TRIESTE. Piantare una bandiera ideale, rigorosamente il tricolore italiano, per fugare ogni ambiguità là dove c’è il rischio che questa si manifesti, specie agli occhi di chi viene da lontano e non conosce la storia e la geografia di questi territori border line. Ma dove? Nelle frazioni carsiche a ridosso del confine, nelle quali i cartelli bilingui, la caduta dei vecchi valichi di frontiera e persino gli sms che danno il benvenuto in Slovenia e Croazia possono confondere le idee minando l’italianità.
È una mozione che sa di provocazione quella presentata da Antonio Lippolis, portacolori (bianco rosso e verdi) in Consiglio comunale di Alleanza Nazionale, o meglio della parte postmissina del nuovo partitone del Pdl. Lippolis punta infatti a discutere e far approvare nell’assemblea di piazza Unità il principio con il quale «si impegna – così si legge in quel documento – il signor sindaco a far stampare su tutti i cartelli stradali recanti i nomi delle frazioni di Trieste lo stemma tricolore della bandiera italiana».
La sua richiesta Lippolis la argomenta «considerato che tutti i cartelli che indicano le frazioni del Comune sono scritti in italiano e sloveno, considerato inoltre che dopo l’applicazione del trattato di Schengen si è creata una certa confusione, soprattutto per chi arriva da fuori, sulla precisa delimitazione dei confini nazionali». E senza dimenticare gli «sms» troppo anticipati. Va bé il bilinguismo, insomma. Ma con il marchio. Italico.
(pi.ra.)