POLA I negozi della centralissima via Sergia, la principale arteria commerciale della città sono in agonia e gradatamente chiudono i battenti, spariscono. Alcuni proprietari o titolari si danno una seconda chance cambiando genere e assortimento, ma il più delle volte senza successo.
È questo il caro conto presentato dalla crisi economica con conseguente calo del potere d'acquisto della popolazione.
Vanno però considerati anche altri due fenomeni: i grandi centri commerciali spuntati come funghi alla periferia e dotati di ampi parcheggi, che vista la varietà di contenuti diventano anche dei ritrovi, dei luoghi di aggregazione della gente togliendo questo ruolo ai centri urbani.
E poi va detto che i polesani e gli istriani in genere stanno riscoprendo lo shopping oltreconfine, soprattutto a Trieste. Certi prodotti tornano a essere molto convenienti in fatto di prezzo, come l'abbigliamento, i formaggi, le calzature, i detersivi e soprattutto l'olio d'oliva. D'accordo, quello istriano come qualità è ai vertici però 14 euro al litro sono tanti.
Tornando ai negozi polesi in crisi, come scrive la Voce del Popolo, ce ne sono numerosi con debiti notevoli nei confronti del Comune a titolo di affitto non pagato. Ad esempio il debito del ”No stress” ora chiuso è di 44.000 euro, quello della ”Petros” ammonta a 30.000 euro e cosi di seguito. Va detto che la municipalità è proprietaria di 806 tra negozi, uffici e garage da affittare. Di questi sono 570 sono in funzione, ossia sono occupati da gestori che vi svolgono regolare attività, mentre i rimanenti sono vuoti e attendono nuovi inquilini o proposte di lavoro.
La lista delle pendenze degli affittuari è lunghissima per un ipotetico introito di 5,2 milioni di euro. Si tratta di un importo che se disponibile sarebbe in grado di finanziare diversi progetti. E dopo anni di polso piuttosto molle con i debitori, l'amministrazione del sindaco Boris Miletic ha impugnato tutti gli strumenti di legge per riscuotere quanto le spetta. (p.r.)
