Grazie Roma, è il caso di dirlo, e non per emulare la canzone di Venditti, perché è di altra musica che stiamo parlando, fatta di incontri e di intenti. Il 50.esimo Raduno fiumano non poteva avere cornice più degna in quest’ultimo fine settimana. Tre giorni di strette di mano, discussioni, visite, intrecci, “te go deto mi”, “come ti sta”, “cossa se pol far”, si sono chiusi con un successo che ha superato le aspettative. Iniziato con una giornata dedicata al Campidoglio, è poi proseguito con il Consiglio e l’Assemblea con i temi di sempre: l’anagrafe, lo stemma che contraddistingue l’associazione, le testimonianze personali.
Ma il Libero Comune con la Società di Studi Fiumani e l’Anvgd avevano in serbo ben altro: una mattinata (sabato mattina) dedicata ad un tema finalmente ambizioso, il contributo di Fiume all’Europa nella storia di ieri ma soprattutto per il domani. A cimentarsi, esuli, rimasti, politici in una commistione che ha fuso le competenze e gli schieramenti per concentrarsi tutti sul comune obiettivo di costruire qualcosa di importante per il futuro. Tre gli alti rappresentanti delle istituzioni, gli on. Carlo Giovanardi, Maurizio Gasparri e Francesco Saverio De Luigi, due rappresentanti delle istituzioni italiane a Fiume, Ingrid Sever e Agnese Superina, tre della Società di Studi Fiumani e Archivio storico di Roma, Amleto Ballarini, Marino Micich e Gianni Stelli e ancora Donatella Schürzel dell’Anvgd di Roma e Guido Brazzoduro dei Fiumani nel Mondo.
A seguire il dibattito un centinaio di fiumani e giuliano-dalmati per una realtà romana che ha risposto con entusiasmo e partecipazione a tutte le iniziative dell’incontro. Gli argomenti affrontati, importanti, si ricollegano a dibattiti precedenti, non ultimo alle riflessioni dell’ultimo Raduno dei Dalmati, il 59.esimo, svoltosi solo una settimana prima a Senigallia.
A conferma che non si tratta di un processo slegato e “solitario”, ma dell’evoluzione di un sentire collettivo che vorrebbe traghettare la comunità italiana adriatica verso nuove prospettive di conoscenza, collaborazione, integrazione. Secondo le più ambiziose aspettative europee. Basandosi su alcuni parametri fondamentali.
Ad iniziare è stato proprio l’on. Lucio Toth, che aveva affrontato a Senigallia il delicato problema di come “ci hanno percepito gli altri nel corso della storia”. Non c’è futuro senza memoria, ribadisce, “ed io ho cercato al 59.esimo Raduno dei Dalmati di ricostruire due secoli di storia comune, per capire come gli Italiani della penisola hanno visto la vicenda degli Italiani della Dalmazia, ma occupandomi anche di Istria e Fiume, altrimenti non si sarebbe capito. Sono partito dagli inizi dell’Ottocento, quando a queste terre si guardava con occhio diverso sia da parte dei politici, che dei letterati che della stampa di allora per arrivare ai giorni nostri”.
Ma la storia non basta, “noi viviamo il presente. Per fortuna c’è una riscoperta della nostra vicenda, resa possibile dall’approvazione, dieci anni fa, delle leggi importantissime, come la 137 sugli indennizzi, la 72/73 sui finanziamenti per la tutela del patrimonio della nostra cultura e l’altra ancora d’istituzione del Giorno del Ricordo. Leggi che ci hanno permesso di evolvere la nostra realtà”. Realtà importanti riscoprono la dimensione “altra” di un territorio. Il 18 e 19 ottobre si svolgerà un Convegno a Grado con il Touring Club italiano, dove le scolaresche vincitrici dei concorsi del Touring Club effettueranno un’escursione nella Venezia Giulia e “noi ci saremo per far capire a questi giovani com’era la regione durante l’amministrazione italiana e com’è stata la sua evoluzione attraverso i secoli. Così il Touring Club torna ad occuparsi di noi grazie al grande lavoro delle associazioni”.
I nostri soldati in Istria dopo l’8 settembre gridavano “vogliamo tornare in Italia” ricorda Carlo Giovanardi. Ma c’è anche un’altra dimensione, in questa terra eccentrica dove si saldavano situazioni diverse. “Sono stato a Dachau con Mohoratz e mi sentivo in imbarazzo per il suo tedesco fluente, retaggio del suo vissuto fiumano. Molti di voi in famiglia magari parlavano croato ed anche ungherese. Si coniugano qui il fascino e l’attaccamento morboso all’Italia, l’ampiezza di una dimensione cosmopolita, nella tragedia della guerra. E ognuno di voi è un microcosmo che esprime queste ricchezze. Il fascino del passato, ma anche la necessità di proiettare tutto questo sul futuro”.
Ma le leggi non bastano ancora, allora Giovanardi torna a parlare dei fondi tuttora bloccati in una banca europea a saldo di quanto l’ex Jugoslavia doveva all’Italia. Mezzi che vanno sbloccati per superare questa situazione economica precaria”.
Giovanardi propone la creazione di un fondo che anche in futuro permetta di salvaguardare una memoria importante. Con l’Europa anche Fiume, pur nella sua specificità, “ritorna ad essere una città aperta ed italiana per la presenza della nostra comunità. Ecco che attraverso la cultura, l’economia e tutto il resto dovete fare in modo che rimanga una testimonianza anche per chi verrà dopo di voi. Obiettivo per il quale vale la pena di combattere”.
Spalanca una porta aperta, l’impegno della gente c’è sempre stato, ma solo dopo la Legge del Ricordo è stato possibile immaginare un diverso impegno in campo nazionale ed internazionale con la consapevolezza del tempo perduto. Possibile recuperarlo e cosa possono fare le istituzioni? Risponde l’on. Maurizio Gasparri, kennediano, significando cosa rappresenta la fiumanità per gli italiani oggi. “Siete l’esempio dell’orgoglio delle proprie radici e della propria identità per chi non considera l’importanza di questi valori. Pur non facendo parte di questa diaspora, proprio per cultura politica, avendo un forte amor di patria, ho sempre visto nelle vicende che voi rappresentate un richiamo per tutti coloro che sono distratti ed assenti. Ritengo si debba perseverare nel far conoscere queste storie. Le associazioni hanno svolto, pur nella carenza di mezzi, un lavoro molto importante, nel far diventare questa memoria un patrimonio collettivo e non essere soltanto il retaggio di alcuni”.
Un lavoro che produce evoluzione ed atti simbolici. Tra breve al Senato verrà collocato il busto del sen. Baccio Ziliotto, zaratino. “Non risolvono i vostri problemi – ha detto Gasparri -, ma rimangono dei segnali importanti. Così come il mondo della scuola, credo si debba insistere. La Legge del Ricordo ha posto i nostri ragazzi di fronte ad una nuova consapevolezza, loro stessi diventano portatori di conoscenza e quando si parla di questi argomenti rispondono a tema, è successo con mia figlia e questo mi ha dato soddisfazione”. Ha poi ricordato l’importanza di un riconoscimento morale, nel processo di allargamento europeo, nella questione dei beni abbandonati che tanta sofferenza ha arrecato alle genti giuliane. “Le leggi e le iniziative purtroppo sono arrivate in ritardo, ma hanno comunque aiutato a superare una lunga fase di rimozione e noi continuiamo ad essere al vostro fianco per ciò che verrà domani”.
I Fiumani sono stati i primi ad incontrare i propri concittadini a Fiume, una primogenitura che li pone anche oggi in una posizione privilegiata, sottolineata nell’intervento di Amleto Ballarini, che risponde con i fatti a dichiarazioni di principio. La Società di Studi nasce nel 1923, come Deputazione fiumana di Storia Patria. Rinacque in esilio a Roma nel 1960, “nel Quartiere che ci accolse a Roma, l’Archivio Museo precedette le nostre case ed oggi illustra la storia della nostra gente – un patrimonio immenso che ricrea la città perduta, la città della memoria da riproporre a un mondo che ci voleva cancellare. Ricorda gli uomini illustri che, pur occupandosi attivamente del proprio lavoro, non disdegnavano di prestare la propria opera nell’associazionismo”.
“Esigenza di giustizia e profonda vocazione europea, Fiume aveva questo nel suo DNA – ribadisce Ballarini -. Noi non abbiamo operato per portare l’Italia a Fiume, ma Fiume di ieri e di oggi all’Europa”. Il tutto scegliendo una precisa metodologia: “vale a dire il rigore scientifico della nostra ricerca storica riconosciuto dalla Legge sul Giorno del Ricordo, assieme all’IRCI di Trieste”.
Quando cadde il muro di Berlino, “i tempi ci sembrarono maturi per avviare un rapporto con la città di origine. Di questa esigenza fu esclusiva interprete la nostra società di studi, ebbe completa delega in tal senso dal Libero Comune in Esilio. Primi nell’associazionismo degli Esuli a ritornare alla terra natìa, qualcuno si scandalizzò, ci criticarono, molti esultarono. Fisicamente eravamo in due, io e l’amico Mario Stalzer, a proporre l’apertura del dialogo con la città”. Cosa resta da fare? “Proseguire nella ricerca storica e non è un’impresa facile”. Proseguire nel rapporto con la città. Una strada a doppio senso, gli esuli che ritornano a Fiume, ritrovano qualcosa di se stessi.
“Siamo portatori, afferma Agnese Superina, presidente della CI di Fiume, di tenacia e resistenza, che ci hanno permesso di mantenere a Fiume l’italianità che oggi la caratterizza accanto al livello culturale – vedi il ruolo del teatro ex Verdi, oggi Zajc –, ma anche dell’emancipazione straordinaria delle donne fiumane, una società evoluta”. Questo spirito di indipendenza, libertà e giustizia, “ci è rimasto nei geni e lo stiamo trasmettendo ai giovani”.
CI di Fiume attende la costruzione di un nuovo asilo ed è la scuola lo strumento per immaginare il futuro. Lo sa bene la preside del Liceo italiano, Ingrid Sever, che ha portato una testimonianza sull’uso della lingua italiana in tutte le materie. Ma al Liceo si iscrivono anche ragazzi croati. Se il depauperamento della lingua viene arginato dall’impegno di docenti formatisi nelle università italiane che ritornano al “loro” Liceo, è anche vero che questi ragazzi “bilingui” sono capaci di capire una realtà composita con maggiore facilità. E diventa più facile vivere a Fiume in un mutato clima sociale. “L’anno prossimo – ha ricordato la Sever – festeggeremo i 125 anni della scuola, voluta dai cittadini fiumani, che univa le realtà scolastiche precedenti dei Gesuiti e delle Benedettine. In quell’occasione l’inno venne cantato in italiano”. Un invito a tutti a partecipare. Ci saremo senz’altro, risponde Donatella Schürzel, docente e presidente Anvgd con la quale il Liceo di Fiume mantiene una lunga collaborazione di scambi di alunni e docenti, che rappresenta un fiore all’occhiello per Roma e Fiume. Iniziative estese poi anche ad altre scuole, come Rovigno. “Gli inizi non sono stati facili, ma le soddisfazioni non sono mancate”.
Il discorso europeo “ci rimette nella posizione che è già stata ed aveva determinate connessioni con un certo mondo che la letteratura ci restituisce benissimo – afferma la Schurzel -. Ecco che il Seminario del Miur porta anche questa consapevolezza. Il tutto rivolto ai docenti, questo è fondamentale per aiutarli ad affrontare in modo giusto determinati argomenti per sfuggire a manipolazioni di ogni tipo, che esistono e vanno superate”.
Ai Seminari un aspetto fondamentale è quello di portare un esempio di “Fiumanità per un’idea d’Europa”. Ma cosa s’intende per italianità di queste terre.
Gianni Stelli “l’italianità delle nostre terre non va identificata con l’italianità politica. È secolare, con radici nel Medioevo, si prolunga attraverso tutta l’epoca moderna e può essere ampiamente documentata. L’idea che questa inizi con il ’18 è completamente falsa. E tra l’altro porta l’acqua al mulino del nazionalismo croato e sloveno, che considera queste città strappate agli slavi per un breve periodo politico delle dittature. Potrei citare molti esempi, ma mi limiterò a ricordarne uno: la curiosa tariffa del pesce riportata nei libri XVII secolo scritta in dialetto istro-veneto, a significare che non si trattava di una lingua di comunicazione, come sostengono parecchi storici croati, purtroppo, bensì della lingua parlata dalla gente, dal popolo, in questo caso pescivendoli”.
Che si tratti di una realtà composita lo testimoniano i cognomi delle genti di queste terre. Ecco perché è fondamentale far passare il messaggio dell’italianità come scelta culturale e non come fatto di sangue, come sostenuto da pseudostorici come lo Žic che deduce la nazionalità dall’analisi del cognome. Cosa fare? Si chiede Stelli, rispondendo alla domanda del dibattito. “Certamente non coltivare nostalgie, certamente non rinchiuderci in noi stessi. Continuare il dialogo, anzi mantenere un rapporto organico con la nostra minoranza”. E con il territorio, ribadisce Marino Micich ricordando che quest’anno la Società di Studi Fiumani ha incontrato oltre 25 istituti scolastici in Lazio, in Umbria grazie a Gianni Stelli e Franco Papetti, ma anche in altre regioni. E spiega: “Mi sono avvicinato a questo mondo degli esuli perché ho visto chiarezza ed il rispetto dei valori. Il culto dei morti: quando arrivavo a Zara da piccolo, prima di andare al mare ed iniziare la mia vacanza, dovevo passare ad omaggiare la tomba del nonno al cimitero”. Ecco perché continua a spendersi per la causa della fossa comune di Castua, per la riesumazione dei resti del sen. Riccardo Gigante, simbolo di fiumanità ed italianità, ancora lontana dall’essere risolta ma comunque un simbolo, una strada da percorrere, un fine da raggiungere “per noi ma anche per i croati che ribadirebbero anche così il loro spirito europeo”.
Ed in spirito europeo Giovanardi propone di ricordare nel 2013, nel Bicentenario di Verdi, il grande musicista anche al Teatro di Fiume che ne portava il nome. E di supportare la proposta di Giovanni Radossi di creare a Rovigno un Museo dell’esodo. Di carne al fuoco ce n’è tanta. Per cui questo Raduno fiumano diventa una tappa di un dibattito che s’intende continuare. E le leggi possono aiutare. Lo sa bene il ministro plenipotenziario De Luigi che ha voluto ribadire, in chiusura, l’impegno suo e della Commissione del Ministero degli Esteri nel rifinanziamento della Legge 72 e 73, al momento presso il Ministero delle Finanze che “speriamo venga colta nella misura in cui l’abbiamo proposta perché riteniamo essere questi fondi importanti anche per il futuro. Per cui volevo rassicurarvi sul nostro personale impegno ad andare avanti su una questione che dovrà essere rivista anche in sede parlamentare. Si tratta comunque di leggi che vanno a toccare temi evocati durante il dibattito: i giovani, le scuole, la cultura che vanno sviluppati nel futuro percorso europeo unitamente alla non discriminazione tra cittadini croati e stranieri rispetto alla legge sulla denazionalizzazione e la restituzione dei beni”.
Un mosaico di temi che creano le premesse dell’incontro dei Fiumani nel Mondo del prossimo anno a Fiume. Guido Brazzoduro conosce le difficoltà che questa iniziativa comporterà. Molti ne saranno entusiasti, altri assolutamente in disaccordo. Parlarne innesca comunque una gradualità che evolve le situazioni e gli atteggiamenti. Bisognerà lavorarci. Come con i giovani che fanno pesare la loro assenza a questi incontri, con delle valide motivazioni “ma dobbiamo aiutarli a lavorare con noi per poter passare loro il testimone”. Domenica il dibattito è continuato, spostando l’attenzione sull’editoria che ha concluso un percorso certamente ricco, anche con la visita dell’Archivio Museo e la partecipazione dell’on. Francesco Pionati. Roma, caput mundi, anche questa volta ha mantenuto la sua promessa.
Rosanna Turcinovich Giuricin
“la Voce del Popolo” 9 ottobre 2012