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Progetto Torcello, alle origini di Venezia (Mattino Padova 13 set)

C’è tutto un mondo, sotto. A Torcello, un tempo abitata da 25mila abitanti, ci possono essere interessanti sviluppi archeologici. È più di una speranza quella che anima l’équipe di studiosi che da qualche settimana si è insediata nell’isola veneziana, sulla scorta di un ampio progetto che coinvolge l’università di Ca’ Foscari, la Regione Veneto, la provincia e il comune di Venezia, la sovrintendenza archeologica e l’università slovena del Litorale, Centro di Ricerche scientifiche di Capodistria, partner principale di un progetto transfrontaliero della Comunità Europea.

 

Il progetto – che si presenta oggi a Ca’ Foscari (aula Baratto, ore 12) – ha origini antiche. Il primo a far parlare Venezia e Capodistria – superando diffidenze reciproche – è stato un docente di Ca’ Foscari, Claudio Povolo, uno storico allievo di Gaetano Cozzi, che negli anni ’90 organizzò con gli istriani una decina di convegni di storia moderna su temi comuni dell’Alto Adriatico. Da allora l’intesa con la Slovenia, in particolare con Darko Darovec e il Centro Zrs di Capodistria, è andata rafforzandosi sino ad approdare a un programma europeo. Il progetto ha un tema ampio e accattivante, “Alle origini di Venezia”, che coinvolge studiosi di diverse discipline, dagli storici agli archeologi. Povolo infatti è riuscito in questi anni con un gruppo di giovani laureati del (fu) Dipartimento di Studi Storici a fare un censimento di tutte le suppliche – regolarmente regestate – inviate, per qualsiasi motivo, dalle comunità istriane alla Serenissima tra XVI e XVII secolo. Questa collaborazione si è rafforzata grazie all’intervento delle università istriana e cafoscarina, e della comunità italiana di Capodistria. «Su questo humus fertile – ricorda il professor Povolo, responsabile scientifico del “Progetto strategico per la conoscenza e la fruibilità del patrimonio” – le collaborazioni si sono via via accresciute con l’ingresso della Regione Veneto che ha indirizzato gli ulteriori lavori su Torcello».

 

E a questo punto entra in gioca un altro docente cafoscarino, Guido Biscontin, tecnico del restauro e dei materiali, che da anni predica di non restringere le squadre archeologiche ai soli umanisti, ma allargarle a un’intera équipe, avvalorando la presenza di figure nuove. Come il tecnico archeometrico o il restauratore, una sorta di “tecnico del pronto soccorso dei reperti”, come precisa Biscontin. Un’équipe ampia e composita, fatta di docenti di Ca’ Foscari, funzionari della Sopraintendenza archeologica e della Regione Veneto, e personale tecnico di supporto allo scavo.

 

Ma – e qui c’è una bella novità – anche otto stagisti, tutte donne: tre archeologhe, quattro tra esperte archeometriche e restauratrici e un’economista, che avrà il compito di occuparsi della gestione dello scavo, che hanno vinto la borsa di studio. Ma cosa si cerca e dove? Ci risponde un’altra figura fondamentale del progetto, Diego Calaon, direttore dello scavo. «Noi indagheremo soprattutto due zone, nel giardino della scuola elementare e in quell’altra zona verde, . sul fianco sinistro della basilica, verso il canale». Qui è stata compiuta in questa mesi un’indagine geo-magnetica che ha permesso di cogliere – con un rilevatore simile a un “geiger” – la presenza di metalli, sia negli oggetti, che soprattutto, nei manufatti come mattoni, ovvero l’esistenza di muri e fondamenta. «Queste sono zone pubbliche, di proprietà comunale (come richiesto dall’UE) il che ci permetterà di fare uno scavo aperto, con visite guidate. Decideremo poi se richiudere tutto, a seconda di quello che troveremo. Di certo non indaghiamo le strutture pubbliche o quelle ecclesiastiche, già note: cercheremo di ricostruire la vita quotidiana che tra il VII e l’XI secolo, portò a Torcello una comunità ampia e fiorente».

 

Michele Gottardi

“Il Mattino di Padova”  13 settembre 2012 

 

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