Pochi giorni fa con un caro amico si parlava della nostra gente, dalle origini ricche di storia ma con radici dolorosamente strappate da terre intrise di ricordi, spesso mascherati da tristezza e rimpianti. Ma mai, mai dimenticati. Inaspettatamente, quest’amico mi chiede che sensazioni ho provato, sto provando, nel frequentare queste persone. Come si suol dire? Domanda da un milione di dollari.
Indubbiamente le sensazioni sona tante, tutte positive…almeno. È come un cordone ombelicale che si sta ricucendo tra gente che parla la stessa lingua e ha vissuto la stessa ingiustificata tragedia. Il calore umano è notevole ma…dopo un po’ si percepisce, friabile quanto volete ma purtroppo esistente, il muro che isola il dramma del passato dalla quotidianità del presente e delle speranze del futuro. Questo perché la nostra gente, nessuno escluso, ha vissuto un’incomprensibile diaspora e uno stradicamento che ha influito sui nostri modelli comportamentali, spesso alterandoli, spesso offuscando le nostre umanità e dignità.
Perché non facciamo in modo che da tutto ciò non nasca un rifiuto per certi aspetti della vita, bensì una mentalità aperta, matura, equilibrata, forte di una saggezza che solo una storia come la nostra può produrre, emanare? Ecco un’altra sensazione positiva che, spero, scalderà il cuore di molti. Non dimentichiamo che le sensazioni, positive o no, sono il reale specchio dell’interiorità di una persona. Ma sono quelle positive che aiutano a crescere, a rinnovarsi, a sperare…
Claudio