di PIETRO COMELLI
TRIESTE – Boris Pahor, scrittore triestino fiero appartenente alla minoranza slovena, sfugge da sempre alle etichette. Non ha paura di dire ciò che pensa anche se non è politicamente corretto. E così, davanti all´elezione a sindaco di Pirano dell´"Obama istriano", il ghanese Peter Bossman, l´autore di Necropoli va giù pesante: «Se Pirano ha scelto un sindaco nero, uno straniero, questo è sintomo di poca coscienza nazionale e un brutto segno per il Paese». Ma come, proprio Pahor si lascia andare a dichiarazioni in odore di razzismo? Eppure durante la guerra è stato internato nei campi di concentramento nazisti e poi emarginato anche dalla Jugoslavia di Tito per aver raccontato in un libro il massacro delle milizie slovene anticomuniste. Perseguitato a destra e sinistra, insomma, e dimenticato prima della recente "riabilitazione", alla soglia del secolo di età.
Quel sindaco "negro" della cittadina istriana di Pirano è secondo Pahor un segno di cedimento. «Guardate l´Italia che vuole nuovamente italianizzare l´Istria – osserva – E ce la farà, perché gli sloveni hanno poca coscienza nazionale. Lo si vede a Pirano, dove hanno il sindaco nero». Invitato a spiegare cosa non va nel sindaco di colore, Pahor va avanti nel suo ragionamento. «Abbiamo dato tanto per quel pezzo di terra e ora c´è il sindaco nero. Dio mio, dove c´è coscienza nazionale, qui?». Ma respinge come «illazioni tendenziose» le accuse di razzismo. Bossman, eletto con una lista di centrosinistra, non batte ciglio, dichiarando di non capire le affermazioni di Pahor e ripetendo di sentirsi sloveno nell´anima e per scelta. Una questione di appartenenza, nella querelle sbattuta in faccia all´autore di Necropoli fra gli altri da Aurelio Juri, ex sindaco di Capodistria. «A Pahor andrebbero spiegate alcune cose. Bossman, seppure nato nel Ghana, non è uno straniero ma un cittadino e un contribuente sloveno, mentre l´Istria non può essere "italianizzata" perché è anche italiana».
(courtesy MLH)
