I fatti della foiba Golobivnica saranno al centro di una conferenza promossa dall’Unione degli istriani, oggi alle 16.30 alla Stazione Marittima, in cui saranno mostrate le immagini e il video di quanto accaduto oltreconfine. Un episodio condannato, salvo qualche eccezione, dal mondo politico e culturale. «Non possiamo che esprimere indignazione, come cittadini europei, per i fatti di questi giorni che hanno coinvolto in Slovenia – scrive Renzo Codarin, presidente della Federazione degli esuli – una comitiva di esuli accolti con rabbia ed insulti da una folla di jugonostalgici».
Secondo il presidente della Federazione degli esuli «la legge è molto chiara, anche in Slovenia, sull’ostacolo a manifestazioni legalmente autorizzate e sugli altri diritti umiliati in quella sede» e quindi «confidiamo che le autorità agiscano di conseguenza, salvo il fatto che un esposto su quanto accaduto verrà inviato alla Commissione europea».
Esprime solidarietà all’Unione degli istriani e agli esuli Carlo fatuzzo, segretario nazionale dei Pensionati, che evidenzia come «ad oltre 60 anni dalla fine della guerra c’è ancora qualcuno in Slovenia che si sente erede dei principi che hanno ispirato gli infoibatori».
Nel rilevare come le autorità di polizia slovene «nulla hanno fatto per evitare il confronto diretto fra i due gruppi ed, anzi, hanno provveduto a far sospendere per motivi di ordine pubblico la manifestazione autorizzata in favore di quella non autorizzata» il consigliere regionale Piero Tononi (Pdl) chiede in un’interrogazione al governatore Tondo di condannare tale episodio. Una richiesta alla giunta regionale perché solleciti il governo sloveno a dissociarsi ufficialmente dall’episodio viene avanzata in un’interrogazione da alcuni consiglieri regionali del Pdl, fra i quali il triestino Piero Camber, mentre per l’assessore Alessia Rosolen «quello che è accaduto dimostra ancora una volta che la strada della riconciliazione debba passare più che mai da un’attenta riflessione da parte di Slovenia e Croazia».
Il gruppo consiliare di An in Provincia, che ha presentato una mozione e un’interrogazione a palazzo Galatti, nel chiedere una «necessaria vigilanza democratica anticomunista» sottolinea le dichiarazioni rilasciate dall’esponente della Slovenska skupnost Peter Mocnik («Male informato, il presidente Napolitano premia ogni anno nella Giornata del ricordo figli e nipoti di criminali di guerra»). Parole stigmatizzate anche dal direttore dell’Irci, Piero Delbello, per l’«offensa arrecata ai morti e alle commissioni che organizzano questo tipo di commemorazioni».
Ma sul Giorno del ricordo e sui fatti di Globivnica non mancano i distinguo, come quello del comitato provinciale dell’Associazione nazionale partigiani italiani. «La Giornata del ricordo si è rivelata in questi anni un doloroso evento del ricordo a senso unico – si legge in una nota dell’Anpi – con la cancellazione di una parte della memoria storica, come se la storia avesse avuto inizio nel 1945. Si dimentica che l’Italia era fascista, si dimenticano la persecuzione etnica contro gli sloveni del Litorale, la politica contro gli antifascisti italiani e sloveni e i crimini di guerra italiani». Una «strategia di provocazioni» che, secondo l’Anpi, si incastra in un disegno di «delegittimare la Lotta di liberazione e la Resistenza, che hanno ridato all’Italia dignità e credibilità di fronte al mondo. Inoltre, avvelena le coscienze dei cittadini e, in modo particolare quelle dei giovani che si portano alla foiba di Basovizza. Crediamo sia necessario dire basta ad iniziative che possono creare provocazioni».