C'è qualcosa di nuovo oggi nell'aria, anzi … d'antico”, sono parole di una poesia che ci frullavano in capo nella dolce età dell'apprendimento ma che anche oggi che non siamo più degli ingenui adolescenti ma adulti maturi e vaccinati dalle tante esperienze, spesso amare, della vita dovrebbero richiamare la nostra attenzione.
Di nuovo c'è – se ne parla a pagina 3 – che è stato ricostituito il tavolo di confronto Governo-Associazioni degli esuli. Si tratta di un tavolo indubbiamente di alto livello per la presenza di numerosi esponenti governativi di vertice tra cui spicca quella del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, uomo di potere e assai influente che, sin dalle prime battute, ha evidenziato il proprio profilo operativo dando l'impressione di voler affrontare concretamente i noti e mai risolti problemi che assillano la nostra comunità.
Tutto bene, dunque? Apparentemente sì! Tuttavia, non è questa la prima volta che un simile tavolo viene convocato. Ce ne sono stati altri in passato ed anche se nella presente circostanza il Governo ha messo in campo, per testa e corpo, un vero e proprio gigante non è detto che lo stesso, anche per responsabilità nostre dovute alle divisioni interne al nostro corpo associativo e, soprattutto, a carenze di fermezza e determinazione, non finisca, ripiombandoci nell'antico, con il risultare totalmente sterile o con il partorire il classico topolino. E questo, alla lunga, potrebbe anche risultare non essere il peggiore dei mali possibili.
Infatti, limitandoci a considerare quelli che sono i nostri – come da tutti riconosciuto ma con accenti diversi – principali problemi (restituzioni ed indennizzi), quanto emerso in quest'ultimo periodo, nella predetta ed in altre sedi, dovrebbe suonare a campanello d'allarme. Fermo restando che il Governo italiano non porrà, nell'attuale congiuntura politica internazionale, la questione della restituzione dei nostri beni come pregiudiziale per l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea, un preoccupante fatto nuovo è emerso in sede di tavolo di confronto.
Il Sottosegretario agli Esteri, Mantica, ha chiaramente espresso, senza peraltro alcun accenno all'eventualità della ritrattazione del Trattato di Roma del 1983, l'intenzione della Farnesina di voler affrontare, sia con la Croazia che con la Slovenia, il predetto problema congiuntamente a quello del ritiro dei noti 110 milioni di dollari – per la propria quota parte totalmente versati dalla Slovenia ma non altrettanto dalla Croazia – da tempo giacenti presso una banca lussemburghese a titolo di compensazione dei beni nazionalizzati dall'ex Jugoslavia, a seguito del Trattato di Osimo, nell'ex Zona B. Sino ad oggi l'Italia si è sempre rifiutata di ritirare detta somma ma oggi, stante la crisi economica che l'attanaglia, il corrispettivo di circa 70 milioni di euro sembrerebbe aver acceso i suoi appetiti. Sempre lo stesso Onorevole ha poi richiesto alle nostre associazioni di predisporre un documento contenente le nostre dettagliate rivendicazioni al riguardo dei beni, cosiddetti restituibili, quale base su cui avviare il confronto e di conferire al Governo la delega per la successiva trattazione con le controparti. È una delega che gli esuli hanno già conferito in passato ed è stata un'esperienza amarissima che con il passar del tempo (ormai oltre sessant'anni) si è andata sempre più connotando come una truffa a nostro danno e, quindi, assolutamente da non ripetere.
A tale proposito e considerato l'atteggiamento spesso accondiscendente e compromissorio della Federazione degli Esuli, è oggi un bene che l'Unione degli Istriani ed il Libero Comune di Pola si siano da essa da tempo dissociati; l'esistenza delle due anime del nostro associazionismo che ne è conseguita, costringerà ciascuna di esse, oltre allo stesso Governo, ad assumersi individualmente le proprie responsabilità ed a doverne rendere conto alla base degli esuli.
Circa gli indennizzi, oltre all'istituzione di uno specifico tavolo tecnico di prossima convocazione, non è emersa in tale sede alcuna indicazione su quali potranno essere i successivi sviluppi. Tuttavia, al riguardo, si è manifestato un certo attivismo parlamentare. Già a fine gennaio un gruppo “trasversale” di onorevoli di PdL, LN, PD ed IdV aveva presentato un OdG, poi respinto per sostenuta incompatibilità, per invitare il Governo a prestare la stessa attenzione, riservata ai profughi dalla Libia, nei confronti degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Peraltro, non una grandissima cosa dal momento che il provvedimento adottato per i “libici” riguarda un indennizzo per complessivi 150 milioni di euro, da corrispondere in tre anni, a fronte di beni dovuti abbandonare per un valore stimato ben venti volte superiore. Tutto sommato, quindi, per noi un pericoloso precedente.
Successivamente due onorevoli dell'IdV e quattro del PdL sono risultati firmatari (vds. pag. 3) di due bozze di ddl relative ai nostri indennizzi che, se non proprio delle primizie, risultano entrambe in qualche misura innovative: la prima, infatti, recependo in pieno un documento similare predisposto a suo tempo dall'Unione degli Istriani, introduce il concetto del definitivo ed equo risarcimento come base per un calcolo obiettivo dell'ammontare complessivo del dovuto agli esuli; la seconda, rifacendosi ad un analogo ddl di aprile 2008 dell'On. Menia, propone la costituzione di un fondo a favore degli esuli attingendo, su base volontaria, all'8 per mille delle aliquote IRPEF versate dagli italiani.
Qualcuno, alla fine, sembra essersi reso conto della giustezza che a risarcire gli esuli siano un po' tutti gli italiani così come, con i soli beni degli esuli, erano stati pagati i debiti di guerra contratti dall'intera Nazione. Ma avrà il Parlamento la volontà politica di approvare un tale provvedimento ed avranno gli italiani la sensibilità di devolvere alla bisogna parte della loro, comunque coatta, generosità? C'è di che essere scettici e non solo per le ristrettezze economiche attraversate dal Paese. Parole nuove ed inerzie antiche che la faranno da padrone anche in prospettiva futura, probabilmente, portando caso mai all'adozione di soluzioni basate sulle disponibilità del momento e non sul reale dovuto, che si tradurranno inevitabilmente in ulteriori elemosine. Aprescindere da quanto sopra delineato, c'è anche un altro campanello d'allarme che sovrasta tutti gli altri.
È la prospettiva, sempre incombente, di un'ufficiale riconciliazione di Italia, Slovenia e Croazia. La riproposizione della stessa con toni più concilianti da parte del presidente Mesic, la marcia indietro del Presidente Turk circa il deficit etico di memoria degli italiani, il discorso più aperto al giustificazionismo pronunciato dal Presidente Napolitano in occasione dell'appena trascorso Giorno del Ricordo, le ripetute affermazioni di “fascismo male assoluto” di Fini, le mezze ammissioni di vergogna di essere stato comunista di Violante e, su un livello decisamente inferiore ma pur sempre significativo, le polemiche suscitate dalla pubblicazione del fascicoletto della Lega Nazionale distribuito agli studenti romani in visita alla Foiba di Basovizza (articolo a pagina 4), sono tutti segnali che stanno a dimostrare come molti soggetti siano oggi interessati, per una pletora di ragioni diverse ma che poco hanno a che vedere con principi di verità e giustizia, a detta riconciliazione.
Il fatto nuovo è, dunque, il verificarsi di una sorta di “allineamento dei pianeti” che, se non proprio prodromo ad un'imminente fine del mondo, potrebbe essere il passo definitivo per la posa di una “pietra tombale” sulla nostra vicenda. In tutto questo c'è, altresì, dell'antico. Se quanto paventato dovesse verificarsi, il tutto avverrà nell'interesse altrui e, sicuramente, ancora una volta a discapito dei noi esuli. Per agevolare detto processo di vuota e fasulla riconciliazione, è anche possibile che si trovino delle soluzioni per i nostri principali problemi; saranno, comunque, compromissorie e parziali, giocate sulla nostra pelle e con nostra scarsa, per non dire nulla, soddisfazione. Ad essere più realisti del diavolo, qualche volta ci si azzecca. Meditate e, soprattutto, vigilate Istriani!
SILVIO MAZZAROLI