L’inferno dell’Isola Calva, Goli Otok, il lager nordadriatico che portò all’eliminazione di numerosi oppositori di Tito, fu una cosa necessaria. Lo ha detto lo storico sloveno Jože Pirjevec, alla tribuna pubblica intitolata “Josip Broz Tito e la sua eredità”, appuntamento tenutosi alla Filodrammatica a Fiume e promosso dalla società che porta il nome del defunto padre – padrone della Jugoslavia, nell’ambito della promozione della monografia “Fiume e la sua regione ai tempi di Tito”.
Pirjevec, che ha aggiunto subito di non essere un apologeta del Maresciallo scomparso nel 1980, ha voluto precisare quanto sostenuto davanti ad un folto pubblico: «Tito era un bolscevico e per anni anche uno stalinista. Aveva capito che per eliminare lo stalinismo nell’allora Federativa doveva usare i suoi stessi metodi. È per tale motivo che nacque il campo dell’isola Calva, dove gli “informbirovzi” dovevano essere isolati. Erano la quinta colonna che alla fine degli anni 40 avrebbe potuto spazzare via la Jugoslavia. Poi va rilevato che i metodi punitivi contro di loro erano bestiali e non necessari, con le responsabilità che vanno addossate a Tito».
Soffermandosi su quello che veniva definito «il più grande figlio dei popoli e delle nazionalità della Jugoslavia», Pirjevec ha affermato che sloveni e croati uscirono vittoriosi dal Secondo conflitto mondiale, la qual cosa permise a questi due popoli di avere confini ben definiti. «Senza Tito – così lo storico sloveno – i confini avrebbero assunto altri aspetti. Inoltre il Maresciallo, oltre ad essersi opposto coraggiosamente a Stalin, eliminò l’allora comunità patriarcale, creando i presupposti per una società più moderna e per un socialismo preso ad esempio nei Paesi scandinavi.
Alcune idee di questo socialismo dal volto umano sono tuttora presenti in Svezia». Pirjevec non ha rivolto solo parole di encomio all’indirizzo del Maresciallo, rilevando che il suo errore più grande fu commesso nel 1971 e 1972, quando decise di eliminare politici che si adoperavano per il miglioramento dell’economia e della democrazia nel Paese, i vari Miko Tripalo, Savka Dabcevic Kucar, Latinka Perovic: «Non ci fosse stato il loro brusco allontanamento dal potere, la Jugoslavia avrebbe potuto trasformarsi in una confederazione moderna e non saremmo mai arrivati al 1991 e a quelle tragiche guerre».
Andrea Marsanich
“Il Piccolo” 4 aprile 2013
Sulle macerie del lager di Goli Otok ancora leggibile il nome di Tito