In occasione delle cerimonie svoltesi a Trieste alla Risiera di San Sabba il 25 Aprile, hanno destato scalpore le dichiarazioni della Presidente dell’ANPI di Padova, Floriana Rizzetto, la quale ha affermato che «le complesse vicende del confine orientale continuano a essere strumentalizzate per portare acqua alla propria parte politica spesso con autentiche manipolazioni di quanto è stato».
Immediata la replica del Presidente della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: «Mi sembra che sia stata una mancata occasione per vivere il 25 Aprile come una festa di vera unità nazionale: vedo continue provocazioni e manifestazioni contro qualcuno. La rappresentante dell’Anpi di Padova in un luogo del dramma come la Risiera ha voluto umiliare un altro luogo del dramma come sono le Foibe facendo un passaggio riduzionista inaccettabile nel 25 aprile. È una vergogna che venga qui da Padova a umiliare questa terra, questa gente e il sangue versato» [Padova Oggi – 25/04/2024]
Ancora una volta l’ANPI ha dimostrato la sua scarsa sensibilità nei confronti della storia del confine orientale italiano, l’acredine nei confronti della ricorrenza civile del 10 Febbraio e la riluttanza a tenere in considerazione quelle che sono state le tante anime della Resistenza e le sfaccettature che ha assunto la lotta di liberazione soprattutto nella Venezia Giulia.
«Per noi esuli e discendenti di esuli istriani, fiumani e dalmati la ricorrenza del 25 Aprile assume una valenza tutta particolare – commenta Renzo Codarin, Presidente nazionale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Come patrioti rispettiamo una ricorrenza pubblica che rappresenta lo Stato italiano, ricorda la fine di un tragico conflitto e la riconquista della libertà. D’altro canto non possiamo fare a meno di ricordarci che per noi la guerra non era ancora finita e anzi stava per entrare nella fase più tragica, con l’occupazione jugoslava di Trieste, Gorizia, Fiume e dell’Istria. L’arrivo dei “titini” tutto fu fuorchè una liberazione: deportazioni, foibe, campi di concentramento, epurazione politica ed esecuzioni sommarie. Il 12 giugno, allorchè i partigiani comunisti jugoslavi si ritirarono almeno da Trieste, Gorizia e Pola per lasciare il posto all’amministrazione militare alleata, rappresenta per la nostra comunità almeno una parziale Liberazione. Parziale perchè a Fiume e nel resto dell’Istria l’oppressione dell’italianità proseguì»
Ci furono connivenze e complicità con gli occupanti jugoslavi da parte anche di comunisti italiani che, come dimostrato in maniera esemplare dalla strage compiuta a Porzus a danno dei combattenti della brigata Osoppo-Friuli di matrice patriottica, auspicavano l’annessione di queste terre alla Jugoslavia che sarebbe rientrata nella sfera d’influenza sovietica. La presenza delle armate anglo-americane in Italia rendeva impossibile il sogno che taluni coltivavano di compiere una rivoluzione bolscevica e quindi costoro guardarono con crescente simpatia al compagno Tito che da solo stava liberando la Jugoslavia (poichè non vengono mai tenuti in considerazione gli aiuti aviolanciati dagli anglo-americani, i quali compirono anche pesanti bombardamenti su bersagli indicati da Tito, come Zara tristemente dimostra, ed il supporto dell’Armata Rossa nella liberazione di Belgrado) e la stava rimodellando in senso socialista. Ecco quindi che la brigata Garibaldi-Natisone ed altre unità partigiane comuniste operative nel Friuli e nella Venezia Giulia accoglievano con favore il progetto espansionista jugoslavo che mirava all’annessione di queste terre fino al fiume Tagliamento. Fino a giungere all’eliminazione dei vertici della Osoppo e alla delazione su vasta scala nei confronti degli oppositori o presunti tali nei confronti delle mire annessionistiche jugoslave allorchè “la corsa per Trieste” fu vinta dal IX Corpus, che il leader comunista Palmiro Togliatti invitava ad accogliere come un liberatore.
«Non possiamo certo prendere lezioni di storia da chi non tiene in considerazione tali aspetti – prosegue Codarin – nel momento in cui grazie al Giorno del Ricordo queste pagine di storia nazionale stanno diventando di dominio pubblico, la storiografia ha approfondito la conoscenza di queste vicende, le istituzioni sono sempre più sensibili all’argomento e le Linee guida per la didattica della frontiera adriatica hanno fornito le coordinate entro cui contestualizzare tali vicende. Ci riconosciamo invece pienamente in chi ha combattuto per la libertà, l’unità e l’indipendenza della nostra Patria come hanno fatto i partigiani cattolici, in memoria dei quali Don Ettore Malnati ha celebrato una messa proprio il 25 Aprile»
Ed è con lo spirito di ricordare chi combattè contro una dittatura per la libertà e non per instaurare un altro regime autoritario che alcune rappresentanze dell’ANVGD (Novara, Udine e Verona) hanno preso parte alla cerimonie del 25 Aprile alle quali sono state invitate dalle autorità locali.
Lorenzo Salimbeni
Dopo l’invito del sindaco di Udine, una delegazione dell’Anvgd Udine con labaro, su incarico di Bruna Zuccolin, presidente del sodalizio, ha partecipato al 25 aprile 2024 in piazza Libertà e al Cimitero di Udine per la corona d’alloro al Monumento dei caduti giuliano dalmati. C’erano l’alfiere Franco Pischiutti, il vicepresidente Bruno Bonetti, il consiglieri dell’Esecutivo provinciale Elio Varutti e Elisabetta Marioni, oltre al socio Giuseppe D’Anzul (pure socio dell’Associazione Partigiani “Osoppo-Friuli”).
25 Aprile 2024 a Novara 79°anniversario della Liberazione
RICORDIAMO: la fine della guerra, l’affermazione della libertà e dell’indipendenza
A.N.V.G.D. Novara presente.