Un susseguirsi di dichiarazioni dalle quali trapela una chiusura nei confronti dell’altro e una tendenza a divisioni su base etnica, religiosa o di altra appartenenza. Dichiarazioni che è difficile non classificare come offese e che colpiscono duro i sentimenti di appartenenza.
A gennaio a tacciare di “fascismo etnico” Furio Radin era stato Damir Kajin, che aveva paragonato il deputato della CNI e presidente dell’Unione Italiana a Mussolini. Poi la questione inerente al diritto al bilinguismo aveva portato l’attenzione di tutti su Vukovar, per la vicenda relativa all’apposizione della segnaletica in caratteri cirillici. Negli ultimi giorni si sono susseguite dichiarazioni che poco centrano con la tolleranza.
Prima le offese pronunciate da Zdravko Mamić nei confronti del ministro Željko Jovanović, poi le affermazioni della presidente del Partito croato dei diritti – Ante Starčević, Ruža Tomašić. “La Croazia è per i croati. Gli altri sono ospiti”. Tecnicamente è un’espressione del linguaggio dell’odio. In entrambi i casi c’è stata una levata di scudi. A stigmatizzare i fatti sono stati i rappresentanti del potere e della società civile. Insomma, gli elementi del caso ci sono tutti. E bene sarebbe riportare la palla al centro. Aiuterebbe a riportare il discorso negli ambiti della civile tolleranza e della convivenza, valori che dovrebbero godere di un consenso ampio e soprattutto sentito. Gli inviti in tal senso si moltiplicano. Ma il dibattito continua a distinguersi per i suoi toni aspri. Ed entra anche nelle istituzioni. Frasi poco auliche si sono potute sentire, infatti, anche in ambito di discussione parlamentare.
Intanto, tornando ai protagonisti, Ruža Tomašić ha voluto fare delle precisazioni. Ieri, in conferenza stampa, ha ribadito che le sue frasi sono state interpretate male.
“Invito la Procura di Stato ad appurare se il mio possa essere considerato linguaggio dell’odio o se ho menzionato qualsiasi nazione. Se sarà accertato che c’erano espressioni di odio – ha detto – rinuncerò all’immunità e chiederò di essere processata. In caso contrario voglio le pubbliche scuse del premier Milanović e del signor Pupovac”.
(fonte “la Voce del Popolo” 20 marzo 2013)
Ruža Tomašić nel suo contestato intervento (foto www.virovitica.info)