Non si è mai indagato sul tema delle relazioni tra gli esercenti con negozi presso il Centro smistamento profughi, che chiuse i battenti nel 1960 e gli esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia. Ecco una serie di interviste e di ricordi.
“Il mio esodo è del 1953 e mio marito ga impegnà la fede de matrimonio – ha detto Elpida Chelleris Nicola – per comprar el savon ed alte robe, son stada per tre anni al Centro smistamento profughi in via Pradamano e se gaveva la polizia davanti al cancel, se magnava in piatti e biceri de alluminio”. Poi c’è una precisazione: “No se podeva passar davanti de la vetrina della pasticceria De Luisa, in viale Palmanova, coi dolcetti e le paste in mostra, dato che i putei diventava mati a vederli e noi no se gaveva schei per comprarli”. Il panificio, gelateria e pasticceria era dei Fratelli De Luisa nel 1949.
In via Pradamano 21 ci sono l’edifico e gli impianti sportivi ex-GIL, oggi Scuola “E. Fermi”. Una lapide ricorda il Centro smistamento profughi (CSP), del 2007. L’edificio è stato un Collegio convitto O.N.B., costruito intorno al 1934-1936, su progetto dell’architetto Ermes Midena, prestigioso esponente del razionalismo. Contiene opere affrescate di Afro Basaldella, restaurate nel 1987. Tale collegio convitto poi è appartenuto alla Gioventù Italiana Littorio (GIL), fino al termine della guerra. È stata una caserma nazista e, nel 1945, degli inglesi. Dal 1947 ha funzionato come Centro di smistamento profughi, ospitando alla meno peggio oltre cento mila esuli italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia, nel periodo 1947-1960. Essi venivano poi assegnati a 140 Centri Raccolta Profughi sparsi in tutta Italia.
Di recente è stato Omar Codarin, nei capitoli della sua tesi di laurea magistrale, ad approfondire molto la ricerca storica “sul complesso udinese di via Pradamano: dalla sua costruzione (1929-1930), ideato come stazione dei carabinieri, alla cessione all’Opera Nazionale Balilla nel 1932. Successivamente il capitolo illustra l’organizzazione del Collegio Magistrale (1937-1941), con particolare attenzione al personale docente e comandante, per poi concludersi con il Collegio per istitutori e per orfani (1941-1944)” (Codarin O : 2022-2023 : 5).
Nello stesso quartiere udinese c’erano i bar-osteria dove, nel dopoguerra, andavano i profughi per una partita a briscola. I bar sono tuttora esistenti: bar Franzolini e bar Fusâr. Le mamme profughe lì compravano il ghiacciolo per i figli “perché costava poco e Bepi Franzolini segnava sul libretto e se pagava a fine mese”. C’era il tabacchino dove gli sfollati compravano le sigarette, sempre in via Pradamano, verso le case popolari di via Di Brazzà.
C’era pure una merceria, come ha riferito Giulia Marioni, dove le donne esuli portavano pizzi, lenzuola e, persino qualche monile d’oro, cercando di scambiare quelle cose con del denaro, o in cambio di un sapone profumato. In effetti la signora Ines Marioni era la titolare del negozio, come ha detto Teresa Novelli Marioni, sua sorella e mamma di Giulia. “Quella merceria era in via Pradamano, di fronte al Campo profughi – aggiunse – e ci ricordiamo che gli istriani, fiumani e dalmati uscivano dal CSP per comprare qualcosa, o per tentare di scambiare anelli, collane e pizzi per certi prodotti del negozio, come i fili da cucito”.
È nella Baraccopoli di San Rocco, a Udine [immagine di copertina, ndr], che furono portati i primi esuli dall’Istria. Lo ha scritto Maria Maracich, a p. 19, di un suo memoriale del 2013, intitolato “Il Viaggio di Meri”. Le baracche erano situate dietro la chiesa di San Rocco, tra via San Rocco e via Vincenzo Joppi. Costruita dopo la Grande guerra in seguito al 1917, quando ci fu l’esplosione della polveriera di Sant’Osvaldo, la baraccopoli di 29 grandi capanni, ospitava all’inizio gli sfollati e i senzatetto a causa di quello scoppio e, poi, le famiglie poco abbienti. Nel 1944 ospitò i primi profughi istriani dell’esodo giuliano dalmata. Fu abbattuta durante gli anni 1960-1965, mano a mano che venivano edificate le case popolari.
Dal libro di Giorgio Stella “Ti racconto San Rocco” si sa che alla fine degli anni ’50 la famiglia fiumana Clauti, composta dai genitori e i quattro figli, aprì con successo in via San Rocco il bar ‘Allegria’. La laboriosa famiglia Clauti in seguito rinnovò il locale, aprendo nelle vicinanze la merceria ‘Da Nucci’, con una delle figlie. Bruno Clauti, esule di Fiume, è mancato nel 2022, all’età di 96 anni.
Nello stesso quartiere abitava Livio Marsich, detto il fiuman, ma originario dell’Isola di Veglia. Varie donne istriane, ospiti del CSP di via Pradamano, suonavano alle porte delle case di borgo San Rocco tentando di vendere biancheria ricamata del corredo da sposa in cambio di poche lire, ma la miseria era troppo diffusa nel dopoguerra. Livio Marsich, detto il fiuman (Veglia 1932 – Udine 2011), dopo il suo funerale svoltosi a Udine nella chiesa di San Rocco gremitissima di parrocchiani ed esuli, volle che le sue ceneri riposassero a Veglia, oggi in Croazia. “C’è ancora un particolare su Livio Marsich – ha detto Giorgio Stella – la sua popolarità era dovuta anche al fatto che per un lungo periodo è stato bigliettaio sugli autobus urbani dell’Azienda Trasporti Municipali, insieme a mio padre, che ne era autista, in seguito loro diventarono molto amici”.
Giuseppe Marsich, fratello di Livio, ricordava che suo padre era “stato per tre anni al Villaggio metallico di via Monte Sei Busi e, dopo, in città, te capivi se un el iera profugo, perché se fermava a varar le vetrine dei salumifici e macellerie, coi salami, formaggi e le mortadelle in mostra”. Poi aggiunse: “Eh, sì, perché in Jugoslavia le vetrine dei negozi le iera svode e le gaveva una gran foto de Tito nel mezzo, iera el 1949 e nel 1952 se gaveva la casa al Villaggio giuliano de Via Cormor Alto, de quelle fatte coi schei dei Americani de l’UNRRA-Casas”.
Anche il macellaio Antonio Rigo ricordò che davanti alla sua vetrina, in viale Palmanova, a poche centinaia di metri dal Centro smistamento profughi, nei primi anni ’50, si fermavano a guardare meravigliati certe persone magre, smunte, ma non entravano a comprare i salami, le salsicce o altro. Erano tempi così.
Fonti orali – Si ringraziano e si ricordano le persone seguenti che hanno collaborato alla ricerca con l’intervista (int.) condotta a Udine dall’autore con taccuino, penna e macchina fotografica nelle date citate.
– Elpida Chelleris vedova Nicola, Isola d’Istria 1930, int. del 3 maggio 2006.
– Giuseppe Marsich, Veglia (Regno dei Croati serbi e sloveni) 1928-Udine 2019, italiano all’estero, int. dell’11 febbraio 2004 in presenza di Rita e Giuseppe Bugatto di Zara.
– Teresa Novelli in Marioni, Udine 1922, int. dell’8 gennaio 2004, con dati del 10 dicembre 2014 della figlia Giulia Marioni, Udine 1952.
– Antonio Rigo, Udine (1898-1993), int. del 31 gennaio 1993.
– Giorgio Stella, Udine 1947, amico di veglioti esuli in borgo S. Rocco, int. del 28 gennaio 2024.
– Omar Codarin, Le scuole del Partito Nazionale Fascista. Uno studio sul Collegio Magistrale della Gioventù Italiana del Littorio di Udine. Università degli Studi di Trieste, Dipartimento di Studi Umanistici, Corso di laurea magistrale in studi storici. Dall’antico al contemporaneo. Tesi di laurea. Anno accademico 2022-2023, pp. 106.
– Maria Maracich, Il Viaggio di Meri, Codroipo (UD), Edizioni Beltramini, 2013.
– Giorgio Stella, Ti racconto San Rocco. Storia di un suburbio tra luoghi e identità, [s.e.], Udine, tipografia Marioni, 2018.
– Elio Varutti, Italiani d’Istria, Fiume e Dalmazia esuli in Friuli 1943-1960. Testimonianze di profughi giuliano dalmati a Udine e dintorni, Udine, Provincia di Udine / Provincie di Udin, 2017. Anche nel web.
Progetto di Elio Varutti, Coordinatore del gruppo di lavoro storico-scientifico dell’ANVGD di Udine. Lettori: Giorgio Stella, Giulia Marioni, Sergio Satti e Rosalba Meneghini (ANVGD Udine). Aderiscono il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine e l’ANVGD di Arezzo. Ricerche e Networking di Maria Iole Furlan e E. Varutti. Grazie a Alessandra Casgnola, Web designer e componente del Consiglio Esecutivo dell’ANVGD di Udine. Ricerca di immagini di Elio Varutti. Altre fotografie dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: https://anvgdud.it/