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Raduno degli esuli a Pola, la conferenza stampa a Trieste – 11giu13

Il Libero Comune di Pola in Esilio e l’Unione Italiana di Fiume hanno tenuto il 10 giugno una conferenza stampa nella sede dell’Associazione delle Comunità Istriane a Trieste per illustrare il programma del 57° Raduno degli Esuli da Pola e, nello specifico, il pellegrinaggio del 14 giugno alla foiba di Surani e a Rovigno in omaggio alle vittime italiane degli opposti totalitarismi.

Sono intervenuti Silvio Mazzaroli, consigliere del Libero Comune di Pola in Esilio e direttore de “L’Arena di Pola”, Maurizio Tremul, presidente della Giunta esecutiva dell’Unione Italiana, e Paolo Radivo, consigliere del Libero Comune di Pola in Esilio e redattore de “L’Arena di Pola”.

Venerdì 14 giugno sarà il giorno più solenne del 57° Raduno degli Esuli da Pola. Sulla scia del Percorso della Memoria e della Riconciliazione avviato il 12 maggio 2012, italiani esuli e residenti omaggeranno assieme i 26 connazionali gettati nella foiba di Surani il 5 ottobre 1943 da partigiani titoisti e i 3 fucilati a Rovigno l’8 febbraio 1944 da militi fascisti.

La voragine, profonda 135 metri, è recintata e ricoperta da vegetazione.

Da lì l’11 e il 12 dicembre 1943 cinque vigili del fuoco istriani, tra cui il maresciallo Arnaldo Harzarich, estrassero 26 salme, quasi tutte con ferite d’arma da taglio. Inizialmente se ne identificarono 21, ma dopo ulteriori indagini si salì a 24. Simbolo di quella barbara strage è Norma Cossetto, cui nel 2005 il presidente della Repubblica Ciampi ha conferito la Medaglia d’Oro al Valor Civile alla memoria per la sua «luminosa testimonianza di coraggio e di amor patrio».

La seconda tappa del pellegrinaggio sarà alle 12.30 presso il muro di cinta di Villa Vianelli prospicente il lungomare di Rovigno. Lì una lapide ricorda il luogo dove i repubblichini trucidarono tre partigiani italiani: Pino Budicin, Augusto Ferri e Giovanni Sossi. Le versioni agiografiche di matrice jugoslava asseriscono che Budicin e Ferri, trovandosi da soli nella campagna rovignese, caddero l’8 febbraio 1944 (o la sera del 7) in un’imboscata fascista. Secondo fonti più attendibili però sarebbero rimasti vittime della soffiata di un delatore partigiano slavo. Facendoli finire nelle grinfie dei fascisti la dirigenza del PCC si sarebbe liberata di due personaggi scomodi ma troppo benvoluti a livello popolare per incorrere nell’accusa di deviazionismo.

I due eccidi hanno in comune la rispettabilità delle vittime e l’efferatezza degli assassini. Onorando quegli italiani faremo conoscere il loro martirio agli ignari, ricomporremo memorie a lungo contrapposte, proseguiremo nella riunificazione del nostro popolo forzatamente diviso e chiederemo un riconoscimento ufficiale croato dell’atroce massacro di Surani.

(fonte Libero Comune di Pola in Esilio / Paolo Radivo 10 giugno 2013)

 

 

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