Da ”Straulino signore del mare” pubblichiamo il testo firmato dal giornalista e scrittore Piero Ottone, per gentile concessione di Comunicarte edizioni.
di PIERO OTTONE
Proviamo a definire Tino Straulino? Si può scegliere tra tante definizioni, perché Straulino ha rivelato, nella sua lunga vita, tante qualità diverse. Grande timoniere – o, come si suole dire adesso, grande skipper – abile nel prevedere le condizioni di mare e di vento, con doti magiche quando era al timone, sapeva essere duro ed esigente, non solo in regata ma anche in crociera. Sulla terraferma, tuttavia, si ammansiva, era capace di cortesia squisita. Semplice e alla mano con la gente semplice e alla mano, aveva senso dell’umorismo, sottile ironia. Era allo stesso tempo fiero e modesto, sbrigativo e (un po’ più di rado) paziente. Ma se dovessi riassumere tutte le qualità del personaggio, molteplici e contraddittorie come erano, in un’unica definizione, non esiterei a dire che è stato soprattutto un uomo di mare.
Veniva da una di quelle isole, Lussino, dove si vive sul mare come in nessun’altra parte d’Italia (anche se quella, tecnicamente, Italia non è più). Straulino sul mare è cresciuto, e di mare odorava.
Da ragazzo andava a scuola, non a piedi, non in bicicletta, ma in barca: piace immaginare il ragazzo che con un salto saliva a bordo, posava il fagotto dei libri e dava un’occhiata in giro per controllare le condizioni del tempo, più importanti di Cicerone. Il suo premio, quando si diplomò, fu di andare per mare. Suo padre, uomo di mare anche lui, gli diede una barca e gli disse: «Ora, per due anni, fa quel che ti pare». Non se lo fece dire due volte: e per un anno diventò un hippy del mare, comparendo a casa solo quando aveva problemi di approvvigionamento. Così cominciava la sua vita di uomo di mare: e così è continuata, attraverso tante avventure e tante circostanze diverse, fino a quando, ormai vecchio, aveva un unico desiderio, quello di tornare sul mare. Hanno un grande pathos le fotografie, scattate nel 2003, che lo ritraggono in quell’ultima uscita sull’Italia, il glorioso 8 m S.I. sul quale aveva gareggiato da giovane, nel 1936, intento a riguardare, serio e pensieroso, quel golfo di Napoli che sapeva di vedere per l’ultima volta.
Tutti ricordano come cominciò la carriera agonistica: entrato in Accademia, imbarcato quasi per caso come prodiere per una regata senza importanza, fu messo al timone perché si era ferito a una mano, e non era in grado di maneggiare drizze e scotte. Arrivò tra i primi. Ma a lui piaceva raccontare altri episodi. Lo divertiva il ricordo di quel giorno in cui, ormai avanti nella carriera in Marina, uscì da solo, credo su una Star, per fare qualche bordo davanti all’Accademia di Livorno. C’era allora (ci sarà tuttora) una darsena nella quale era vietato entrare a vela, ma figuriamoci se Tino Straulino poteva mai ammainare le vele un istante prima del necessario. A vela entrò, dunque: sciolse la drizza all’ultimo momento, rimase sepolto sotto la randa. C’era un piantone in banchina, con il compito, fra gli altri, di sorvegliare che il divieto fosse osservato. Arrabbiato come era giusto, il piantone gridò: «Chi è quel coglione che entra a vela?». Dal mucchio della randa spuntò una testa, venne la risposta maliziosa: «Straulino!».
Fece molta strada, da quando, guardiamarina di ventidue anni, fu al timone dell’Italia, nelle acque tedesche per la Coppa Hindenburg: fece regate e crociere, comandò la Vespucci (che, comandata da lui, diventava maneggevole). Sicuro di sé, sempre. Impareggiabile come comandante e come timoniere. Sapeva stupire anche i compagni di bordo esperti di mare come Beppe Croce, che fece con lui la traversata da San Diego alle Hawaii. Un giorno, raccontava Croce, prima di andare a riposare sotto coperta Straulino avvertì chi restava di guardia: «Adesso verranno due groppi ma non sono pericolosi. State attenti al terzo». Poi, quando ormeggiarono a Honolulu, Straulino vietò a un giovane guardiamarina di scendere a terra, per punizione, perché aveva dato volta in modo sbagliato. Sapeva essere severo, l’ho detto: anche Beppe Croce era ammutolito.
Straulino fu tante cose: soprattutto fu un uomo di mare. Molti hanno detto che avrebbe meritato, nell’ultimo periodo della vita, maggiori attenzioni, e ben altri onori, dal paese che così nobilmente ha onorato. Ma per farlo contento sarebbe bastato poco: poter riavere la sua casa in riva al mare sull’isola di Lussino.