Sgomento. È quello che ho provato oggi a leggere le dichiarazioni dell’assessore all’istruzione e alle pari opportunità di Gradisca, Francesca Colombi, che ha giustificato il no all’intitolazione di uno spazio pubblico a Norma Cossetto perché era fascista. E che è stata uccisa per questo e non perché italiana in quanto, negli stessi giorni migliaia di italiani e istriani non sarebbero stati toccati.
È terribile che una donna, con la delega all’istruzione e alle pari opportunità possa far passare il messaggio che ci siano torture e stupri di serie A e di serie B ma, cosa ancora più grave, che abbia negato, di fatto, quanto avvenuto su questi territori e in Istria, a guerra finita, affermando che le truppe di Tito avrebbero massacrato la gente non perché italiana ma perché fascista. Il fatto che il padre fosse un fascista giustifica lo stupro ed omicidio subiti?!? Perciò oggi sarebbe giustificato uccidere i figli degli infoibatori?
Questa cultura del giustificazionismo non mi appartiene e sino a che anche i groppuscoli di sinistra non se ne libereranno continueremo a giustificare le violenze che vanno condannate. Vanno condannate quelle perpetrate dai fascisti. Vanno condannate quelle dei titini! Nel caso di Gradisca, non ci si può limitare a dire che si tratta di affermazioni vergognose, perché siamo oltre. Non è bastato il riconoscimento del parlamento e l’istituzione della Giornata del ricordo dopo decenni di colpevole silenzio sugli orrori perpetrati dalla sinistra su queste terre a far diventare patrimonio comune questa verità.
Voglio solo ricordare la motivazione con cui a Norma Cossetto venne conferita nel 2005 la Medaglia d’Oro al Merito Civile dal Presidente della Repubblica: “Giovane studentesse istriana, catturata e imprigionata dai partigiani slavi, veniva lungamente seviziata e violentata dai suoi carcerieri e poi barbaramente gettata in una foiba. Luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio”.
La sinistra comunista, oggi come ieri, continua a non riconoscere i propri errori ma ad addossare ad altri le proprie responsabilità. Sarebbe stato sufficiente che l’assessore dicesse dedichiamo a tutte le donne vittime della guerra ma ha voluto puntualizzare che non tutte le donne sono uguali. Come quelli che giustificano la violenza dicendo se l’è cercata.
Scusa, cara Norma, per essere stata ancora violentata e torturata. E questa volta da una donna. Come te.
Rodolfo Ziberna
Sindaco di Gorizia, ex dirigente Anvgd
On. Germano Pettarin (Coraggio Italia):
Vergogna a Gradisca, ennesimo episodio giustificazionista. Assessore si dimetta
Al consiglio comunale di Gradisca d’Isonzo si è consumato l’ennesimo vergognoso episodio da parte di chi non si arrende nel voler giustificare le foibe e l’eccidio contro il popolo italiano, operato dai barbari titini.
Un’altra brutta pagina di storia e di cronaca. Inaccettabile quando arriva dalla voce delle associazioni di parte, che tentano malamente di difendere il loro senso di esistere, ma ancora più inaccettabile e grave quando arriva dalla voce delle istituzioni. Sono state richieste le dimissioni di sindaci e assessori per molto meno.
Fonte: AgenParl – 23/03/2022
Palermo intitolerà una strada a Norma Cossetto, martire delle Foibe
L’amministrazione comunale di Palermo, accogliendo una mozione presentata dal consigliere comunale Igor Gelarda, ha deciso di intitolare una strada a Norma Cossetto, studentessa universitaria istriana violentata e barbaramente uccisa nelle Foibe dai Partigiani comunisti di Tito.
Lo ha messo nero su bianco il sindaco di Palermo Leoluca Orlando con una determinazione sindacale, la numero 32, del 16 marzo. ” Sono felice che l’amministrazione comunale abbia dato seguito alla mia richiesta, che è poi quella di tanti italiani , decidendo di intitolare quella che attualmente è via Os6 (in zona Guadagna) a Norma Cossetto- dichiara Igor Gelarda. In questo modo restituiamo giustizia non solo a Norma, ma a tutti quegli italiani che furono trucidati durante il terribile genocidio delle Foibe. Uomini, donne e bambini massacrati solo perché italiani. Resta sempre la grande macchia che il mandante di queste stragi, il generale assassino Tito, risulta ancora insignito del titolo di cavaliere di Gran Croce della Repubblica Italiana. Condivido la gioia di questa intitolazione con gli esuli e con i loro discendenti. Il mio pensiero va anche a tutte le altre popolazioni vittime di genocidi: dagli ebrei, agli armeni, dai Tutsi agli Ucraini, dai Cambogiani ai nativi d’America. Di cui non bisogna mai tacere la memoria .” conclude Gelarda.
Fonte: L’Ora – 18/03/2022