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Referendum UE: la Croazia dice sì (Il Piccolo 23 gen)

Il popolo sovrano ha deciso: sì alla Croazia nell’Unione europea. Dal 1 luglio del 2013 sarà la ventottesima stella d’Europa. Nonostante i colpi di coda, anche violenti (solo sabato ci sono stati scontri a Zagabria tra polizia e manifestanti) degli euroscettici, alla fine il Paese ha tagliato definitivamente il cordone ombelicale che ancora lo teneva ancorato ai feticci della Jugoslavia. Croazia indipendente ed europea, in soli vent’anni e nonostante le derive autoritarie (leggi periodo Tudjman) e una sanguinosa guerra. Neanche il più ottimista dei politologi lo avrebbe previsto quel 25 giugno del 1991 quando piazza Ban Jelacic a Zagabria, ubriaca e fiera, festeggiava l’indipendenza.

 

Il “sì” al referendum si è imposto con il 66,3% (33,1% i “no”), un risultato che può sicuramente soddisfare il premier Zoran Milanovic che ha definito l’esito della consultazione popolare come «la scelta del millennio». «Bisognava pur decidere – ha commentato a caldo – ed ero sicuro che l’esito sarebbe stato positivo. Del resto abbiamo analizzato per quasi dieci anni le nostre opportunità, mai nella nostra storia una decisione è stata ponderata così a lungo». «Sono felice perché ora l’intera Europa sarà la mia casa», così il presidente della Repubblica, Ivo Josipovic il quale ha ribadito come questo sia «un grande giorno per la Croazia». Pochi giorni fa il Parlamento croato (Sabor) ha approvato un documento in cui l’adesione all’Ue veniva definita come una decisione «strategica e di interesse nazionale» per il Paese, documento che è stato approvato con 127 voti favorevoli e uno solo contrario (una deputata dell’estrema destra).

 

«La nostra tradizione e la nostra cultura – ha affermato l’ex premier Jadranka Kosor (Hdz, oggi all’opposizione) che ha sottoscritto il Trattato di adesione a Bruxelles – appartengono all’Europa e oggi lo abbiamo confermato. Dal 1 luglio del 2013 nessuna decisione sarà presa senza di noi – ha concluso – e sono fiera di aver condotto con successo l’ultima fase delle trattative con l’Unione europea». Unico neo della giornata la bassa percentuale dei votanti (alle 19, ora di chiusura dei seggi, l’affluenza è stata del 43,4%, il dato più basso mai registrato a una consultazione democratica nel Paese). «Sì l’affluenza alle urne è stata scarsa – ha dichiarato l’ex capo dello Stato, Stipe Mesic – ma è comprensibile visto che l’Europa sta attraversando una pesante crisi istituzionale, ma con l’ingresso nell’Ue anche noi contribuiremo al superamento di queste difficoltà». Indispettita dall’affluenza anche la vicepremier Milanka Opacic.

 

«La gente è stufa e delusa – ha detto – ha anche perso la fiducia nelle istituzioni. Ma l’importante è che abbiamo detto “sì” all’Unione europea. Siamo un piccolo Paese e proprio non potevamo permetterci di restari fuori dall’Ue». L’ingresso nell’Unione europea richiederà molti sacrifici a una popolazione già stremata dalla guerra prima e dalla crisi economica mondiale poi. Molti temono un aumento dell’Iva mentre a Fiume, Spalato e Zara tremano per la sorte dei loro cantieri che saranno privatizzati. In ballo ci sono qualcosa come 5mila posti di lavoro. Grandi incertezze anche nel settore dell’agricoltura.

 

Sul piano socio-politico grande soddisfazione è stata espressa dal presidente dell’Unione italiana e deputato al Sabor, Furio Radin. Egli ha voluto rimarcare come entrando a far parte della casa comune europea la minoranza italiana ritrova di fatto quell’unitarietà incrinata dall’indipendenza di Slovenia e Croazia che aveva di fatto tagliato in due l’Istria. Per Radin le credenziali europee costituiscono sicuramente un valore aggiunto alla tutela e alla salvaguardia delle minoranze. Dunque grande festa ieri in Croazia, soprattutto nei palazzi del potere dove si è brindato fino a tarda notte. Ai Banski Dvori (palazzo del governo) si sono riunite circa 500 persone tutte messesi in evidenza per aver lavorato per l’ingresso della Croazia nell’Ue. Un “party” assolutamente bipartisan. L’unico buco nero in questa giornata storica rimane la bassa affluenza alle urne, ma, è risaputo, gli assenti hanno sempre torto. Benvenuta in Europa, Croazia.

 

Mauro Manzin

“Il Piccolo” 23 gennaio 2012

 

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