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Partigiano ma gay. E i titini nel ’44 lo fucilarono (Il Piccolo 12 giu)

«Smrt fašizmu» era il motto dell’esercito di liberazione jugoslavo guidato dal maresciallo Tito nella Seconda guerra mondiale. Morte al fascismo sì, ma anche agli omosessuali visto che il capitano partigiano Josip Mardešic, all’epoca ventiseienne, originario di Lissa, è stato condannato a morte e fucilato il 4 marzo del 1944 proprio per la sua comprovata omosessualità. La corte che ha giudicato il capitano gay era formata dal commissario politico Rade Zigic, dal vicecomandante Bogdan Orešcanin e dal maggiore Gjuro Matic. L’accusa parlava chiaro: l’imputato teneva atteggiamenti omosessuali nei confronti di una sentinella della propria sezione, approfittava del proprio grado costringendo il proprio sottoposto a comportamenti sessuali non ortodossi, approfittando altresì dell’innocenza giovanile della vittima.

 

«È stata una decisione drastica, ma a quel tempo necessaria», ha commentato Josip Manolic, al tempo segretario organizzativo del Partito comunista locale. «All’epoca combattevamo contro qualsiasi forma di deviazione, sia essa stata politica, sessuale o morale». «Ho conosciuto personalmente i tre giudici che hanno decretato la condanna a morte del capitano, avevano una visione un po’ primitiva del mondo, uomini del popolo che hanno fatto ciò che da loro si aspettava». Il commissario politico Rade Zigic e presidente della Corte marziale che ha condannato Mardešic nel dopoguerra diventò ministro dell’Industria della Repubblica popolare di Croazia.

 

Ma, a seguito dello strappo con il Cominform sovietico da parte di Tito, fu condannato a una lunga pena detentiva e trasferito a Goli Otok dove si impiccò nella sua cella nel 1954. Decisamente più fortunato il destino di Bogdan Orešcanin il quale dopo la guerra intraprese una brillante carriera diplomatica. Fu ambasciatore della Jugoslavia nel Vietnam del Nord e poi in Cambogia dove tenne i contatti con i Khmer rossi. La sua destinazione più prestigiosa fu però quella dell’ambasciata jugoslava a Londra. Morì a Belgrado nel 1978 e venne sepolto nel cimitero della città dedicato ai cittadini illustri della capitale.

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