Questa presentazione di Christophe Palomar – Dario Fertilio – Rosanna Turcinovich Giuricin, “Occhi mediterranei” (Pendragon, Bologna 2019) realizzata a cura del comitato provinciale di Gorizia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia (ANVGD), rientra nel progetto del Comune di Gorizia e della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia dal titolo “I giovani sulle tracce della memoria “, ed è pertanto preceduta da una parte didattica (25 minuti) che attraverso cartine geografiche e immagini preparate dalla Presidente del comitato prof.ssa Maria Grazia Ziberna – docente di Lettere in un Istituto superiore – permetterà anche agli studenti di seguire e comprendere con facilità le tematiche affrontate.
Una voglia condivisa di analizzare e comprendere ha portato tre autori provenienti da punti diversi del Mediterraneo, ma al contempo accomunati dallo stesso mare, a realizzare il libro “Occhi mediterranei”, pubblicato di recente dalla casa editrice Pendragon di Bologna.
Il volume si compone di tre brevi romanzi scritti da Rosanna Turcinovich Giuricin, Christophe Palomar e Dario Fertilio ed è il risultato di “un esperimento letterario in cui ognuno di noi ha dato una propria visione del Mediterraneo – spiega Rosanna- . Siamo tre persone che appartengono a questo mare, che è un filo che ci unisce e tutti e tre abbiamo con esso un rapporto particolare. Il ritorno al mare ci ha permesso di parlare della nostra vicenda personale. Per noi, scrivere questo libro è stata una grande emozione, perché ci siamo messi in gioco e abbiamo parlato delle nostre radici, della famiglia e di tutto”
La prefazione è dello storico Alessandro Vanoli, il quale scrive che “[…] c’è un’idea di Mediterraneo che stiamo perdendo; dopo secoli di letteratura, pittura e sapienza, dopo secoli di gesti quotidiani, sembra che quest’idea di comunità mediterranea appaia sempre più debole, facendoci dimenticare il luogo da cui veniamo. Ben vengano allora i libri che hanno voglia di recuperare un po’ di poesia, magari attingendo dai ricordi e dalla memoria di radici profonde. Non si tratta di ritrovare un’improbabile (e mai esistita) concordia tra i popoli, ma di cercare una sorta di fondo comune che possa fare da punto di partenza. Un fondo mediterraneo costruito su cose vive e vitali, talvolta minuscole, di esigua importanza, capaci però di riportare al nostro sguardo una storia comune che riguarda tutti allo stesso modo, genti di sponde e Paesi differenti. Un piccolo contributo, in questi anni difficili, fatti di nuove soffocanti chiusure, per allargare lo sguardo e ritornare a guardare alle radici mediterranee”.