Lo scrittore ha presentato il suo ultimo libro: «A Basovizza ci sono soltanto 150 soldati tedeschi e un civile»
«Foibe, Napolitano sbaglia»
Pirjevec: ha accettato come valida la verità espressa dalla destra italiana
«Il presidente Napolitano non ha reso un servizio al suo paese accettando come valida la verità sulle foibe, elaborata in maniera artificiale dalla destra italiana fin dagli anni Cinquanta». Anche il presidente della Repubblica è finito nel mirino di Joze Pirjevec (nella foto in basso), che ieri, in Provincia, ha presentato il suo ultimo libro “Foibe. Una storia d’Italia”. Un appuntamento atteso, specie dopo il duro attacco del presidente dell’Anvgd, Rodolfo Ziberna.
Nel corso della presentazione del libro, svoltasi nella sala del consiglio provinciale e organizzata dalla locale sezione dell’Anpi, Pirjevec non ha mancato di lanciare stoccate alla classe politica italiana: «Un problema di portata prettamente locale è stato trasformato in un trauma nazionale – ha detto lo storico –. L’emblema di questo è l’istituzione del Giorno del ricordo, una sorta di giornata franca in cui si autorizzano migliaia di giovani a disprezzare gli slavi, dipinti come barbari: ricorda un po’ le ore d’odio di orwelliana memoria. Napolitano, che pure stimo, non ha saputo smarcarsi da tutto questo».
Netta anche la presa di posizione sulla foiba di Basovizza: «Si parla di diecimila infoibati, ma si tratta di dati non suffragati da argomenti oggettivi: con dovizia di particolari si narra di donne e bambini gettati nella cavità carsica, quando in realtà gli archivi certificano che soltanto 150 corpi sono stati ritrovati nella voragine – ha dichiarato Pirjevec –. Si tratta per la maggior parte di soldati tedeschi, con soltanto un civile. Dal 1949 il sito è stato peraltro utilizzato come discarica di liquami, addirittura gli alleati ci gettarono residui di materiale. Resta da capire – ha analizzato – perché le autorità italiane neghino nuove ricerche a Basovizza e Opicina, volte ad accertare l’eventuale presenza di resti umani».
Il docente di storia contemporanea all’Università del Litorale di Capodistria ha poi spiegato il perché della pubblicazione del nuovo volume, che segue “Le guerre jugoslave, 1991-1999”: «Il libro nasce come forma di protesta per la faciloneria con cui la tematica delle foibe è stata trattata in Italia. Ogni giornalista poteva scrivere quello che voleva, tutto veniva accettato, si è dato credito a pubblicazioni ad alto contenuto fantasioso. Per questo ho deciso di consultare gli archivi: mi sono recato a Washington, dove ho trovato dodici scatoloni di materiale relativo alle foibe, scattato 25 mila foto e rinvenuto documentazione inedita e decisiva per comprendere la dinamica dell’intera vicenda».
«In un contesto sociale difficile come quello istriano, c’è stata l’esplosione violenta di una reazione senza precedenti, una rivoluzione del più debole, trattato per decenni come “s’ciavo”», ha ricostruito il contestato scrittore.
Prima della relazione di Pirjevec sono intervenuti Mirko Primozic (Anpi) e la professoressa Anna di Gianantonio. Il consigliere comunale del Forum ha relazionato sul contesto storico che ha portato al fenomeno delle foibe, non mancando di lanciare una frecciata all’amministrazione municipale: «Abbiamo cercato un dialogo sul tema in consiglio comunale: ci è stato risposto eloquentemente con il convegno di Pirina e con la mostra di Silentes loquimur nell’atrio del municipio».
Infine, il saluto dell’assessore provinciale Marko Marincic, che ha ironicamente ringraziato il presidente dell’Anvgd, Ziberna, per «la pubblicità indiretta. Apprezziamo la sua recente posizione aperta al dialogo, pertanto ritengo la polemica dei giorni scorsi uno scivolone dettato solo da un certo nervosismo», ha detto l’esponente del Forum.
Christian Seu