Riceviamo e volentieri pubblichiamo una recensione di Carlo Cesare Montani, esule di Fiume, al libro di Aberto Bolzoni, intitolato “Ho incontrato Norma. Il mio percorso verso Norma Cossetto”, del 2021. Siamo onorati di pubblicare, inoltre in copertina qui sopra, nel presente articolo, un’immagine inedita della martire istriana all’età di 19 anni, quando frequentava l’Università di Padova; la fotografia originale è stata donata da Licia Cossetto, sorella di Norma, alla signora Laura Brussi, esule di Pola. Il libro di Bolzoni è dedicato a tutte le donne che nella loro vita sono state costrette a subire abusi e violenze. A cura di Elio Varutti, per la redazione del sito ANVGD Udine.
***
Nella storiografia, ormai quasi sterminata, circa le vicende del confine orientale, con particolare riguardo alle tragedie di esodo e foibe, il personaggio di Norma Cossetto ha assunto una dimensione straordinaria per esserne diventato un simbolo generalmente riconosciuto. Ciò, grazie al comportamento eroico assunto davanti ai suoi assassini che le valse la Medaglia d’Oro al Valore conferita dal Presidente Ciampi nel 2006, e che molto tempo prima le aveva fatto concedere la laurea “ad honorem” riconosciuta dall’Università di Padova nel 1949. Del resto, nella memorialistica è accaduto altrettanto: basti dire che sono almeno cento i Municipi italiani ad avere onorato la memoria di Norma nella propria toponomastica, quando non l’abbiano fatto con iniziative di più alto spessore, quali anfiteatri, aule scolastiche, biblioteche, sale comunali, e via dicendo, cui si devono aggiungere i mille riconoscimenti dedicati nella loro globalità ai Martiri infoibati o diversamente massacrati dai partigiani di Tito.
In diversi casi, si tratta di messaggi necessariamente ripetitivi, che tuttavia rispecchiano l’esistenza di crescenti sensibilità nei confronti di una grande tragedia storica per troppo tempo dimenticata a causa di responsabilità politiche inconfutabilmente documentate. Non mancano, peraltro, voci che si vanno distinguendo per una serie di riflessioni più approfondite, anche a proposito dell’esempio di alto patriottismo etico affidato all’attenzione dei posteri dalla giovane eroina istriana. In questo senso, assume rilevanza importante il saggio di Alberto Bolzoni, tanto più che non si tratta di uno storico tradizionale, ma di un ingegnere molto interessato all’analisi oggettiva di vicende della Seconda guerra mondiale.
L’Autore, mosso dall’intento di approfondire “in loco” il dramma di Norma e della sua famiglia, ha compiuto un recente viaggio in Istria, durante il quale ha visitato i luoghi che videro l’infanzia e la giovinezza della giovane Cossetto, come la grande casa nativa a Santa Domenica di Visinada e la chiesa parrocchiale del paese. Poi ha proseguito con quelli dove ebbe luogo la sua tragedia, con specifico riguardo alla caserma dei Carabinieri di Visignano, a quella della Guardia di finanza di Parenzo, e in un crescendo di commossa partecipazione, alla scuola media di Antignana (dove subì le peggiori violenze) per finire con la foiba di Villa Surani. Bolzoni ha integrato la sua opera con la descrizione di sopralluoghi non meno intensi al Liceo di Gorizia, dove Norma fu allieva durante i sei anni degli studi che la portarono al diploma di maturità classica; e quindi, all’Università di Padova, dove si era iscritta alla Facoltà di Lettere nel 1939 e dove avrebbe dovuto laurearsi con il professor Arrigo Lorenzi (nel 1943, l’anno della sua agghiacciante scomparsa, aveva in programma di sostenere gli ultimi quattro esami e di discutere la tesi, pur nel contestuale impegno d’insegnante nella scuola media di Parenzo, in sostituzione di un docente chiamato al fronte).
Norma, con tutta evidenza, era molto impegnata nello studio e nel lavoro, assieme all’amica del cuore Andreina Bresciani che condivise con lei tutto il percorso dal Collegio di Gorizia alle soglie della laurea: cosa che la dice lunga sulle falsità storiografiche, o meglio romanzate, diffuse sul suo conto in opere altrettanto recenti che, eufemisticamente, si possono definire per lo meno disinvolte (ma sarebbe un’altra storia riguardante scarse documentazioni e troppe fantasie).
Al contrario, quella di Bolzoni si distingue da tutto il resto, non solo per i ringraziamenti opportunamente e oculatamente scarsi, ma soprattutto per una partecipazione davvero immedesimata al dramma di Norma, Vittima di chi, per dirla con l’immaginifica definizione di Giambattista Vico, apparteneva al tristo genere dei “bestioni tutta ferocia”. L’Autore, attraverso non comuni doti di partecipazione, sembra rivivere quel dramma in una sorta di emozione, peraltro lucida e consapevole, in cui c’è spazio per lo strazio delle orribili sevizie di Antignana e per il terrore della voragine di Villa Surani, seguito – con un paradosso solo apparente – dalla catarsi nella serenità di una morte che coincide con l’abbraccio imperituro del Salvatore.
Ecco un’immagine in cui la storiografia cede il passo alla teleologia e quindi alla fede. Norma vive consapevolmente un’esperienza terribilmente traumatica di avvicinamento al suo tragico destino, comprende che le “piccole” felicità dell’infanzia, dell’adolescenza e della giovinezza sono perdute per sempre, e diventa Vittima sacrificale come l’Agnello, nobilitando ulteriormente il gesto con cui aveva rifiutato la turpe proposta dei suoi aguzzini: quella di passare dalla loro parte. Se non altro per questo, il lavoro di Bolzoni può essere definito un “aureo libretto” che si legge con crescenti tratti emozionali, in cui la vicenda di Norma, senza perdere importanti motivi di approfondimento in chiave umana, storica e civile, diventa strumento, per dirla con l’Autore, di una “consapevolezza lenta, progressiva ma inarrestabile”. Quanto basta, per far comprendere che l’estremo sacrificio di Norma è testimonianza di valori “non negoziabili” e spunto di meditazioni non certo effimere.
Sin dalle premesse, Bolzoni dichiara di non avere avuto l’intenzione di fare un’opera politica. L’assunto è tutto da condividere nella misura in cui si riferisca alla bassa politica che costituisce un carattere tristemente ricorrente dell’epoca contemporanea, e non già all’alta politica che secondo un’antica definizione debba essere interpretata quale “arte di operare per il perseguimento del bene comune”. Nel caso di specie, per l’appunto, il traguardo è quello posto in una riflessione “con mente pura” sulla perenne validità dell’assunto di Mons. Antonio Santin, eroico Vescovo di Trieste e Capodistria in quegli anni plumbei: “Le vie dell’iniquità non possono essere eterne”. Con l’avvertenza che il tempo di percorrenza potrà essere meritoriamente abbreviato nella misura in cui si possa fare affidamento sulla convinta, diffusa partecipazione della buona volontà comune.
Carlo Cesare Montani
—
Il libro recensito
Alberto Bolzoni, Ho incontrato Norma. Il mio percorso verso Norma Cossetto, Amazon Italia Logistica, Torino 2021, pagg. 92. Anche in formato Kindle.
—
Note del blog – Autore principale: Carlo Cesare Montani. Lettori: Marco Birin, Claudio Ausilio (ANVGD di Arezzo) e la maestra Rosalba Meneghini. Grazie a Alessandra Casgnola. Aderisce il Centro studi, ricerca e documentazione sull’esodo giuliano dalmata, Udine. Networking di Sebastiano Pio Zucchiatti e Elio Varutti. Copertina: foto di Norma Cossetto a 19 anni, Università di Padova, Originale donato da Licia Cossetto a Laura Brussi. Collezione di Laura Brussi. Altre fotografie da collezioni citate nell’articolo e dall’archivio dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, che ha la sua sede in via Aquileia, 29 – primo piano, c/o ACLI. 33100 Udine. – orario: da lunedì a venerdì ore 9,30-12,30. Presidente dell’ANVGD di Udine è Bruna Zuccolin. Vicepresidente: Bruno Bonetti. Segretaria: Barbara Rossi. Sito web: http://anvgdud.it/
Fonte: ANVGD Udine – 26/10/2022