Gianfranco Fini è il primo presidente della Camera dei deputati del Parlamento italiano ad aver fatto visita alla Comunità Nazionale Italiana. Un momento d’incontro importante che ha contribuito a rafforzare ulteriormente il legame naturale tra l’Italia e i cosiddetti “rimasti”, un vero e proprio vettore di dialogo tra Roma e Zagabria, un ponte che unisce e che favorisce la comunicazione tra i due Paesi che non è stato “mai speculare a quello degli esuli, mai sinonimo di contrapposizioni ideologiche né di distacco emotivo”. Lo ha sottolineato nel suo intervento, martedì alla Comunità degli Italiani di Pola, il presidente dell’Unione Italiana, Furio Radin.
“Caro presidente Fini, sindaco Miletić, ambasciatori Pignatti e Vidošević, console Rustico, gentili ospiti, miei connazionali, è un onore, e un grande piacere averla qui con noi, a Pola, presidente, nel capoluogo storico istriano, tra gente di tutto il territorio in cui storicamente risiedono gli italiani: l’Istria, Fiume e il Quarnero, la Dalmazia e i bellunesi della Slavonia occidentale. Tutti riuniti a salutare il presidente della Camera del Parlamento italiano, ma anche l’uomo Gianfranco Fini, al quale diamo il nostro benvenuto tra i giuliano-dalmati rimasti nelle loro terre.
I rimasti, un concetto che per noi non è stato mai speculare a quello degli esuli, mai sinonimo di contrapposizioni ideologiche né di distacco emotivo: chi ha subito la tragedia dell’esodo, non ha trovato la forza di rimanere nelle proprie terre, chi è rimasto, chi non si è imbarcato su quel piroscafo Toscana, che strappava famiglie da quell’Arena che lei ha intravisto poc’anzi, ma anche da tante città e paesi istriani, fiumani e dalmati, non l’ha fatto soltanto perché non ha trovato la forza di partire. Un solo popolo diviso da una storia che, in queste terre, non ha risparmiato né italiani né croati né sloveni. Una storia fatta di fascismi e antifascismi, di foibe e villaggi slavi bruciati, di esodi e controesodi. Una storia che noi accettiamo in tutti i suoi aspetti, della quale non rinneghiamo niente, a patto che serva da lezione di vita, che non ci faccia più ripetere gli errori del passato. Che ci insegni a non subire le prepotenze di chi ritenti di fare violenza su un popolo che ha la sola sfortuna di essere tollerante con il prossimo, anche con chi non lo merita.
IDENTITÀ Presidente Fini, la rendiamo partecipe di questi nostri sentimenti perché conosciamo ed apprezziamo la sua intelligenza e le sue aperture. Per questo vogliamo esprimerle, accanto al rimpianto e alla rabbia per la parte esodata delle nostre famiglie, l’orgoglio di essere rimasti, la chiara coscienza che, senza di noi, in queste terre oggi non si parlerebbe italiano, e, senza la nostra cultura istro-veneta, queste terre perderebbero la propria identità. Perché, se il mantenimento della cultura italiana di queste terre è il valore che siamo riusciti a salvare, la solidarietà con la popolazione, con la componente, come la definiamo noi che non amiamo parlare di minoranze e maggioranze, croata, soprattutto istriana che siamo riusciti finalmente a costruire. Mettendo fine a un secolo di soprusi reciproci.
CONVIVENZA È in virtù di questo valore, che noi chiamiamo convivenza probabilmente con un termine non azzeccato, e che forse sarebbe meglio definire come identità integrate, che oggi abbiamo ottenuto diritti importanti in Istria e a Zagabria, dove sosteniamo un governo che, per quanto riguarda i diritti umani e minoritari, mantiene le proprie promesse. Per questo, quando da Roma ci chiedono cosa possiamo fare per voi in Croazia, noi rispondiamo niente, bastiamo noi a metterci d’accordo con Zagabria, e in Istria ci siamo messi d’accordo già da molto tempo.
DEMOCRAZIA Infine, l’Unione Italiana. È la nostra vera forza, un’organizzazione che non si è mai chiusa agli altri, che oggi conta quasi 40mila membri, in Croazia e Slovenia. Fondata quasi settant’anni fa, democraticamente eletta da due decenni, con voto diretto per le cariche più responsabili da quest’anno. L’Accordo italo-croato sulle minoranze ne sancisce quella rappresentatività che tutti noi, incluse le varie opposizioni che si sono susseguite negli anni, sentiamo fortemente.
L’Unione Italiana rispetta il passato, ma guarda al futuro, vuole abbandonare vittimismi e assistenzialismi e porsi come risorsa per la Croazia e la Slovenia, e naturalmente per l’Italia, che in questa parte d’Europa, da Lubiana a Zagabria e Belgrado e più in là, ha un alto grado di interscambi, economici e culturali. I tanti giovani istruiti e padroni delle lingue che abbiamo nelle nostre Comunità non possono che rappresentare una garanzia per la collaborazione tra questi Paesi.
EUROPA L’Europa, presidente Fini, rappresenta per noi un superamento di confini ingiusti, qui in Istria. Lo spostamento di Schengen ci farà respirare aria d’Europa ma anche di Madre Patria. L’Italia, per queste e per molte altre ragioni fa bene ad aiutare la Croazia ad integrarsi quanto prima. Ricordo qualche anno fa quando, ad un mio invito a venire a trovarci, lei mi ha risposto: ‘Lo vorrei tanto, ma non so se i tempi siano ancora maturi’. Oggi lo sono, lei è qui, e questo è un grande merito di questi due Paesi, l’Italia e la Croazia, e delle diplomazie, croata a Roma e italiana a Zagabria, che vorrei qui ringraziare pubblicamente. La Comunità Nazionale Italiana la saluta presidente Fini, è orgogliosa di averla non ospite, ma a casa sua, una casa comune che sta diventando sempre più europea. Viva l’Italia, viva la Croazia. E soprattutto vivano i popoli che le abitano. Grazie”.