Chi era davvero Laura Antonelli? Lo racconta il documentario di Bernard Bédarida e Nello Correale, “Senza Malizia, Laura Antonelli, La diva malinconica”, prodotto da Tipota Movie Company, in collaborazione con Rai Documentari, che verrà proiettato lunedì 22 maggio alle ore 18:00 presso l’Associazione della Stampa Estera in Italia in Via dell’Umiltà 83/C a Roma in visione riservata per gli associati, dopo che già lo scorso 16 marzo è stato proiettato presso l’Istituto Francese di Napoli, Il Grenoble.
Si tratta di un ritratto delle diverse sfaccettature dell’attrice, dagli inizi della sua vita, alla sua scomparsa, realizzato con il sostegno del Ministero della Cultura – Divisione Cinema e dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD).
Prima di diventare la “Divina creatura” da tutti conosciuta, Laura Antonelli aveva avuto “un’infanzia disperata ed infelice”, come lei stessa amava dire. Proveniva da una famiglia di italiani dell’Istria, profughi in giro per l’Italia dopo la Seconda guerra mondiale in cui la sconfitta italiana sancì la cessione alla Jugoslavia comunista dell’Istria, di Fiume e di Zara. Con la famiglia, approda a Napoli nell’immediato Dopoguerra e vive prima nel campo profughi di Capodimonte poi nel quartiere dei Camaldoli; è proprio durante gli anni napoletani che si formerà il carattere della giovane donna. Ambiziosa e intraprendente, grazie anche a una bellezza indiscutibile, si diploma presso l’ISEF di Fuorigrotta e per un periodo insegna educazione fisica. Si trasferisce a Roma all’inizio degli anni 60: grazie al suo aspetto estremamente fotogenico arrivano le pubblicità televisive, i primi fotoromanzi e alcuni piccoli ruoli cinematografici.
Nel 1972 sceglie il ruolo che la segnerà per la vita intera: quello di Angela La Barbera, nel film “Malizia” di Salvatore Samperi, che le valse il David di Donatello e il Nastro d’Argento come miglior attrice protagonista. Con questo film, Laura Antonelli sbanca i botteghini ma la sua vita personale ed artistica non è più la stessa. Iniziano gli anni della mondanità, del successo e delle copertine dei rotocalchi, i flirt veri e presunti, il grande amore con Jean-Paul Belmondo. Per Luchino Visconti era “la donna più bella dell’Universo”, i maggiori registi italiani dell’epoca, Risi, Comencini, Bolognini e Scola, se la contendevano.
Ma con l’età, quella bellezza, che era il suo fascino, diventa la sua dannazione. Lo stesso strepitoso successo che ne aveva fatto l’icona sexy dell’Italia la porterà, dopo 19 anni, ad una scelta infelice, Malizia 2000, il sequel della pellicola che le aveva dato la notorietà, ma che in breve tempo la trascina verso l’oblio e una fine tragica.
Il documentario è arricchito dalle testimonianze di molte personalità del mondo del cinema che hanno recitato con lei, tra cui Jean-Paul Belmondo, nella sua ultima e toccante intervista, Giancarlo Giannini, Michele Placido, Claudia Gerini e Daniela Poggi, e dagli aneddoti raccontati dai pochi amici, Marco Risi, Francesca D’Aloja, Ivan Pavicevac e Simone Cristicchi. Le loro voci, alternate alle fotografie, agli estratti dei film e all’analisi del critico cinematografico napoletano Valerio Caprara, hanno permesso di raccontare i diversi aspetti dell’attrice ed evocare, con garbo e rispetto, gli ultimi anni di un artista che il pubblico non ha mai dimenticato. È il primo ritratto mai realizzato di Laura Antonelli.