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Porzûs, Un gesto atteso dal 1945 (Mess. Veneto 14 apr)

Dove non riuscì Francesco “il picconatore”, in maggio riuscirà Giorgio “il normalizzatore”. Chissà, fra qualche anno forse sarà ricordato così il presidente Giorgio Napolitano, che percorrerà l’impervia strada che conduce alle malghe di Porzûs, quel viottolo di montagna sopra Canebola che Cossiga nel 1992 non se la sentì di attraversare in forma ufficiale. L’aveva annunciato Napolitano in occasione del Giorno del ricordo al Quirinale. «Sarò presto in Friuli per onorare le vittime di Porzûs».

E così sarà, salvo contrattempi dell’ultim’ora. Il “picconatore” fu fermato in extremis dai mugugni dell’allora Partito Comunista. Occhetto&C non digerivano che il Capo dello Stato rendesse omaggio ai venti partigiani trucidati nel febbraio del 1945 da un gruppo di gappisti venuti dalla Jugoslavia con (e la cosa è stata dimostrata da fior di ricerche storiche) il via libera del Pci. Accadde esattamente vent’anni fa e le ferite di Porzûs, con i partigiani che combattevano uno stesso nemico, ma che vedevano un futuro diverso, erano ancora aperte. E oggi? Napolitano troverà terreno fertile per la pacificazione. Anche grazie a due personaggi come Vanni Padoan, che se n’è andato qualche anno fa, e don Redento Bello. I due all’inizio del Millennio coraggiosamente si strinsero la mano. Uno, ex commissario politico della Divisione Garibaldi-Natisone, l’altro ex cappellano della Divisione Osoppo, si abbracciarono davanti alle malghe e alla pietra con iscritti i nomi delle vittime, tra i quali il fratello di Pier Paolo Pasolini e lo zio di Francesco De Gregori. Quell’abbraccio causò mal di pancia, qualche imbarazzo, ma dimostrò che il tempo della pace era arrivato.

Mentre cadevano le frontiere, era giusto nascondere un massacro perpetrato da chi pensava di regalare una parte d’Italia a Tito? Vanni e don Redento l’avevano intuito, Napolitano, ex dirigente del Pci, chiuderà il cerchio della riappacificazione. «Per pacificare e guardare al futuro bisogna ricordare» ha detto il presidente. Che in Friuli compirà almeno un altro gesto importante. Perché a Gemona il presidente ricorderà le vittime del terremoto di 36 anni fa in quello che fu il cratere del sisma. Napolitano riceverà dal consiglio comunale del centro pedemontano la cittadinanza onoraria quale massimo rappresentante di uno Stato che profuse uno sforzo enorme per aiutare la regione a risollevarsi.

Gemona e il Friuli vogliono dire ancora una volta grazie ai migliaia di volontari, a rappresentanti delle forze dell’ordine e soccorritori. «Ricordare per pacificare il futuro» ha detto Napolitano annunciando la visita a Porzûs. Una frase attuale per Gemona e il Friuli. E se poi il presidente, come pare, salirà anche a Illegio per visitare la mostra organizzata dal Comitato di San Floriano e dedicata al tema “I bambini e il cielo, l’età divina dell’uomo”, il cerchio sarà chiuso perché “il miracolo culturale” realizzato nel piccolo centro carnico è quanto di meglio il Friuli possa offrire a un’Europa senza barriere e con gli odi sotterrati.

 

(Antonio Simeoli

“Messaggero Veneto” 14 aprile 2012)

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