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Petar Škarpa e un’infinita «esercitazione alla vita» (Voce del Popolo 27ago13)

Con rassegnato disappunto ho ascoltato giovedì 22 agosto a Radio Fiume un intervento di Petar Škarpa, direttore dell’Ente per il turismo di Fiume, quando ha cercato maldestramente di rispondere alle domande di un’ascoltatrice che – con palese tono di stizza – chiedeva lumi sul “perché la regata velica in città si chiama Fiumanka e non Riječanka”. Inoltre, voleva sapere dal direttore come spiega l’uso e abuso di espressioni che traggono spunto dal nome italiano della nostra città, coniando vari slogan in circolazione come Forza Fiume, Fiume bella… E si interrogava, infine, sul possibile recondito significato dell’espressione si torna a casa e l’utilizzo smodato che se n’è fatto alla vigilia e nei giorni dell’entrata della Croazia, e ovviamente di Fiume, nell’Unione Europea, esprimendo il timore che potrebbe trattarsi di un ritorno al recente passato, quello di venti, ma che dico, di sessanta anni addietro!

Voglio credere e sperare che si sia trattato di un’ascoltatrice completamente digiuna di storia del patrio suolo, unica attenuante possibile a questo personale rabbioso sfogo. Ogni cittadino ha, peraltro, pieno diritto a manifestare le proprie opinioni, ci mancherebbe. Quello che mi ha sconcertato, piuttosto, è stato il malcelato e inspiegabile imbarazzo di Petar Škarpa di fronte a queste domande semplici semplici, che esigevano risposte altrettanto chiare e non negoziabili. Invece dalle sue repliche ne esce che Fiumanka è il nome imposto alla regata dagli organizzatori, privati cittadini, che ne hanno fatto un brand e noi non possiamo farci nulla…(!?). Come non possiamo far niente di fronte ai nomi più o meno bizzarri che compaiono sulle insegne di esercizio di negozi, bar, ristoranti, imprese…

E all’incalzare dell’ascoltatrice, ma questi nomi si potrebbero cambiare, ci ha messo del proprio anche la conduttrice di Radio Fiume/Radio Rijeka, aggiungendo che era una questione da considerare…

Siamo al cospetto di un ennesimo tentativo di rimozione e di cancellazione culturale del passato di Fiume e di quella che è la nostra complessità identitaria. Un’identità che, pur tra mille ostacoli, riemerge e viene accolta dalle nuove generazioni di fiumani e riječani come segno distintivo, se non sempre con amore, perlomeno con curiosità e interesse. Come lo conferma il grande murale dedicato ai fratelli Romolo e Remo Venucci, di valore estetico e illustrativo, realizzato nel rione di Belvedere da Edi Gustin, laureato all’Accademia di arti applicate di Fiume, su iniziativa di Vedrana Spadoni Štefanić del gruppo Facebook “Enciclopedia fiumana Fluminensia”, e inaugurato, ironia del caso, quello stesso giovedì, quasi a voler fare da contraltare.

È una questione di feeling, proprio quel feeling che Škarpa invece non ha saputo esprimere in questa particolare circostanza. Neanche un tentativo, da parte sua, di illuminare l’ignara ascoltatrice sul fatto che Fiume è uno dei nomi storici della nostra città, le cui origini si perdono nella notte dei tempi. Una città che deve la sua unicità alle varie impronte lasciate dalla storia, di cui quella italiana (e quindi fiumana) non può essere l’ultima per ordine di importanza e come tale non può venir ignorata, omessa, dimenticata.

E la memoria è fondamentale per trasmettere la Storia, quella con la esse maiuscola, che non può e non deve essere travisata in quanto consequenzialità di fatti, persone e avvenimenti realmente accaduti. Storia è la continuità di un’evoluzione, di cui noi dovremmo essere responsabili discepoli, eredi e continuatori. Non possiamo farlo se la maggioranza ha di sé stessa un’immagine a tutto tondo e percepisce la propria identità in modo così forte da disdegnare e a volte contestare le specificità e i valori di quelle entità sociali, linguistiche e culturali storicamente presenti in città, e oggi ridotte a minoranza non certo per colpe proprie. Se il turismo è, oltre che importante voce di bilancio, anche arricchimento personale, conoscenza e scoperta, nonché apertura , confronto, libertà, era lecito attendersi da Petar Škarpa, che da dieci anni dirige l’Ente per il turismo della nostra città, uno sbocco intellettuale e una sensibilità culturale con le quali opporsi al pericolo di atteggiamenti stigmatizzanti ne

i confronti della fiumanità, intesa non come nostalgico ritorno al passato ma come espressione di attaccamento alla città, alla sua storia e alle sue tradizioni.

La lingua, elemento essenziale per l’identità di un popolo, oggi più che mai è anche potente mezzo di comunicazione e costituisce uno dei fattori di maggiore impatto nel turismo.

Ebbene, a Fiume proprio i testi in italiano delle informazioni destinate ai visitatori, sono inspiegabilmente i più lacunosi, spesso risultano poco chiari o incomprensibili e decisamente sgrammaticati, al punto da suscitare ilarità tra i fruitori italiani o italofoni. Dal ricco corredo di amenità, ricordiamo Cos’è lo servizio? La bicicletta a Fiume è il primo trasporto pubblico in bicicletta a Fiume, tratte dal display informativo (?) per chi volesse beneficiare del noleggio gratuito di bici per una passeggiata sul Molo Longo, e l’inedito sdoppiamento della personalità attribuito all’imperatore Francesco Giuseppe, che in una vetrinetta informativa del centro diventa Franz e Josephine (!?).

Tanto più grave il fatto, tanto più grave la vergogna per una città dove l’italiano è di casa (da sempre), come il direttore dell’Ente per il turismo dovrebbe ben sapere, e dove per trovare persone qualificate per i servizi di traduzione e/o revisione c’è soltanto l’imbarazzo della scelta, tra scuole elementari (quattro), Scuola Media Superiore, Corso universitario di italianistica, Casa Editrice EDIT con la sua sfilza di pubblicazioni, una Compagnia teatrale, una Redazione italiana presso la stessa stazione Radio che lo ha ospitato in studio, un Consolato Generale d’Italia…

Fiumanità ridotta a un marchio depositato? Vogliamo scherzare? Il dott. Škarpa ha sprecato una grande occasione, quella di usare un media potente come la radio per parlare di argomenti, con toni e stime adeguate ai tempi e ai luoghi, che meritano un trattamento più attento e scrupoloso. Oppure crede che la nostra comunità, ridotta a colonia alloglotta e allogena, debba continuare la sua infinita esercitazione alla vita?

Bruno Bontempo
“la Voce del Popolo” 27 agosto 2013

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