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Quadri istriani, il museo di Trieste è la sede (Il Piccolo 03 feb)

LETTERE

Sulla questione dei ”quadri istriani” è intervenuto (il Piccolo del 27 gennaio) il signor Igor Dolenc che ne riconosce allo Stato italiano la piena e indiscutibile proprietà, dissociandosi dai termini paradossali usati in precedenza da altri (come: ”trafugamento di beni”, quando invece, per metterli al riparo da possibili danni bellici, vennero trasferiti dai loro stessi legittimi proprietari in altre province, lontane dal confine orientale). Poi, però, sulla base di un malinteso conformismo storico e culturale caldeggia l’opportunità di un accordo con la Slovenia e la Croazia per ”un’adeguata esposizione permanente di tali opere in territorio istriano”, quale tributo alla cultura veneta rappresentata dalla comunità italiana tuttora colà esistente.

Temo vi via una scarsa conoscenza delle cose. La stragrande maggioranza delle opere proviene da Capodistria e da Pirano, cittadine dove l’esodo della popolazione è stato fra i più massicci se non addirittura plebiscitario. Mi chiedo allora come una minoranza pressoché inesistente di ”rimasti” possa avere più diritto della maggioranza di esodati a fruire di quel patrimonio.

E poiché la maggior parte degli esuli piranesi (e penso anche capodistriani) è concentrata a Trieste, la collocazione in via definitiva di quei quadri al museo della Civiltà istriana appare la più logica e la più idonea. D’altronde se ancor oggi, nei nostri indimenticati paesi, si deturpano i vecchi monumenti scalpellando scritte, nomi e simboli, per far scomparire ogni traccia dell’identità veneta, sinceramente non vedo proponibile altra soluzione.

Annamaria Muiesan Gaspàri

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