“Confine orientale”. L`impressione è che ormai la locuzione corrisponda non più soltanto ad uno spazio fisico e geografico, ma quasi più ad uno spazio figurato, o virtuale, tra i più sfruttati per chi voglia dedicarsi a riconsiderare categorie di analisi non solo storica (irrendentismo, nazionalismo, imperialismo, colonialismo, fascismo, comunismo, razzismo, etc.) ma anche politica. Quasi un parametro adatto a testare e rivelare l`appartenenza e schieramento politico del proprio interlocutore. Senti profondamente la valenza del 10 febbraio? Beh allora sei “di quel giro li`”. Ti esalti al 25 aprile? Beh allora stai con “quel giro di la`”.
A proposito di istituzioni
L`ultimissima è l`istituzione della Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini assegnata al 26 gennaio. Le “adeguate puntualizzazioni critiche” sono già partite, personalmente mi do il tempo di lasciarmi andare, forse molto ingenuamente, alle evocazioni dei romanzi di Mario Rigoni Stern che lì ci fu davvero, o persino alla ricerca in dispensa, di due dita di buona vecchia grappa.
Il Confine Orientale tutelato da 130 anni
Nei giorni scorsi si è svolto all`Ateneo Veneto un incontro dedicato a ricordare i 130 della Lega Nazionale, la più antica della associazioni create nel 1891 per la tutela della cultura e della lingua italiana nei territori della Venezia Giulia allora sotto dominio dell`impero austro-ungarico (da tener presente che Trieste, Istria e Dalmazia facevano parte di un unicum territoriale e che dunque di un “confine” si inizia a parlare solo dopo la Seconda guerra mondiale quando Trieste diviene città a ridosso tra Repubblica italiana e Repubblica federale yugoslava). Sono intervenuti il Presidente della Lega avv. Paolo Sardos Albertini, e Giuseppe Parlato, attualmente Presidente della Fondazione Ugo Spirito e Renzo de Felice.
La storia
La storia della Lega Nazionale merita di esser conosciuta meglio al di fuori il contesto triestino, “oltre l`Isonzo” in direzione Venezia. Scorrerne le date e dunque le tappe della sua lunga storia, rivela al pubblico non solo triestino le fasi di un attivismo di cui parte integrante fu il programma educativo messo in atto tramite la vera e propria sovvenzione di istituti scolastici (dall`asilo fino alle scuole professionali, comprese borse di studio per i più meritevoli per sostenere gli studi universitari), seguito da altre attività di aggregazione sociale come l`apertura di biblioteche, pubblicazioni, feste, balli, cartoline commemorative, calendari, etc.
L’italianità veneta e il Confine Orientale
Alla Lega va riconosciuto l`indiscutibile impegno di aver raccolto il testimone per rappresentare e tutelare l`italianità veneta dopo la caduta della Repubblica nel 1797, ma di esserne stata protagonista nel corso di un arco di tempo complesso e violento.
La storia dell`associazione attraversa tre secoli, dall’Ottocento al Duemila, passando, come dice Sardos Albertini, dall`epoca dei tram a cavalli fino a quella dei social. La stipula della Triplice Alleanza nel 1882 firmata dal Regno d`Italia con la Prussia ma soprattutto con l`Impero di Vienna, fu un fatto a dir poco traumatico per gli Italiani di quei territori sottoposti al dominio asburgico. Le sempre maggiori difficoltà a gestire un impero vasto e multietnico, avevano spinto Vienna a far ricorso alla pratica del divide et impera per arginare le rivendicazioni di ciascun gruppo etnico in nuovi stati-nazione.
Niente odio, ma solo amore
Riccardo Pitteri, primo Presidente della Lega, ebbe a scrivere :” Dalla Lega non è mai uscita una sola parola di odio, ma solo mille parole d`amore”, un amore rivolta all`Italia, alla sua lingua e alla sua cultura, un atto genuino di patriottismo, che pone l`associazione in prima linea su di un territorio complesso e multietnico e che di lì a poco vede l`inizio della lunga serie di violenze e ritorsioni, la prima delle quali fu l`incendio alla sede, insieme a quelle del Piccolo e della Società Ginnastica Triestina, il 23 maggio 1915.
Un Confine Orientale fatto di grandi uomini
La storia della Lega è anche storia di uomini e attivisti. Incontro di figure come quella di Gabriele Foschiatti, (1889-1944) la cui vicenda personale sembra sfuggire ai parametri interpretativi prevalenti per quei territori. Mazziniano, volontario irredento, raggiunto il grado di tenente degli Arditi, prese parte all`Impresa di Fiume. Fervente repubblicano convinto che solo così la Venezia Giulia avrebbe avuta riconosciuta l`autonomia adatta a preservarne le peculiarità etniche e culturali. Da attivista del Partito d`Azione, morirà a Dachau nel 1944.
Il primo conflitto apre la questione del Confine Orientale
L`annessione di Trieste all`Italia alla fine del primo conflitto apre ad un bivio dove la Lega non riesce a trovar spazio. Tra il massimalismo socialista che guarda a Mosca, e la reazione degli ex combattenti sempre più monopolizzata dal nascente movimento fascista. È del 1928 l`incendio del dopo scuola di Prosecco-Contovello fino a quando il 30 settembre del 1930 la Lega si ritrova a dover trasferire tutto il proprio patrimonio e le proprie attività all`Opera Nazionale Balilla e all`Opera Italia Redenta.
Dopo il secondo conflitto ci pensa un Don
Alla fine del secondo conflitto la Lega si riorganizza e rinasce grazie a Don Edoardo Marzari, presidente del CNL. Evaso in tempo il 30 aprile del 1945 dalle carceri del Coroneo in mano all`occupante nazista, per unirsi il Corpo Volontari della Libertà nell`insurrezione anti-titina delle prime giornate di maggio. Alla fine delle quali la repressione lascia a terra poco meno di duecento caduti. La guida del Municipio dalla fine dell`occupazione yugoslava al 12 giugno 1945 fino al 1949, verrà affidata a Michele Miani. Altro esponente del CNL e della Lega.
Il Confine Orientale e la rivolta triestina
Il 5 novembre 1953 nel corso della rivolta di Trieste, dopo due giorni di dimostrazioni partecipate da cittadini di ogni sorta, e intese a ribadire l`aspettativa di vedere il Territorio Libero di Trieste riconnesso all`Italia, muoiono sei giovani dimostranti, tutti soci della Lega Nazionale.
La riflessione
Il ricordo di quelle giornate tocca ancora il Presidente Sardos Albertini, capodistriano di nascita, quando ne parla. La complessità del dibattito non può non far riflettere ancora una volta sul “gran parlare del Confine orientale” e della violenza che ne caratterizza la storia recente. Esso è e deve restare una questione storica e umana. Anziché` uno slogan uscito dalle performance della tivù comica di Sabina Guzzanti. E utile per operazioni editoriali poco credibili e di dubbio gusto, sin dal titolo.
Silvia Zanlorenzi
Consigliere del Comitato provinciale di Venezia dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia
Fonte: éNordEst – 10/04/2022