PARMA Come un fiume carsico che scorre sottoterra e ogni tanto riaffiora in superficie, quando meno te l’aspetti, a cadenza più o meno regolare, rispunta la polemica legata alla storia recente e al passato che non passa. Se negli ultimi mesi, con una coda velenosa ancora pochi giorni fa, lo scontro aveva visto su sponde opposte i giovani estremisti di destra di Casa-Pound e il Comitato antifascista del Montanara che vorrebbe cacciarli dal quartiere, adesso rispunta la questione di via Tito. A disseppellirla dal cassetto mai del tutto chiuso della memoria contemporanea è, questa volta, la federazione locale della Fiamma Tricolore. Un partito, ancora una volta, dalla nettissima connotazione politico ideologica, che getta benzina sul fuoco di una lotta che aveva infiammato gli animi lo scorso inverno.
La Fiamma la prende alla larga, e spiega che «l’ultimo numero di “Difesa Adriatica”, periodico mensile dell’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, sottolinea con soddisfazione che, dopo la decisione dell’amministrazione di Cornaredo (Milano) di cambiare la denominazione della strada “intitolata al mandante degli eccidi delle foibe”, il numero dei comuni italiani in cui sussiste ancora via Tito si è ridotto a dieci». E uno di questi, manco a dirlo, è proprio quello di Parma. «Tenuto presente – continua la nota della Fiamma – che i Comuni italiani sono più di 8mila, non è certo lusinghiero per Parma essere nella ristretta cerchia di quelli che condividono la poco invidiabile caratteristica di continuare a ricordare nella propria toponomastica un personaggio come Josip Broz,detto Tito».
Da qui all’implicita e rinnovata richiesta di cambiare denominazione, il passo è molto breve. Ci avevano già provato, il 10 febbraio scorso (giornata del Ricordo,dedicata alle vittime delle foibe), i giovani di CasaPound, che con un blitz notturno in tipico stile “futurista”avevano appeso uno striscione con cui chiedevano di togliere il nome di Tito dalla toponomastica ducale. Magari sostituendolo proprio con un’intitolazione ai martiri giuliani del secondo conflitto mondiale. Silenzio tombale dall’amministrazione ma, in Compenso, risposta fragorosissima da parte di Rifondazione comunista e dei tanti movimenti e comitati che si riconoscono nell’antifascismo militante. Una manifestazione, questa volta di giorno, con tanto di bandiere rosse, striscioni e gigantografie del maresciallo Tito, in questo caso ricordato come fulgido esempio di combattente per la libertà e non come dittatore sanguinario.
Adesso, la nuova uscita della Fiamma Tricolore rischia di attizzare (nomen omen) una volta di più le scintille dello scontro politico. A meno che, di fronte alla decisione di cambiare nome, i residenti di via Tito non replichino come già avevano fatto sei mesi fa. Quando, in pieno stile post ideologico, avevano chiesto di essere comunque dispensati dalle spese per modificare le diciture di documenti e utenze. (s. a.)