ANVGD_cover-post-no-img

Pansa e la storia riletta (Il Piccolo 05 ott)

LETTERE

È arrivato finalmente Pansa, il riscrittore della storia! Eccolo quindi, col suo professore «testimone di dieci anni» a chiarirci il significato della feroce «pulizia etnica» attuata dai «titini» nei 40 giorni (tesi tanto cara ai nostri Spadaro e Menia…). All'epoca io avevo 9 anni: posso fare da testimone anch'io? Anch'io, come il professore, ho vividi nella memoria quei «famigerati» 40 giorni. Il mio padre «provvisorio» (si conoscevano da prima del matrimonio, mentre il «vero», marittimo, aveva disertato a New York nel '40 e per tutta la guerra mamma non ne seppe nulla) era un colonnello della Milizia. «Infoibato», secondo l'elenco compilato da Luigi Papo. In realtà sparito. Di certo venne arrestato a casa dei miei nonni dove si nascondeva in un armadio a muro. Precedentemente mio zio si nascondeva nello stesso, ma per motivi opposti, essendo considerato – dopo l'8 settembre – disertore. Par condicio, quindi. Il mio padre «provvisorio» forse lo sapeva, ma, forse per amore di mia mamma, finse di non saperlo. Purtroppo per lui qualcuno fece la soffiata alla Guardia del Popolo che andava per le osterie a cercare di scoprire dov'erano nascosti i «fascisti». Una baba, nemica di famiglia, fece la soffiata. E così venne arrestato dai «titini», che altri non erano che quattro operai dei Cantieri con al braccio una fascia rossa, peraltro triestinissimi.

Questa è la mia debole testimonianza. Contro i miei nonni non ci fu alcuna ritorsione. Questo era vero terrore, secondo Pansa (ma lui dov'era all'epoca?). Riguardo i «titini» devo testimoniare chi erano per averne conosciuti più d'uno. Uno era il mio collega Zuccheri, fatto prigioniero in Sicilia dagli Alleati, messo in un campo di prigionia in Algeria dove si potè arruolare nell'Esercito di Liberazione della Iugoslavia. Spedito a Zara con un carro armato combattè con Tito a Belgrado, Zagabria e… Trieste! Era in uno di quei carri che spararono sul Tribunale dove si erano asserragliati i tedeschi. Terribili titini…

Un'altro zio, gradese, con la Garibaldi Natisone, nella quale entrò dopo l'8 settembre – era in licenza per ferite proveniente dalla Cirenaica, per sfuggire al terribile rastrellamento scatenato da Globocnik nel dicembre '44, raggiunse la zona controllata dai partigiani sloveni dell'OF. Erano 5000, in gran parte friulani, meridionali e triestini. Pertecipò alla battaglia per la liberazione di Lubiana. Giunse a Trieste verso la fine di maggio, giusto per sentire l'accoglienza calorosa di una bomba «patriottica» che uccise diversi suoi compagni che dormivano nel Porto vecchio. Non ho ancora letto questo capolavoro di Pansa, ma son sicuro che queste cose non le dice…

Fabiano Mosca

0 Condivisioni

Scopri i nostri Podcast

Scopri le storie dei grandi campioni Giuliano Dalmati e le relazioni politico-culturali tra l’Italia e gli Stati rivieraschi dell’Adriatico attraverso i nostri podcast.