Le Pietre d’inciampo (Stolpersteinein tedesco) sono un progetto dell’artista tedesco Gunter Demnig – l’idea è nata nel 1995 a Colonia –. Queste vengono realizzate su richiesta dei parenti di coloro che “inciamparono” in un tragico destino. In cosa consistono questi Stolpersteine? Materialmente sono delle piccole targhe d’ottone della dimensione di un sanpietrino, ossia un quadrato con dieci centimetri di lato. La “pietra” viene posta davanti alla porta della casa in cui abitò il deportato, e su essa vengono incisi il nome della persona deportata, l’anno di nascita, la data e il luogo di deportazione e la data di morte, se conosciuta, per ricordare chi si voleva ridurre soltanto a un numero. Un inciampo non fisico, dunque, ma visivo e mentale, per far fermare a riflettere chi vi passa vicino. Finora sono stati collocati circa 70mila Stolpersteine in vari Paesi d’Europa, tra cui Germania, Austria, Ungheria, Ucraina, Repubblica Ceca e Slovacchia, Polonia, Olanda, Italia. Le Pietre d’inciampo collocate a Fiume a ricordo di Eugenio e Giannetta Lipschitz sono le prime memorie perenni in Croazia.
“Dall’emancipazione all’Olocausto. Gli ebrei di Fiume e di Abbazia, 1867 – 1945”: è questo il titolo della mostra didattica, inaugurata ieri al Museo Civico del capoluogo quarnerino, in occasione della “Stolpersteine – Pietra d’inciampo”, lapide posata a ricordare gli ebrei fiumani Eugenio e Giannetta Lipschitz, deportati e uccisi nel campo di sterminio di Auschwitz.
L’evento espositivo, che rimane in visione fino al 21 giugno, è stato occasione anche per comunicare alle giovani generazioni le vicende degli ebrei fiumani e abbaziani nei tragici fatti della Shoah.
La mostra dell’autrice Sanja Simper – storica e ricercatrice che da anni si dedica con passione alla riscoperta dei frammenti della storia ebraica della zona quarnerina –, esamina le dinamiche della vita tradizionale, religiosa, educativa e culturale nelle comunità israelitiche di Fiume e Abbazia. Una collettività che contava più di 1700 persone e i cui componenti provenivano dall’ex Monarchia Austro-Ungarica, in prevalenza dall’Ungheria ma anche dai paesi dell’Europa centrale e orientale. Per raccontare ciò, Sanja Simper affronta in circa 20 panelli arricchiti da foto, documenti, ritagli di giornali d’epoca e testi, il periodo dell’emancipazione degli ebrei, avvenuta nel 1867 nella Monarchia asburgica. Azione che permise una massiccia immigrazione ebraica a Fiume che sotto la diretta amministrazione ungherese iniziò, a sua volta, a svilupparsi velocemente come il maggiore emporio marittimo portuale della parte ungherese della Monarchia.
Per la nuova componente ebraica la società fiumana era estranea all’odio antisemita e rappresentava quasi una terra promessa dove convivere serenamente con gli altri popoli. La mostra racconta anche di come le prospettive di lavoro ad Abbazia, alla fine dell’Ottocento, permisero la formazione di una cospicua comunità israelitica. Tutto ciò fu bruscamente interrotto dalla promulgazione delle leggi razziali avvenute nel 1938. È descritto il terribile impatto che quelle leggi ebbero sugli studenti di religione ebraica, la privazione dei diritti civili e politici, la discriminazione sociale ed economica e l’impoverimento materiale. Fino ai primi arresti avvenuti all’inizio del 1944, le brutali interrogazioni subite, i maltrattamenti e infine le deportazioni nella Risiera di San Sabba e nel campo di Auschwitz dove la maggior parte fu uccisa nelle camere a gas.
La mostra offre pure un quadro più dettagliato delle deportazioni. Risulta che secondo le ricerche sistematiche da Fiume e Abbazia sono state deportate nei campi oltre 400 persone, delle quali a ritornare sono state solo poche decine. In seguito a tali tragici esiti la Comunità ebraica di Fiume si sta ancor sempre difficilmente rinnovando, mentre quella abbaziana si è completamente estinta. “Dall’emancipazione all’Olocausto. Gli ebrei di Fiume e di Abbazia, 1867 – 1945”, accompagnata per l’occasione da un ricco catalogo, è stata inaugurata dal sindaco Vojko Obersnel, alla presenza dei rappresentanti della Comunità ebraica.
Gianfranco Miksa
“la Voce del Popolo” 22 maggio 2013
L’artista tedesco Gunter Demnig colloca a Fiume le prime “pietre d’inciampo” (foto www.novilist.hr)