Nell’estate 1948 l’espulsione della Jugoslavia dal Cominform (l’organismo di coordinamento tra i partiti comunisti nel mondo) segnò la crisi definitiva tra Tito e Stalin: le mire egemoniche del dittatore croato nei confronti dei paesi limitrofi (ingerenze nella guerra civile greca, tentativi di fagocitare l’Albania, mire nei confronti della Bulgaria nell’ottica di una federazione balcanica e pesanti infiltrazioni in Italia) mettevano a repentaglio la supremazia moscovita.
Il leader sovietico avrebbe negli anni seguenti tentato di eliminare lo spregiudicato leader jugoslavo, ma nel 1953 morì invece l’inquilino del Cremlino, cui succedette Nikita Kruscev, che avviò il processo di destalinizzazione, che culminò con il riconoscimento di alcuni dei crimini compiuti dal suo predecessore.
In questo clima Belgrado e Mosca si riavvicinarono e durante una visita di Kruscev in Jugoslavia, Tito portò il suo ospite anche nelle terre strappate all’Italia in seguito al Trattato di Pace del 10 febbraio 1947. [LS]