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Pescatori croati bloccano 9 porti contro italiani (Il Piccolo 22 gen)

di ANDREA MARSANICH

FIUME Esasperati, divisi tra loro, schiumanti rabbia, critici nei riguardi del governo di Zagabria e con una tremenda paura addosso per quella che reputano la prossima, inevitabile invasione dei pescatori italiani nelle acque croate. I pescatori professionisti di Istria, Quarnero e Dalmazia, o parte di essi, daranno vita oggi ad una pacifica manifestazione di protesta in nove città costiere della Croazia, per sensibilizzare opinione pubblica, governo e partiti sulla situazione in cui versa la categoria, definita insostenibile e destinata in breve tempo a portare al collasso l’attività di centinaia di uomini che vivono delle risorse del mare Adriatico.

I pescatori hanno dichiarato la loro contrarietà alla marea di norme, entrate in vigore alla fine dell’anno scorso e che li costringe a compilare montagne di documenti, da presentare mensilmente alle competenti autorità statali. Ritengono che diverse disposizioni sono effettivamente in armonia alle leggi vigenti nell’Unione europea, mentre altre finirebbero per appesantire o complicare la loro attività. Tra esse l’obbligo di sapere il nome latino o scientifico dei pesci, molluschi e crostacei messi a pagliolo, nomi che vengono elencati nei diari di pesca, da consegnare agli organismi statali. Il nome scientifico, spiegano dalla capitale, è stato citato per abbinarlo a quello ufficiale croato, evitando così le numerose denominazioni dialettali esistenti lungo la costa e che possono generare soltanto confusione.

I pescatori chiederanno oggi al governo l’attivazione della Zona ittico–ecologica in Adriatico anche per i pescatori dei Paesi comunitari, regime attualmente congelato da Zagabria per non avere problemi con Roma e Lubiana (leggi Bruxelles).

Nelle settimane scorse si è sparsa la voce tra i pescatori “pro” che dopo il 2012, con l’ingresso del Paese nell’Europa unita, i colleghi italiani occuperanno in poco tempo le acque territoriali croate, facendo man bassa grazie a imbarcazioni e attrezzi ben ben più potenti.

La risposta arriva da Tonci Bozanic, sottosegretario al ministero di Agricoltura e Pesca: «Ho sentito che gli italiani potranno calare le reti fino a tre miglia dalle nostre coste. Nulla di più falso. Posso rassicurare i nostri pescatori che da Bruxelles non arriverà nessuna legge del genere. Il documento comunitario sulla pesca viene promulgato ogni dieci anni e garantisce ai Paesi dell’Unione europea la piena sovranità sulle proprie acque. Non esiste la minima possibilità che i pescherecci di un Paese straniero giungano nelle acque territoriali di un altro Stato. Sarà così anche con gli italiani».

A penalizzare il comparto è anche il costo della nafta blu, il gasolio agevolato per pescatori e agricoltori, che costa 4 kune e 99 lipe (67 centesimi di euro) al litro. Secondo i pescatori, le spese per il carburante incidono nella misura del 60 per cento sulle entrate lorde dei pescatori. Giorni orsono il ministro di Agricoltura e Pesca, Petar Cobankovic, ha promesso ai pescatori che sarà tagliato l’importo Iva (23 per cento) dal gasolio blu.

A tutti questi problemi si aggiunge un’annata 2010 parecchio negativa, con pescati inferiori rispetto al 2009.

«Siamo di fronte ad un ciclo sfavorevole – ha rilevato Bozanic – e poi non possiamo dimenticarci che negli ultimi otto anni il pescato nazionale è raddoppiato. Esaurito il ciclo negativo, avremo nuovamente bottini soddisfacenti».

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