di GIUSEPPE PARLATO
La notizia che l'Alta corte di Zagabria ha riconosciuto la fondatezza delle richieste di restituzione dei beni immobili nazionalizzati nel 1945 ha un notevole valore sia dal punto di vista giuridico, sia da quello politico e morale. Le nazionalizzazioni dei beni abbandonati dagli italiani che fuggirono, tra il 1944 e il 1954, dai territori italiani passati difatto alla Jugoslavia diTito, dal punto di vista giuridico furono totalmente arbitrarie. Infatti, il trattato di pace (febbraio 1947) aveva tolto all'Italia Fiume, Zara e la maggior parte dell'Istria, lasciando in predicato ancora le famose zone Ae B, la prima sotto l'amministrazione alleata (Trieste) e la seconda sotto l'amministrazione jugoslava (Capodistria e la parte settentrionale dell'Istria). La soluzione diplomatica per quelle zone fu raggiunta con il Memorandum d'intesa nel 1954, quando fu assegnata all'Italia definitivamente la zona A. Dal punto di vista strettamente giuridico, la situazione potè considerarsi definitiva soltanto con il Trattato di Osimo, nel novembre 1975.
Per cui, gli espropri dei beni abbandonati dagli italiani avvenuti prima del 1947 (per quanto riguarda la gran parte degli ex territori italiani) e prima del 1954 (per quanto riguarda la ex "zona B") sono da ritenersi illegittimi, perché da un punto di vista giuridico nulla autorizzava quelle zone ad essere considerate ufficialmente Jugoslavia. Bene ha fatto quindi l'Alta Corte croata a intervenire su tale questione. Tardivamente, di sicuro sono passati ormai 65 anni ma dal punto divista giuridico questo è senza dubbio un passo avanti molto significativo. Segno che qualcosa sta lentamente cambiando anche nei rapporti geopolitici tra Italia e Croazia. Tuttavia, rispetto ai 350 mila esuli italiani da quelle zone, la questione delle restituzioni riguarda soltanto poco più di mille domande, in genere una per gruppo familiare. Un numero che pare esiguo ma non lo è. Molti esuli non avevano beni di proprietà, a dispetto di chi disse che erano andati via solo i proprietari. Altri hanno scelto di stabilirsi all'estero e sono meno interessati alle restituzioni e agli indennizzi. Altri hanno accettato gli indennizzi offerti dallo Stato italiano, a parzialissimo risarcimento di quello che avevano perduto.
Al di là dei numeri, l'elemento significativo è che, tra le richieste di restituzione, vi sono palazzi d'epoca prestigiosi che testimoniano della presenza commerciale ed economica della borghesia italiana tra Otto e Novecento: il barocco palazzo Milesi a Spalato, ovvero l'albergo Park, sempre a Spalato, o ancora la distilleria dei Luxardo a Zara, la più antica industria zaratina, produttrice del celeberrimo maraschino, rivendicata con tutte le piantagioni e le attrezzature.
Una decisione, quella dell'Alta Corte croata, che mostra come Zagabria voglia presentarsi all'Europa come uno Stato rispettoso delle regole fondamentali del diritto internazionale e che spiazza di fatto la Slovenia, la quale ha sempre fatto orecchie da mercante sulla questione degli indennizzi e delle restituzioni.
Il primo passo è buono ed è anche un successo della nostra diplomazia: Frattini ha sempre posto grande attenzione all'intera vicenda e la porrà ancora per seguire la fase applicativa della risoluzione, affinché non vengano frapposti ostacoli burocratici o politici.
Se tutto andrà in porto bene, sarà compiuto un altro passo significativo per la collaborazione fra Italia e Croazia in vista di una. convivenza pacifica e costruttiva in Europa, senza però cancellare una storia dolorosa, ormai neppure troppo recente.