Una solenne cerimonia ha accompagnato martedì 14 maggio la tumulazione del Tenente Colonnello dei Granatieri di Sardegna Riccardo Frassetto nel mausoleo del Vittoriale degli Italiani, residenza sulla sponda lombarda del lago di Garda negli ultimi anni di vita di Gabriele d’Annunzio. Il Comandante di Fiume ha così nuovamente al suo fianco uno dei suoi più fidati ed efficienti collaboratori della sua impresa, ma anche uno dei sette giurati di Ronchi, i quali ebbero il merito di redigere l’appello che convinse il Vate a marciare su Fiume, città la cui sorte nel settembre 1919 era ancora incerta.
I Granatieri erano stati a lungo di presidio nel capoluogo del Carnaro nell’ambito della missione interalleata che doveva vigilare sulla sicurezza della città contesa tra Italia e neonato Regno dei Serbi, Croati e Sloveni. Fiume, benchè abitata in maggioranza da italiani, effettivamente non rientrava tra le rivendicazioni italiane che la Triplice Intesa aveva accolto col Patto di Londra nel 1915, ma perchè si riteneva che avrebbe costituito lo sbocco al mare di un Impero austro-ungarico sconfitto, ridimensionato e privato di Trieste ceduta all’Italia. Nell’autunno 1918 tuttavia la compagine imperiale si sgretolò ed il 30 ottobre il Consiglio Nazionale di Fiume chiese l’annessione al Regno d’Italia in nome del principio di autodeterminazione dei popoli. In attesa delle decisioni della Conferenza di Pace truppe italiane, francesi, britanniche, statunitensi e slave presidiavano il territorio: il contingente francese, costituito da truppe coloniali, simpatizzava per le rivendicazioni croate, le truppe italiane ovviamente solidarizzarono con i connazionali. Non mancarono tafferugli ed incidenti che culminarono nei “vespri fiumani”, in cui i Granatieri intervennero pesantemente, tanto da costringere l’Italia a provvedere ad un avvicendamento: l’uscita della brigata dalla città avvenne in un clima di tristezza e di patriottismo represso.
Il reparto fu dislocato nel basso Friuli e proprio a Ronchi, località in cui Guglielmo Oberdan fu arrestato mentre cercava di raggiungere Trieste per compiere l’attentato che aveva progettato contro l’Imperatore Francesco Giuseppe, Frassetto e sei commilitoni (Ten. Vittorio Rusconi, S. Ten. Claudio Grandjacquet, S. Ten. Rodolfo Cianchetti, S. Ten. Lamberto Ciatti, S. Ten. Enrico Brichetti, S. Ten. Attilio Adami) si impegnarono a riscattare l’italianità fiumana, individuando in Gabriele d’Annunzio la guida adatta per un colpo di mano che coinvolgesse volontari e disertori del Regio Esercito.
Sono i Granatieri di Sardegna che vi parlano… È Fiume che per le loro bocche vi parla… Noi abbiamo giurato sulla memoria di tutti morti per l’Unità d’Italia: Fiume o Morte! E manterremo il giuramento perché i Granatieri hanno una fede sola e una parola sola.
Voi non fate niente per Fiume? Fatelo, è vostro dovere farlo, è vostro dovere ricordare agli Italiani che hanno combattuto per un ideale grandemente bello: per la Libertà! Lasciate per un momento le conquiste di Pace!
L’Italia non è compiuta. In un ultimo sforzo la compiremo.
Il 12 settembre 1919 il Vate ed i suoi Legionari entrarono a Fiume ed iniziarono 16 mesi in cui si miscelarono patriottismo e spinte socialiste, sindacalismo rivoluzionario ed intrighi internazionali, la redazione della Carta del Carnaro ed il Natale di Sangue. Frassetto fu sempre al fianco del Comandante, il quale gli dedicò un Alto Encomio:
Il tenente dei Granatieri Riccardo Frassetto fu il più attivo, e il più a me vicino, tra i sette giurati di Ronchi. Dopo la Marcia, dopo l’occupazione di Fiume, per sedici mesi di invitto supplizio io l’ebbi sempre al mio fianco, cooperatore costante e vigilante. La sua sagacità è pari alla sua probità, il suo valore è pari alla sua modestia, la sua diligenza è pari alla sua attenzione. Fra tutti i miei Legionari egli è veramente esemplare. Non mai la più lieve ombra passò tra lui e il suo capo. In ogni occasione, nella più triste, nella più lieta, la sua luminosa sincerità non ebbe mai oscuramento.
L’urna con le ceneri del Giurato di Ronchi Riccardo Frassetto è stata quindi tumulata nella Cripta del Mausoleo del Vittoriale a Gardone Riviera (BS) al termine di una cerimonia in cui il suo discendente Giorgio Frassetto ne ha ricordato la figura alternandosi con l’attore Danilo Lazzerini, il quale ha letto brani tratti dai libri scritti dall’illustre Granatiere e passi della lettera dei giurati di Ronchi a d’Annunzio. Il Senatore Roberto Menia ha tenuto un intervento conclusivo ed era presente una delegazione della sezione Riviera del Brenta dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia. [LS]