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Porto di Trieste, i punti franchi si possono rivedere

I dubbi, le contorte disquisizioni, i ricorsi, i cavilli, le proteste hanno trovato il loro definitivo sbarramento. Con voto unanime la commissione Esteri della Camera ha dato ieri il suo autorevole parere: i punti franchi dell’area triestina, seppure nati in epoca post-bellica nell’ambito di trattati internazionali, possono senza dubbio essere spostati in altre zone, dove assolveranno ai medesimi scopi di commercio favorevole per cui furono creati, e il cambiamento può discendere da una semplice azione amministrativa senza bisogno di interpellare governi di altri Stati.

 

La questione è stata trattata per dare risposta alla risoluzione parlamentare presentata in perfetto accordo il 31 maggio dai deputati triestini di centrodestra e centrosinistra, reduci da un formale incontro (assieme ai senatori) col sindaco Roberto Cosolini, che aveva loro precisamente affidato un impegno ad attivarsi sul problema del Porto vecchio in via di riqualificazione, che è “punto franco” nell’intero suo perimetro, e su altre urgenze triestine, portuali e anche no. La risoluzione era stata firmata da Roberto Antonione (Gruppo misto-Pli, già candidato sindaco per il centrodestra), Roberto Menia (Fli) e Ettore Rosato (Pd), e infine anche da Carlo Monai (Italia dei valori). Nessun cenno concreto è arrivato dai senatori Giulio Camber (Pdl) e Tamara Blazina (Pd).

 

I deputati avevano chiesto al governo di riperimetrare il punto franco in Porto vecchio, «in base alle indicazioni degli enti locali». «Con quella risoluzione – spiega Roberto Antonione, relatore in commissione – dicevamo di ritenere che il governo ha piena titolarità a spostare in strutture altrettanto portuali (o retroportuali) i punti franchi, senza chiedere il permesso a nessuno. Noi – aggiunge il deputato con un grammo di pepe, ma molto dolce – non abbiamo chiesto la soppressione di questo strumento, chi oggi ancora pensa che sia da difendere con le unghie e con i denti si giochi la partita e porti risultati, ma subito e senza tante chiacchiere». Il riferimento è all’Autorità portuale e alla Camera di commercio, convinti “sponsor” dei punti e delle zone franche, anche in Porto vecchio, e reduci da un secondo convegno per propagandarne l’esistenza ed esprimere il desiderio di riattivarne l’uso.

 

«Ho spiegato – dice Antonione, pronto con Menia e Rosato a firmare successivamente una proposta di legge “bipartisan” per la completa sdemanializzazione del comprensorio – che l’Allegato VIII del Trattato di pace da cui discendono i punti franchi era legato all’istituzione del Territorio libero di Trieste (Tlt), giusta zona-cuscinetto per evitare, allora, un confronto diretto tra Italia e Jugoslavia, ho detto che il Tlt doveva essere governato sotto l’egida delle Nazioni unite, e dunque avrebbe avuto uno “status” sovranazionale, specificando però che il Tlt non è mai nato, che i confini sono stati poi regolamentati dal Memorandum di Londra del 1954 in via provvisoria, e dal Trattato di Osimo del 1975 in via definitiva, e che dunque la norma originaria è stata superata da quelle successive. Ho aggiunto che non abbiamo interesse ad abrogare o ridurre le aree di punto franco, ma che vogliamo un’autorizzazione a spostarle per esigenze dinamiche del momento storico».

 

A sostegno è intervenuto l’ex ministro degli Esteri Franco Frattini, che già aveva rilasciato un parere tecnico identico a quello votato ieri. Frattini ha sostenuto le ragioni dei triestini, dicendosi “quasi triestino” egli stesso, e raccontando che compagnie commerciali cinesi già gli avevano manifestato perplessità su Trieste proprio per le nubi della questione punti franchi. Antonione ha anche citato la nociva raffica di lettere inviata in Europa da ambienti contrari al riuso “civile” di Porto vecchio all’epoca della candidatura di Trieste per l’Expo, occasione persa forse anche per questo. Oggi Antonione è contento: «Alcune parti più responsabili, al di là delle appartenenze politiche, fanno uno sforzo per la città, bisogna unirsi su questioni che tanto a lungo hanno tormentato Trieste, e voglio presto illustrare la novità assieme al sindaco Cosolini. Lo sento come un dovere civile il trovare intese e smettere con le baruffe».

 

Gabriella Ziani

“Il Piccolo” 19 luglio 2012

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