o frammentari, Giobbe, Salmi, Proverbi, Ecclesiaste e Cantico, dalla versione dei Settanta e, successivamente, l’intera Scrittura ebraica.
Capoluongo ha menzionato il passaggio di alcuni apostoli in Dalmazia ma, soprattutto, ha dato notizia della fondazione delle Confraternite del Ss.mo Crocifisso in Istria e Dalmazia, legate a quella cinquecentesca di Udine, che è più antica di quella di Roma. Così si è saputo che una simile Confraternita sorge a Capodistria nel 1610, cui fanno seguito le Confraternite di Sebenico (1627), Pirano (1633), Nona, vicino a Zara (1704) e Spalato (1705).
Ha poi preso la parola, tra gli astanti, l’ingegnere Sergio Satti, decano dell’ANVGD di Udine, per ribadire l’importanza della politica di dialogo coi rimasti, coi croati e con gli sloveni voluta da Silvio Cattalini, presidente dell’ANVGD a Udine dal 1972 al 2017, anno della sua scomparsa.
Tra il pubblico erano presenti vari soci dell’ANVGD di Udine, come Barbara Rossi, di Sebenico, segretaria dell’ANVGD di Udine, Eda Flego, esule da Pinguente, Giorgio Gorlato, esule da Dignano d’Istria, Marco Rensi, con avi di Montona, Livio Sessa, con avi dalmati e parenti di Dignano e Pola, oltre a Annamaria Fasano Rossi, Luigi Fasano e la pittrice Alessandra Candriella. Tra i vari soci dell’UNESCO si sono notati Iole Deana e la professoressa Renata Marcuzzi. C’erano, infine, alcuni insegnanti di storia, come Federico Snaidero, docente all’Isis “C. Deganutti” e Luigi Tessitori, del Liceo artistico “G. Sello” di Udine.
Riferimenti bibliografici – Fermo restando che quanto riportato nella conferenza è frutto delle ricerche dei relatori, si vuole qui accennare a certe fonti nel web per gli eventuali lettori interessati.
- Carlo Cetteo Cipriani, Il salvataggio degli Ebrei in spalato 1941-43. Gli ebrei di Spalato e Vittorio Morpurgo, «Società Dalmata di Storia Patria», Pagina web creata il 26/01/2014, ultima modifica 27/03/2019.
- Suzana Glavaš, “Luciano Morpurgo spalatino: Quando ero fanciullo”, «Baština», 35, Split, 2009, pp. 335-354, anche nel web.
- Fabrizio Gregorutti, Adriatico (vita e morte della Regia Questura di Spalato), on line dal 31 ottobre 2017.
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Testo di Elio Varutti. Networking e ricerche a cura di Tulia Hannah Tiervo, Sebastiano Pio Zucchiatti e E. Varutti. Lettori: Bruno Bonetti, Giuseppe Capoluongo, Rosalba Meneghini e Bruna Zuccolin. Copertina: Parla Giuseppe Capoluongo, vicino a Bruna Zuccolin, Rosalba Meneghini e Bruno Bonetti. Fotografie di Elio Varutti e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in Via Aquileia, 29 – I piano, c/o ACLI – 33100 Udine – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin.
Fonte: Varutti e Esuli giuliani, Udine. Storie di Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli e dintorni – 06/06/2021