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Profughi, impariamo dalla storia (Il Piccolo 04 apr)

LETTERE

Leggo sempre con interesse gli interventi dei vari signori Lacota, Del Bello, Biloslavo, Menia, in quanto – profugo con certificato di emigrazione volontaria dell’allora Comitato popolare – interessatissimo alla questione dei beni abbandonati. Tornare nella mia casetta a Grisignana con vista mare o in quella dei miei avi nei dintorni di Piemonte (d’Istria) potrebbe essere una giusta ricompensa a 14 anni di campo profughi. Potrei anche venderle – a prezzi correnti – e assicurarmi un’agiata vita da pensionato.

A proposito di Piemonte (d’Istria), mia madre che colà frequentava quella scuola che diventerà centro culturale, mi racconta che lei – che porta l’italofono cognome Biloslavo – e altri ragazzini del contado venivano chiamati «s’ciavetti» dall’allora maestro italiano, e bacchettati per l’uso del dialetto istro-croato. Il padre di mia madre parlava il tedesco, l’istro-veneto, l’istro-croato. Il maestro solo l’italiano.

Mio padre, gran bevitore, durante il servizio militare a Pisino, mi raccontava delle difficoltà di ordinare qualcosa in osteria in istro-veneto in quanto incomprensibile a quei «morlachi». Ma dietro il bancone stava scritto: «È vietata la parola slava». Ma queste sono quisquilie culturali. Ma sempre mio padre, tornando dopo tre anni di prigionia in Germania per una guerra non sua, passò a Belgrado dove poté osservare il lavoro compiuto dalle italiane (non italofone) bombe d’aeroplano. E così per la Dalmazia, il Fiumano e l’alta Istria. A Roma, Napoli, Torino, Venezia non mi risulta documentazione comprovante la presenza del IX Korpus e di partigiani con la stella rossa.

Tre cose vorrei ricordare ai suddetti signori: 1) il calendario Gregoriano comincia ben prima dell’8 settembre 1943; 2) il telefono esisteva già e portava quelle notizie di distruzione e morte che l’Eiar non trasmetteva; 3) la funzione di presidenti, onorevoli, uomini di cultura è quella – essendo più intelligenti degli altri – di trarre insegnamento dalla storia e creare i presupposti perché queste cose non accadano mai più.

Il resto o è interesse personale o è tifo da stadio.

Walter Macovaz

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