ZAGABRIA Da una parte il pacato socialdemocratico Ivo Josipovic, 52 anni, dall’altra il focoso Milan Bandic, 54 anni, indipendente. Sono i due ex colleghi di partito che il prossimo 10 gennaio si affronteranno al ballottaggio per le presidenziali croate; appuntamento che deciderà il nome del nuovo inquilino sul colle del Pantovcak a Zagabria (sede della presidenza della Repubblica), che subentrerà all’uscente Stipe Mesic, traghettando il Paese nell’Unione europea.
I RISULTATI Il voto di domenica ha dato ragione allo zagabrese Josipovic, impostosi grazie a 641 mila suffragi, il 32,42%, con l’erzegovese Bandic, che ha ottenuto 293mila suffragi pari 14,83%. Il grande sconfitto delle quinte presidenziali in Croazia dall’indipendenza, Andrija Hebrang (Hdz), non è andato più in là del 12,04% dei consensi. A mancare il podio è stato l’indipendente Nadan Vidosevic (11,33), con la quinta piazza riservata alla candidata del Partito popolare, Vesna Pusic (7,25) e sesta all’indipendente Dragan Primorac (5,93). Tutti i restanti candidati sono finiti sotto la soglia dei 5 punti percentuali: Miroslav Tudjman (4,07), il regionalista pinguentino Damir Kajin (3,87) e poi via via Josip Jurcevic (2,74), Boris Miksic (2,10), Vesna Skare Ozbolt (1,89) e Slavko Vuksic (0,42).
LO SCONTRO Non appena saputi gli esiti, Josipovic ha detto che al ballottaggio sarà «la battaglia della luce contro le tenebre», mentre Bandic gli ha risposto che gli elettori faranno bene a votare per uno che è indipendente, non come Josipovic «il pedone del presidente socialdemocratico, Zoran Milanovic». Subito scintille tra due politici, quindi, che fino a poche settimane fa militavano assieme nel Partito socialdemocratico (il principale schieramento dell’opposizione di centrosinistra), con Bandic espulso per avere infranto la disciplina di partito, avendo avanzato la propria candidatura.
IL NAUFRAGIO Ma fra i due litiganti, il terzo – stavolta – non gode affatto. Rappresentante del partito guida del centrodestra al potere, Andrija Hebrang, è miseramente naufragato, al punto che qualcuno sta già parlando di elezioni parlamentari anticipate. «Ma levatevelo dalla testa che andremo anticipatamente alle urne», ha dichiarato con forza il presidente dell’Accadizeta e premier, Jadranka Kosor, spiegando che Hebrang ha perso per la dispersione di voti avutasi fra le destre. Il presidente Mesic, in carica da ormai dieci anni, ha parlato di deludente campagna elettorale, «in cui nessuno dei dodici candidati ha fornito una visione di quella che dovrebbe essere la Croazia nel 21° secolo».
L’APPOGGIO Mesic ha avuto inoltre una stoccata per Bandic, criticandolo per la sua faraonica campagna elettorale: «È apparso in tutte le salse, nelle varie radio e tv, sui giornali, su una miriade di manifesti, posti in ogni dove. Ma quanto è costato tutto ciò?». In pratica, Mesic si è immediatamente schierato a favore di Josipovic. Non è tutto, perché il capo dello Stato si è detto dispiaciuto della scarsa affluenza alle urne, con un milione e 973 mila voti, poco più del 44 per cento degli aventi diritto. «È un qualcosa – ha affermato Mesic – di cui i politici dovranno tenere conto, un disamoramento che la dice lunga sullo stato d’animo presente nel Paese».
ALL’ESTERO L’affluenza all’estero, coinvolti 55 Paesi, non ha superato il 16 per cento. I croati d’oltreconfine – tradizionalmente di destra – hanno dato le loro preferenze soprattutto a Bandic (48,71), con Hebrang a occupare il secondo posto (23,23), mentre la nostalgia per il primo presidente della Croazia sovrana e indipendente, Franjo Tudjman, ha permesso a suo figlio Miroslav di classificarsi terzo, con l’8,19% di suffragi.
LE REAZIONI Nel prevedere la vittoria di Josipovic al ballottaggio, i media sloveni hanno voluto rimarcare come, negli ultimi due anni di mandato, il presidente Mesic non abbia avuto particolari rapporti di amicizia con l’omologo di Lubiana, Danilo Turk, al contrario invece dei legami che intercorrevano tra Mesic e il defunto capo dello Stato, Janez Drnovsek. Ciò potrebbe cambiare con Josipovic, si sostiene in Slovenia, in quanto politicamente vicino a Turk, benché in qualità di deputato al Sabor, Josipovic si sia rifiutato recentemente di votare a favore dell’accordo d’arbitrato sui confini con la Slovenia.
Andrea Marsanich