Padre francescano nato a Cherso, che svolse la sua missione soprattutto a Padova, ucciso dalla Gestapo per aver prestato soccorso ai perseguitati del nazismo. Papa Bergoglio ne ha riconosciuto le «virtù eroiche». Ora potrà essere chiamato Venerabile.
Le nostre terre hanno un nuovo venerabile: Placido Cortese. Un riconoscimento importante al frate nato a Cherso nel 1907, arriva dal Santo Padre, gesuita nella spiritualità ma ispirato alla filosofia francescana. Papa Francesco, ricevendo in udienza il cardinale Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato la medesima Congregazione a promulgare il Decreto riguardante le “virtù eroiche del Servo di Dio Placido Cortese”. È un ulteriore passo nel processo di beatificazione, avviato alcuni anni fa. Si tratta, al momento, “del più importante pronunciamento della Chiesa – scrive il “Messaggero di Sant’Antonio –, perché impegna l’autorità stessa del Papa, nel complesso iter che porterà all’attesa beatificazione di padre Cortese, che ora potrà essere chiamato con il titolo di Venerabile”.Il francescano svolse il servizio nella basilica di Sant’Antonio a Padova e fu direttore del periodico “Il messaggero di Sant’Antonio” dal 1937 al 1943. Dopo l’8 settembre, si era adoperato per aiutare gli ebrei, gli ex prigionieri degli alleati e gli oppositori del nazismo. Fu scoperto dalla Gestapo e attirato con uno stratagemma fuori dalla basilica, considerata zona extraterritoriale, per catturarlo. Il francescano fu subito trasferito a Trieste, dove era stata effettuata un’inchiesta a suo carico. Rinchiuso in una cella nei sotterranei del palazzo di piazza Oberdan, fu torturato a morte, ma non tradì gli antifascisti che aveva aiutato. Il suo corpo fu presumibilmente bruciato nel forno crematorio della Risiera di San Sabba.
Il sacerdote aiutava chiunque glielo chiedesse, chiunque sapesse in difficoltà, incurante di un eventuale peridolo per la sua persona, senza mai calcolare quanto questo soccorso potesse essere gratificante per lui. La storia di padre Placido Cortese, al secolo Nicolò Matteo, non è molto conosciuta nemmeno nella località che gli ha dato i natali. Figlio primogenito dei coniugi Matteo Cortese e Antonia Battaia, riceve la prima comunione nella sua Cherso. A quattordici anni, nel luglio 1921, è già nel collegio di Camposampiero, nei pressi di Padova, e veste l’abito religioso con il nome di fra Placido.Dopo l’ordinazione sacerdotale, svolge il suo apostolato presso la basilica di Sant’Antonio a Padova e poi in una parrocchia milanese. Nel 1937 viene richiamato a Padova con l’incarico di direttore del “Messaggero di Sant’Antonio” e in questa veste riesce pure a incrementare significativamente gli abbonamenti della rivista. Dimostrando, quindi, di avere un buon “fiuto” come giornalista. Ma la sua vera missione è quella dell’esercizio della carità, che esercita soprattutto verso gli internati, i perseguitati e ricercati dal regime nazifascista, gli ebrei.Il processo di beatificazione, nella fase diocesana, è cominciato nel 2002 e si è concluso nel 2003, ora gli atti sono a Roma. Alla memoria di padre Cortese è stata conferita nel 2017 dal presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, la medaglia d’oro al merito civile. Va detto che numerose iniziative sono state organizzate nel 75° del suo martirio, nel novembre 2019, a Padova, Trieste, Ptuj e nel Convento di San Francesco a Cherso.Diversi anni fa, la professoressa Katica Dessardo, che insegna catechismo nelle scuole della Comunità nazionale italiana a Fiume, ha dedicato una serie di iniziative volte a recuperare questa figura spesso dimenticata, a rendere omaggio alla memoria di padre Placido Cortese, coinvolgendo nella fattispecie gli alunni della Scuola elementare “Gelsi”, con itinerari articolati tra il capoluogo quarnerino, quello giuliano, Padova e, naturalmente, Cherso. Da rilevare che quest’estate l’insegnante fiumana ha ottenuto dei finanziamenti che le consentiranno di rilanciare il progetto dedicato al nostro Venerabile, con il coinvolgimento delle giovani generazioni.
Ilaria Rocchi – 31/08/2021
Fonte: La Voce del Popolo