Era nato nel 1720 a Mojano di Mestre Giovanni Battista Piranesi, uno dei massimi, se non il più sublime, degli incìsori italiani di ogni tempo. Vent’anni dopo, nei primi anni Quaranta, partì per Roma come disegnatore al seguito del nuovo ambasciatore della Repubblica di Venezia, Francesco Venier, e qui iniziò ad incidere piccole vedute per gli editori romani. Degli anni 1745-1778 sono le sue famose Vedute di Roma, del 1750 e ’51 circa le incisioni Camere Sepolcrali degli antichi Romani le quali esistono dentro e fuori di Roma. Del biennio 1760-’61 sono invece le notissime Carceri d’invenzione, che gli avrebbero aperto le porte della prestigiosa Accademia di San Luca, la più esclusiva del suo tempo.
Se da almeno tre secoli prima del suo le antichità romane avevano catturato l’attenzione e lo studio degli artisti italiani e non, avviando la rinascenza dell’arte, l’intera e notevole mole delle sue opere si colloca in una fase storica vide la nascita della ricerca archeologica e della passione antiquaria, nutrita soprattutto dagli inglesi.
Un suo zio, Matteo Lucchesi, era ingegnere aggiunto ai Savi ed esecutori alle acque, responsabile della manutenzione della Laguna veneziana. Come ingegnere aggiunto – si legge nella scheda dedicatagli nel volume 66 del 2007 dell’Enciclopedia Italiana, «eseguì anche un rilevamento della valle e del bosco di Montona, in Istria, di proprietà della famiglia Diedo» ed per breve tempo «ebbe come allievo il nipote Giambattista Piranesi». Viene facile pensare che le splendide incisioni piranesiane di Pola possano essere scaturite, se non nell’immediatezza, almeno dal ricordo di una sua visita in Istria al seguito dello zio, anteriore al 1743 quando il giovane artista si sarebbe allontanato dal natio Veneto per raggiungere Roma.
E dunque, ecco conservati nel Metropolitan Museum of Art di News York alcune acqueforti raffiguranti templi romani di Pola: l’Arco di Pola in Istria vicino alla Porta, del 1750 circa, l’Anfiteatro di Pola in Istria vicino al mare, il Rovescio del Tempio di Pola di Istria. 1. Rovescio di un Altro Tempio e il Tempio di Pola in Istria, tutti del 1748 circa. Queste meravigliose incisioni sono visibili sul sito del Metropolitan (http://www.metmuseum.org/search-results?ft=Pola&x=0&y=0) mentre altre ancora, custodite dalla stessa istituzione americana, non sono pubblicate ma soltanto citate.
Anche in queste stupende stampe si rinviene la straordinaria potenza della visione piranesiana, che descrive per prima l’archeologia con uno sguardo scientifico e non soltanto estetico, o meglio combinando le due modalità di osservazione per giungere ad esiti di straordinaria e irripetibile bellezza.
Ma le memorie d’arte di Pola non si limitano all’arte del Piranesi. Il Metropolitan conserva anche la medaglia di Altobello Averoldo da Brescia, vescovo di Pola (1497-1532), opera di Maffeo Olivieri (1484-1543/44): un tornito medaglione conservato nelle sale dedicate all’arte decorativa italiana del XVI secolo (http://www.metmuseum.org/Collections/search-the-collections/200638).
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G. B. Piranesi, Arco di Pola in Istria vicino alla Porta, 1750 circa, (foto www.metmuseum.org)