Polemiche a Lucca per l’intitolazione di un’area verde a Norma Cossetto

Ha destato polemica a Lucca la notizia che, in attuazione di una delibera approvata all’unanimità dal consiglio comunale del capoluogo toscano, verrà intitolata un’area verde a Norma Cossetto.

Ha avuto riscontro sulla stampa locale la presa di posizione di Guido Giacometti, responsabile dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per la Toscana, che qui riportiamo.

Lucca ed il caso Norma Cossetto

Sono istriano e purtroppo non sono sorpreso dell’attacco portato da portato da Massimiliano Piagentini a quella che è una semplice attuazione di una delibera approvata tre anni fa all’unanimità dal consiglio comunale di Lucca: intitolare a Norma Cossetto un luogo pubblico, in questo caso un parco giochi. Va sottolineata l’unanimità di questa decisione, presa da una amministrazione di centro sinistra ed attuata da una di centro destra. Una concordia ed un procedimento veramente esemplari.

Ma i soliti noti protestano a Lucca come del resto altrove.

Vediamo il profilo del personaggio Piagentini: gravita nell’area dell’estrema sinistra senza essere comunista; si definisce militante della sinistra di alternativa e attivista lgbtqia+. Deve avere consonanze con associazioni come ANPI ed ARCI visto che gli  organizzano presentazioni di un suo libro.

Il pensiero di Piagentini rispetto a Norma Cossetto è riportato su Lucca in Diretta del 4 luglio scorso: “Norma era una militante dei gruppi universitari fascisti” (come quasi tutti all’epoca, vedi ad esempio Eugenio Scalfari fondatore de La Repubblica). “Per questo fu uccisa” Questo è falso. Non è stata uccisa né per essere stata fascista né per essere di lingua madre italiana.

Possiamo al proposito citare il Presidente Mattarella nella Giorno del Ricordo 2019: “Non si trattò – come qualche storico negazionista o riduzionista ha voluto insinuare – di una ritorsione contro i torti del fascismo.” Essere stati fascisti o avere avuto incarichi nella struttura fascista, anche sino agli ultimi giorni di guerra, non era un elemento discriminante per i comunisti. A conferma delle parole di Mattarella, a Pisa ed a Lucca vivono persone che per dolorose esperienze familiari possono testimoniare che “gerarchi” locali, avendo dato la disponibilità a collaborare con il regime comunista, non abbiano avuto alcun problema a guerra finita arrivando anche ruoli di responsabilità nella polizia segreta jugoslava.

Al contrario era molto pericoloso rifiutarsi di collaborare con il cosiddetto Potere Popolare. In Istria nelle cittadine la situazione era tranquilla perché i carabinieri, a differenza dell’esercito, non si erano sbandati e continuavano a tutelare l’ordine. I contadini però dovevano andare a lavorare anche lontano nelle campagne circostanti e quindi subivano il ricatto dei partigiani comunisti che esigevano che un certo numero di giovani dovessero unirsi a loro. Mio zio dovette farlo, mentre sua sorella, mia madre, con un trucco riuscì ad evitarlo a mio padre.

La lingua non era una discriminante per i comunisti. Nelle zone a maggioranza di lingua italiana anche molti partigiani erano italiani. Nel giro familiare di mia madre ben quattro cugini sono stati partigiani e in quanto convintamente comunisti non hanno avuto nessun problema né durante la guerra né dopo essendo rimasti in Jugoslavia.

Quello che proprio non si poteva fare era opporsi ad una richiesta dei partigiani. Norma Cossetto è stata uccisa perché si è rifiutata di collaborare con il potere comunista. Leggiamo al proposito un altro passaggio del discorso del Presidente Mattarella: “Chi resisteva, chi si opponeva, chi non si integrava nel nuovo ordine totalitario spariva, inghiottito nel nulla” E le foibe per i comunisti non erano un fatto episodico ma una tattica sin dall’inizio. Nella lettera scritta nel dicembre 1943 dal Partito Comunista di Trieste al battaglione partigiano “Giovanni Zol” si raccomandava di non rinunciare “alla tattica delle foibe” (Foibe, Bruno Mondadori Editore ed. 2003 pag. 64, autore Raoul Pupo, già presidente IRSREC FVG).

Norberto Bobbio spiegava in una intervista dell’Unità come facessero i comunisti a reggere psicologicamente dovendo ammazzare tante persone: semplice, per loro non erano esseri umani: “come per i nazisti non erano uomini gli ebrei, per i comunisti non erano uomini i nemici di classe, ma pidocchi o cani rabbiosi” ed ancora “non c’è paese in cui sia stato instaurato un regime comunista ove non si sia imposto un sistema di terrore. Possono variare i meccanismi dell’esercizio del terrore, la quantità e la qualità delle vittime, ma è dovunque, ripetiamo con forza, dovunque, identica la spietatezza, l’arbitrarietà e l’enormità nell’uso della violenza per mantenere il potere”. ( https://archivio.unita.news/assets/main/1998/04/03/page_020.pdf e https://archivio.unita.news/assets/main/1998/04/03/page_023.pdf )

Ma per Piagentini e suoi sodali come ANPI tutto questo non farà mai breccia. Del resto cos’è l’ANPI?: quanto resta del mondo partigiano dopo l’abbandono nel 1947 della associazione da parte dei partigiani democratici guidati da Enrico Mattei e Ferruccio Parri. Sono rimasti quelli di ispirazione comunista come dimostrato anche oggi dall’avere come presidente nazionale Gianfranco
Pagliarulo: da sempre comunista, senatore eletto nelle liste del Partito dei Comunisti Italiani e come tale fu tra i pochi a votare nel 2004 contro l’istituzione del Giorno del Ricordo. Anche se ci sono alcune sezioni ANPI, in particolare in Piemonte, che hanno fatto un percorso di presa di coscienza, la maggioranza è ancora su posizioni inaccettabili. Un esempio tra tanti, le sezioni Anpi di Santa Marinella e Civitavecchia: “Non ci sono testimonianze di alcun genere su come fu assassinata e da chi la giovane Cossetto, né se fu violentata e il suo corpo straziato. Solo la propaganda nazista prima e quella fascista dopo hanno fatto di questa povera ragazza un emblema, una bandiera da sventolare per opporre un loro martire alle svariate centinaia vittime civili della violenza nazifascista” (https://www.centumcellae.it/comprensorio/s-marinella-lanpi-perche-un-parcointitolato-alle-foibe-e-non-uno-alla-resistenza/).

Piagentini è in sintonia: “Molti sono i lati oscuri della vicenda Cossetto: la scarsità di fonti, le troppe contraddizioni e le  ricostruzioni fantasiose degli ultimi anni non consentono di avere un quadro chiaro a disposizione”.

Per loro il quadro non sarà mai chiaro. Vanno combattuti con dati inoppugnabili ed isolati.

Guido Giacometti
ANVGD Toscana

P.S. Un aiuto per Piagentini che si diletta a scoprire i lati oscuri in chi lo critica. Lo statuto della Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, di cui faccio parte, all’articolo 2 recita: “l’Associazione e tutti i suoi iscritti si impegnano ad operare perché non abbiano più a ripetersi le tragedie avvenute nelle terre della Frontiera Adriatica ad opera degli opposti nazionalismi ed irredentismi, della ideologia autoritaria fascista e delle due ideologie totalitarie comunista e nazionalsocialista”

 

 

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